Giuseppe Mazzini, Randolfo Pacciardi e i valori di cui siamo orfani
“Sì, Giuseppe Mazzini è morto sconosciuto.
L’anima sua, dolorante, ascese agli aspri sentieri sui quali procedette affaticata, mai stanca, nel tempo. La polvere gravò, accumulandosi, sul suo cammino.
Quella polvere, o amici e fratelli della quale sono impastate le Piramidi che nessuna tempesta abbatterà.
Giuseppe Mazzini è vivo fra noi”.
Randolfo Pacciardi, discorso a Genova nel 150° anniversario della nascita di Mazzini.
Cinquant’anni dopo, nel bicentenario della nascita del Maestro, io più semplicemente ho ideato e allestito, alla Camera dei Deputati, la mostra che troverete di seguito riprodotta.
L’ho fatto per non dimenticare e per onorare Giuseppe Mazzini e Randolfo Pacciardi.
Pacciardi dice ancora di Giuseppe Mazzini: “Fondare la Giovane Europa, quando l’Italia, prona e miserabile, non era che un sogno in esilio, fondare l’Alleanza Repubblicana Universale quando l’Italia che lo respingeva e lo faceva morire sotto falso nome spingendolo a nascondersi come un cane randagio, non era che uno scheletro senz’anima, senza unità morale e senza missione collettiva, era sommo ardimento.
Qui veramente la statura di Mazzini giganteggia sui piccoli e anche sui grandi uomini ringhiosi dell’età sua e soltanto noi sappiamo ammirarla perché l’altezza delle vette non si misura che da lontano”.
E successivamente, nel discorso a Genova, così prosegue: “Nulla c’è donato. Nulla ci appartiene come diritto. La Patria, la libertà, il progresso, l’emancipazione morale, la redenzione sociale, la dignità della donna, la sparizione della schiavitù in tutte le sue forme, la federazione delle libere Patrie nell’unità della famiglia umana, l’accesso alla verità, alla perfezione, a Dio, nulla si ottiene per grazia, tutto si conquista come dovere con la lotta, col sacrificio, col martirio”.
I pensieri di Randolfo Pacciardi li ho tratti da Giuseppe Mazzini – L’uomo e le idee edizioni Nuova Repubblica, volume finito di stampare nel gennaio 1998 per volontà del dott. Antonio De Martini, fedele, leale amico di Pacciardi fino all’ultimo giorno della sua vita.
Oreste Grani