Antonio Albanese alias Cetto La Qualunque querela Franco Fiorito, Antonio Piazza, Giuseppe Saggese, Luigi Lusi
Infastidito da troppo clamore della stampa intorno alle gesta di suoi emuli, Antonio Albanese alias Cetto La Qualunque querela Franco Fiorito, Antonio Piazza, Giuseppe Saggese, Luigi Lusi.
Inoltre, minaccia di “spezzare le gambe” a Giampaolo Tarantini perché di “Pilu, parlo solo io”. Cetto La Qualunque dichiara, in esclusiva, al blog di Leo Rugens: “Come si permettono questi stronzi a cercare di essere più disgustosi di me e dei miei seguaci. Basta, fermiamo la deriva verso lo stile pseudo-qualunquemente. La gente non trova più differenza tra l’originale e la copia. Se si vogliono ispirare a me, devono pagare i diritti.
Chi non paga, io non lo sputo ma non lo cago. Sempre con il massimo rispetto. Io sono il numero 1 e basta”.
La direzione del blog è d’accordo con Cetto e a sostegno della sua tesi di una onesta primogenitura di volgarità ed ingordigia, senza limiti alla fantasia pubblica un’intervista rilasciata nel febbraio del 2011 da Cetto La Qualunque al mensile Formiche che, da tempo, si batte in modo intelligente ma inascoltato, contro il pericolo che nella partitocrazia si annidino troppi emuli di Cetto:
“On. La Qualunque come commenta il suo successo elettorale?
Il successo si commenta da solo. Se appuntamente dovessi commentarlo anche io direi che ha vinto la politica moderna: Fraternité, legalité, semi-liberté! Gli italiani hanno capito e apprezzato i miei slogan: Basta con la disoccupazione. Basta col carovita. Basta con la giustizia. Gli italiani sono molto meglio di come ce li immaginiamo.
Dopo la Calabria, vuole conquistare tutto il Paese? Con quali parole d´ordine?
Quelle che interessano davvero agli italiani: Pilu e cemento armato.
Ai giovani e alle donne che credono in lei cosa si sente di dire?
Ai giovani dico: non abbiate paura della politica; entrate in politica, ma indossate sempre il preservativo. Poimente, lo dico da sempre, non sono le donne che devono entrare in politica, ma è la politica che deve entrare dentro le donne.
Come pensa si possa contrastare la crisi economica finanziaria globale?
Quale crisi? A me non risulta nessuna crisi.
Io mangio, bevo, mi accoppio e mi ndi futtu, come e più di prima.
Si discute molto del rapporto fra magistratura e politica, lei cosa propone sul tema giustizia?
Quella della giustizia è una moda passeggera. Tra un po´ torneranno i pantaloni a zampa d´elefante e della giustizia non si ricorderà più nessuno.
A tal propositamente vi racconto una barzelletta veloce sulla giustizia che a me fa ridere parecchiamente: “La legge è uguale per tutti”. È o non è un capolavoro?
Lei è stato in diversi salotti tv, dove si è trovato più a suo agio e soprattutto pensa che il piccolo schermo sia uno strumento utile per chi fa politica?
Siete male informati, io non frequento salotti. È molto più facile trovarmi in camere da letto. In quanto alla televisione ci vado il meno possibile. Mi piacerebbe moltamente partecipare a quei bei dibattiti politici televisivi dove le esperte sono sempre soubrette scosciate e porno star pentite. Il problema è che spesso si infiltrano dei politici e disturbano il dibattito con osservazioni che sfracanano le palle.
Come seleziona la classe dirigente del suo partito?
I maschi sono solo parenti, gente che prima di denunciarti ci pensa due volte.
Le femmine le scelgo in base ad un criterio rigidissimo: sotto una quarta di reggiseno non è vera passione politica.
Un pensiero per i suoi avversari, per quanti si stracciano le vesti per denunciare i suoi limiti e il suo modo di interpretare la cosa pubblica…
Io credo che un dibattito civile non debba mai scadere in forme di aggressività o di dileggio dell´avversario. Perquestamente, avviso con simpatia e stima i miei oppositori, capeggiati dal caino De Santis, che io non li sputo che li profumo, non li piscio che li lavo e non li cago che li inciprio. Sempre con il massimo rispetto per l´avversario.
Cosa vuole dire ai suoi sostenitori?
Votatemi. Votatemi e arriveranno montagne di pilu, navi cariche di pilu, container di pilu, parchi di pilu e soprattuttamente un ponte di pilu con una corsia di peluche per tutti gli amici.
Cosa vuole dire a chi non la voterà?
Che è una scelta libera e condivisibile, ma di tenere presente che so dove abita.”
Sempre nel numero di febbraio 2011 di Formiche, compare un geniale pezzo di Stefano Di Michele:
Lo specchio riflettente
Una maschera quella interpretata da Antonio Albanese che come nessun altro sa esprimere lo spirito dei tempi. Perché Cetto è tutti noi. Come (quasi) tutti noi pensiamo di non essere.
E se fosse l´onorevole Cetto La Qualunque la realtà, e gli altri eletti solo una sua pallida imitazione? Se fosse la maschera il vero, e la realtà invece così spinta fino al surreale da apparire come maschera? L´epica della “nipote di Mubarak”, per esempio, ha occupato realmente le pagine dei nostri giornali o si è limitata a trasmigrare da un film di Totò a un comizio di Cetto? Il “Partito du Pilu”, per dire, è solo annunciato in farsa o non è già operante in concreto? Chi è che teorizza e chi è che pratica? Non c´è niente da fare: politicamente parlando, l´onorevole Cetto La Qualunque è un genio. È un passo avanti a tutti, precede folle di politici di almeno venticinque escort (tra cui la mitica coppia sculettante formata dalle signorine Etica e Morale), ha progetti di modernizzazione da far invidia a folle di amministratori, da “meno verde più cemento” a “basta con la giustizia!”.
Una maschera, Cetto con la sua espressione da impunito, con i suoi orrendi vestiti, con lo sputo facile? Scusate, ma certe facce di nostri parlamentari le avete viste bene? Avete sentito l´italiano incerto e osservato la famelicità sicura? A confronto, nei momenti di più fervido trasporto tipo “opposizione cagna!” oppure “fatti i cazzi tuoi!” Cetto ha quasi la complessità di un Tocqueville, la struttura di un Hegel, la poetica di un Bondi.
Perché un Cetto La Qualunque se ne sta forse appisolato dentro ognuno di noi, un lupo della Sila (chiedendo perdono ai lupi della Sila) che preme per mettersi a ululare, a mostrare i denti giurando di sorridere, un vendersi e comprare che da pratica da Suburra viene elevato a vertice dell´agire politico. Con Cetto, il problema del buongusto (a lasciar da parte la buona politica), problema grosso come un muraglione di cemento armato capace di commuovere fino alle lacrime l´immaginario onorevole calabrese, è questo: che Cetto è simpatico, dannatamente simpatico, orribilmente simpatico. Come puoi odiarlo, se quasi quasi ti viene voglia di votarlo? Ed è indubbiamente un maestro (cattivo, s´intende, nella generale latitanza e per ogni latitanza, è risaputo, Cetto La Qualunque ha la massima considerazione di quelli buoni), uno che come nessun altro sa esprimere lo spirito, tra il rutto e lo sbraco, dei tempi. C´è un suo memorabile monologo in cui spiega i principi educativi applicati al suo non proprio eccelso pargolo: “E soprattutto non ti fermare al semaforo: si comincia col dare la precedenza a qualcuno e si finisce che ti pigliano per ricchione!”. Una finzione? Certo. Ma non s´avverte in giro che certi pargoli motorizzati (deve esistere una qualche relazione, tra la stupidità e la motorizzazione di massa) sono stati cresciuti a una simile, eccellente scuola di maleducazione?
Cetto è tutti noi. Ovviamente, come (quasi) tutti noi pensiamo di non essere. C´è dentro tutta la grandezza di Antonio Albanese che racconta la politica come nessun altro comico sa fare, senza mai peraltro fare il nome di un politico. E così, quando “quelli” vincono, e lui in televisione si toglie la parrucca, lo squallido vestiario di Cetto, e man mano riprende le sue sembianze, è allora che ci sembra di avere davanti un alieno.
Cetto non è una parodia: Cetto è la rappresentazione. Per questo ci fa morire dal ridere, “qualunquemente”. E per questo, “qualunquemente”, ci fa anche un po´ morire di paura.”
Nostalgia del Male di Vincenzo Sparagna, Piero Lo Sardo, Vincenzo Gallo (Vincino).
Oreste Grani