Fermateli! Fate presto 2 / Non è vero che business is business. Come diceva Adam Smith, non c’è economia senza etica
Ho dichiarato ieri (5.11.12) che alla data degli avvenimenti legati alla sperimentazione del “braccialetto elettronico” (2001-2005) esistevano rapporti tra le donne e gli uomini della Banca Intermobiliare e della Cofide; gli schemi che seguono servono a comprendere “chi conosceva chi” e “chi era in accordo con”. Questo soprattutto alla luce del prosieguo del racconto che mi preparo a fare come promessovi nella prima puntata della “Calunnia”.
Aggiungo a questi schemi l’articolo che segue per ricordare, ai pochi lettori del blog, che l’ineguagliato Paolo Sylos Labini aveva bollato come immorale un eventuale accordo tra il Cavaliere e l’Ingegnere.
IL CASO / L’ECONOMISTA ATTACCA L’INTESA FRA L’INGEGNERE E IL CAVALIERE: CREDEVO D’ESSERMI ABITUATO A NON STUPIRMI PIÙ DI QUESTO PAESE, SBAGLIAVO
Sylos Labini: De Benedetti, immorale l’accordo con Silvio
MILANO – L’idea che il Cavaliere e l’Ingegnere diventino soci in affari e creino un fondo, quotato in Borsa, per risanare medie aziende in difficoltà lo lascia «disorientato». «A quasi 85 anni credevo di essermi abituato a non stupirmi più di questo Paese, sbagliavo», afferma l’economista Paolo Sylos Labini, autore di scritti feroci sul governo Berlusconi e vicino a Libertà e Giustizia (LeG), il pensatoio di cui Carlo De Benedetti è stato promotore. Professor Sylos Labini, anche alcuni esponenti di LeG «perdonano» l’inedita alleanza. «Ho letto le dichiarazioni al Corriere di Sandra Bonsanti e Gianni Locatelli: non sono d’accordo, nessuna indulgenza. Sto con Aldo Gandolfi, che ha lavorato una vita in Olivetti, e sono sconcertato quanto lui. Non è vero che business is business. Come diceva Adam Smith, non c’è economia senza etica. Altrimenti si finisce come l’Argentina». Addirittura? «Conosco bene Buenos Aires, Alfonsin mi chiese anche consigli. L’economia era dominata dalla corruzione più violenta e alla fine l’unione tra impresa e politica corrotta è venuta fuori. Non sono più i tempi di Machiavelli. Oggi questa logica è inaccettabile. Anche negli Stati Uniti, dove non sono certo angioletti, tutti hanno applaudito il Sarbanes Oxley Act, dopo i grandi scandali societari. Il capitalismo che si fonda sui profitti deve avere vincoli morali». Sta dicendo che l’alleanza in affari tra Berlusconi e De Benedetti è immorale? «Berlusconi è molto peggio di un corrotto: è un corruttore. Se De Benedetti non lo capisce subito, tutto ciò gli franerà addosso». Nessuno dubita che Berlusconi sia un grande imprenditore. «Come già diceva Adam Smith, gli imprenditori che fanno fortuna con l’appoggio politico, con le privative o con i favori non sono veri imprenditori. Berlusconi senza Craxi e le sue prepotenze non sarebbe nulla. Smith lo avrebbe subito smascherato. Il vero imprenditore è Bill Gates. O Leonardo Del Vecchio, che ora con i suoi occhiali va in Cina». De Benedetti lo è? «Sì, anche se ha operato più nel campo della finanza che dell’industria. E la finanza, se è fine a se stessa, sfocia nella speculazione». Se incontrasse l’Ingegnere? «Gli direi: please, mi vuole spiegare il senso di questo accordo? Non capisco, come cittadino e come economista. Forse pensano a vantaggi di tipo politico». Da economista non crede che sia una buona idea offrire alle medie imprese in difficoltà capitali e management per rilanciarle? «De Benedetti sostiene che non è beneficenza e non si tratta di una nuova Gepi, eppure le assomiglia molto. Sono sempre stato molto critico sulla Gepi, la logica però era chiara: dietro c’era lo Stato che voleva salvare le imprese. Se due privati si pongono questo obiettivo non ha senso. Non ci sono le condizioni. Siamo in declino. Le imprese italiane sono in crisi non solo perché non ci sono risorse finanziarie sufficienti, ma perché manca la capacità di innovare, di resistere alla concorrenza dei Paesi emergenti, in particolare della Cina. I capitali non bastano senza innovazione e un mercato concorrenziale». Che cosa prevede? «Credo che gli amici di LeG dovranno diventare più attivi. Sapendo che, come mi disse l’amico Galante Garrone poco prima di morire, ormai siamo pochini pochini a lottare…». E qualcuno si mette in affari col «nemico»… «Appunto. Per questo è sconcertante. Lo fa per i soldi? Si dice che la moneta non puzza, ma chi la trasmette sì». E del governatore Fazio che ne pensa? «Dopo le intercettazioni mi è venuto freddo alla schiena. Non sono un giudice, non so se Fazio abbia colpe, ma per la credibilità della Banca d’Italia si deve dimettere, ormai è un danno al Paese».
Ferraino Giuliana – 31 luglio 2005 – Corriere della Sera
In quei giorni si mettevano a punto, oltre che la sperimentazione del braccialetto elettronico, i primi test presso le Procure della Repubbliche del sistema per le intercettazioni telefoniche denominato “Enigma” a cura della Monitoring in accordo con la Telecom.
Oreste Grani