50°/La Calunnia – C’è del marcio a Benevento! È arrivata la tua ora perfido Amalek

 

Pietro Koch insieme alla sua banda di torturatori

 “La memoria è indispensabile e ti dirò di più: quando mi chiedono che cos’è la storia, che cos’è la memoria, io racconto sempre che mio nonno quando camminava si guardava continuamente indietro. Una volta gli chiesi: “Nonno perché vi voltate sempre indietro?”. Lui mi rispose: “Bisogna, perché è da lì che viene il modo per andare avanti”. Quindi è giusto che un popolo, che una persona, che un paese tenga conto di quello che hanno dato quelli venuti prima di loro”.

Tonino Guerra

 

Il 28 dicembre 1943 la polizia fascista e un reparto delle SS, violando la extraterritorialità del Vaticano, fanno irruzione nella Basilica di San Paolo, alla ricerca dei rifugiati antifascisti la cui presenza era stata segnalata dal tenente Pietro Koch, spia e torturatore fascista.

Pietro Koch nasce a Benevento nel 1918 da padre tedesco, ex granatiere. Richiamato alle armi nella primavera del 1943, dopo l’8 settembre, iscrittosi al partito fascista, entrò a far parte della “Banda Carità”. Dal dicembre ’43 a Roma, forma una banda composta da circa 70 elementi, effettuando arresti, spesso su delazione, e infliggendo crudeli torture ai suoi prigionieri.

 

Pietro Koch

Dal gennaio 1944 fissa la sua sede in tre appartamenti alla Pensione Oltremare, in Via Principe Amedeo 2 e alla Pensione Jaccarino, in Via Romagna 38. A lui si deve la cattura di Pilo Albertelli e di buona parte degli esponenti del Partito d’Azione. Arrestò, tra i molti, anche il regista Luchino Visconti, che testimoniò poi contro di lui al processo a suo carico. Nel maggio 1944 sarà la sua banda ad uccidere con tre colpi di pistola il socialista Eugenio Colorni. Tra i suoi aguzzini anche due preti: Epaminonda Troya, sospeso a divinis, e don Pasqualino Perfetti, uno dei più attivi delatori di ebrei e partigiani.

I due sacerdoti, violando il più sacro dei sacramenti, registravano nell’intimità del confessionale i segreti e i timori della gente credente, e passavano le informazioni alle SS e così, Pietro Koch, circondato da attricette e sadici, catturava facilmente le sue vittime.

Che fine abbia fatto il sacerdote Perfetti a me non è dato di sapere, Troya dopo la guerra fuggì in Argentina. Tornato in Italia, scontò pochi anni di carcere e godette di una amnistia nel 1953. Non male per due criminali di quella complessità.

Il Koch, dopo la liberazione di Roma, fuggì a Milano, insediandosi nella tragicamente famosa “Villa Triste”, proseguendo nella sua opera di spietato assassino e collaboratore dei nazisti. Catturato, riuscì ad evadere il 25 aprile 1945. Di nuovo arrestato a Firenze, venne trasferito a Roma e processato. Condannato a morte, fucilato a Forte Bravetta il 5 giugno 1945.

 

don Epaminonda Troya

Oltre alla “zarina” Matilde Martucci (ex SISDE di cui ti ho già parlato) anche Pietro Koch è nato a Benevento. Come vedi, perfido Amalek, sono in ottima compagnia e ho deciso di non dimenticare le tue parole usate nel messaggio delatorio e calunnioso che hai postato il 14/2/2012 per rovinarmi: “…Il Sig. Grani e’ originario di Benevento ma lavora stabilmente a Roma…”

Fuori da giochi di parole, allusioni, vigliaccherie, minacce, voglio essere diretto con te e ti ripeto pedissequamente le parole che ti ho indirizzato il 25 luglio del 2012: “…Amalek l’immondo (e con te i tuoi silenti complici e ispiratori) quando il Signore mi avrà dato riposo e mi avrà aiutato a sconfiggere tutti i nemici di Ipazia e della verità, cancellerò, come mi hanno insegnato, la memoria della tua stessa esistenza sotto il cielo.

Ti cancellerò da “sotto tutti i cieli”.

Il Signore, come ho chiesto, mi ha dato riposo ed è arrivato il tempo per te di essere cancellato da sotto tutti i cieli.

 

Oreste Grani