39°/La Calunnia – Marchionne e lo Studiolo di Francesco I de Medici
Ogni tanto, quando penso al trappolone in cui mi hanno fatto cadere i Senesi durante le elezioni amministrative del maggio 2011, provo onesto odio per loro e le loro menti contorte nevrotizzate dall’eterna giostra del Palio.
Per effetto estensivo, spesso, mi stanno antipatici altri toscani.
Ma guai a chi mi tocca Siena, tutta la Toscana e le loro indescrivibili e non enumerabili bellezze.
Guai a chi mi tocca Firenze che, nel novembre del 1966, anch’io, nel mio piccolo, dopo l’alluvione ho concorso a restituire all’Italia e al mondo.
Toccando e pulendo quel fango alluvionale ho scoperto il valore del libro antico e la sua sacralità soprattutto i libri del e sul nostro Rinascimento.
Dopo quella tragedia, risolta anche dall’amore e dall’entusiasmo di tanti giovani italiani, che con il loro comportamento smentirono i troppi pessimisti e pragmatici Marchionne che, da sempre, si aggirano parassitariamente nel nostro bel paese, sono tornato a Firenze e ho visitato lo Studiolo, il Palazzo Vecchio, realizzato per volere di FrancescoI, stravagante e introverso secondo Granduca di Toscana.
Lo Studiolo è simbolo e documento fondamentale della concezione del mondo, degli ideali e delle aspirazioni del suo committente.
Iniziato alle pratiche alchemiche e alle filosofie esoteriche dal padre Cosimo, Francesco dedicò sempre parte delle sue giornate all’astrologia, alla chiromanzia e alle esperienze nelle officine, tra cui, prediletta, la fonderia medicinale.
Al tempo stesso centrale e segreto, raggiungibile ma appartato (vera metafora di un’agenzia d’intelligence) lo Studiolo fu per il malinconico Principe rifugio privato e notturno dove il valore evocativo e allusivo degli oggetti conservati permetteva di proiettarsi in un viaggio mentale verso mete lontane, oltre il tempo e lo spazio.
I quadri dipinti appesi alle pareti dello Studiolo sono le anticipazioni, nel ‘500, degli schermi delle odierne macchine multimediali.
Cose incomprensibili per un Marchionne dozzinale, imbranato, complessato, speudomanager. Le aule tecnologiche che ho messo a punto per la Scuola di Intelligence e per l’apprendimento transdisciplinare e ipertestuale si ispirano allo Studiolo di Francesco I e a quello altrettanto straordinario del Duca di Urbino.
Pezzi unici al mondo.
Altro che i multipli della FIAT.
La FIAT di Marchionne non sarà mai accettata quale finanziatrice della Scuola che faremo nascere e che è stata ideata per i “viaggi mentali verso mete lontane, oltre il tempo e lo spazio”.
Scuola quindi, per l’Intelligence Culturale e l’iniziazione all’Ubiquità, quale capacità per i futuri analisti, di vedere e comprendere, geopoliticamente, i luoghi e i comportamenti umani anche se lontani da quelli in cui si risiede e lavora.
Nella scuola che nascerà le aule saranno macchine informatiche interattive con capacità di trattare le fonti aperte secondo i suggerimenti di uno scienziato del “text mining” quale è l’ing. Alessandro Zanasi.
Di cui, per colpa del perfido Amalek, mi sento orfano e nostalgico della sua scienza e della sua dirittura morale.
Il text mining è un “approccio” che permette di trattare documenti e dati (strutturati e destrutturati, da fonti aperte e chiuse, banche dati, Internet, pubblicazioni cartacee) con strumenti di analisi e catalogazione automatica che rendono note le conoscenze nascoste, implicite. Identificano la lingua in cui sono scritti, estraggono concetti chiave, nomi propri e frasi, classificano un documento in funzione della rilevanza rispetto a uno specifico argomento, problema o chiave di interpretazione, collegano le informazioni tra di loro in relazioni spaziali o temporali, scoprono legami o catene di informazioni legate fra di loro, effettuano analisi incrociate e correlazioni di informazioni, e permettono l’utilizzo congiunto di package statistici. Così, si possono analizzare volumi immensi d’informazione, in tempo reale o in differita, identificando relazioni e strutture che altrimenti sfuggirebbero alla capacità analitica dell’essere umano.
Quest’analisi immediata di molte fonti contemporanee consente di fornire le linee guida per decisioni consapevoli, previsioni e prevenzioni, di minacce ed eventi.
Cose che i Principi e i Duchi del nostro Rinascimento sapevano “splendidamente” fare.
Alla faccia di tutti gli inutili, rozzi e sfascia carrozze Marchionne.
Oreste Grani
L’ha ribloggato su Leo Rugense ha commentato:
Le mie simpatie non vanno certo a Luca Cordero di Momtezemolo come si può leggere in alcuni post di questo blog. Ma che gli italiani, passo dopo passo, banalità dopo banalità , consentano allo pseudomanager Marchionne, ignorante nevrotichetto, con quel suo eterno ovvio maglioncino ,disprezzatore del nostro
rinascimento e della nostra storia industriale è veramente l’indice di come sia ridotto questo paese. Marchionne dice cose al mondo del lavoro e sul mondo del lavoro e degli affari che neanche il Rag. Giorgio Cesati che trovai nel 1976 alla direzione del centrale del personale Gruppo Rizzoli Corriere della Sera. C’è qualcuno che se lo ricorda? Veniva dalla Magneti Marelli e diceva quattro cazzate ne più e nemmeno come sento quarant’anni dopo dirle da questo pallone gonfiato di Marchionne. Ripeto. i tempi sono quelli che sono se una mezza sega, infarcita di luoghi comuni sul concetto di produttività si è impadronito dei nostri marchi. Oreste Grani
"Mi piace""Mi piace"