INDENNITÀ DI CRAVATTA? Stereotipi e Servizi Segreti

“L’eleganza artistica” di Domenico Gnoli, indossata.

In questa occasione ripubblico il post:

37°/LA CALUNNIA – I SERVIZI SEGRETI E L’INDENNITÀ DI CRAVATTA

Ho espresso, senza tema di essere smentito, per anni, valutazioni del tipo “avrebbero dovuto essere i Servizi in difesa degli interessi nazionali invece si sono dimostrati alla stregua  di strutture votate all’insicurezza, enti preposti al depistaggio, alla truffa (loro sì, degni del sito che mi ha diffamato) e alla deformazione della verità”.

“Hanno portato il Paese in una situazione di eversione permanente e molto del fenomeno della corruzione diffusa (che in questi giorni vi lascia attoniti) è figlia del loro approccio ideologico e dei loro metodi operativi e, di fatto, del loro cattivo esempio”.

Il problema dell’insicurezza in genere e urbana in particolare, registra, con la crisi economica ormai esplosa, ulteriori accentuazioni.

Alle molte paure, legittime, dei cittadini si sta per aggiungere quella generata dall’idea che chi è stato preposto alla guida della nave è un ladro ma è anche un incapace, al limite dell’incredibile.

È come se gli italiani scoprissero di essere guidati da folli oltre che da malandrini.

La gente ormai sa che la grave crisi economica, lungi da essere finita, riserva radicali conseguenze proiettate su un avvenire in un mondo che non sarà mai più come quello che hanno conosciuto.

La vacuità degli esponenti politici continuamente coinvolti in episodi di corruzione è motivo di grande ansia e non sottovaluterei l’idea, ormai radicata nella gente, che la corruzione e l’incompetenza caratterizzino anche le strutture preposte alla sicurezza dello Stato.

Non tanto le solite (poche per fortuna) mele marce nella polizia di stato, guardia di finanza o anche nei carabinieri che sono quantitativamente quelle che ci si aspetta esistano ovunque e comunque nel mondo, ma le strutture dell’intelligence e dei servizi che in realtà, nell’immaginario collettivo, sono organizzazioni di approfittatori e pasticcioni.

Questa è una condizione che abbiamo costruito con le nostre mani, unita a molta indifferenza, in base a un principio di volontà politica che mettesse l’attività informativa al servizio di tutto fuorché di una strategia di sicurezza nazionale.

“Abbiamo dovuto inventare il concetto di servizi deviati perché l’opinione pubblica potesse immaginare l’esistenza di due volti contrapposti della sicurezza, uno posto a difesa delle istituzioni, l’altro al servizio di chi sa quali entità esterne malvage e misteriose.

Ma chi avrebbe mai potuto deviare i servizi deviati, se non quella stessa classe dirigente che piazzava i propri uomini negli staff dirigenziali degli enti di sicurezza, e si avvantaggiava di informazioni riservate o, addirittura, sfruttava la segretezza dei conti segreti per basse finalità di arricchimento personale?”

Sembra di sentir parlare Grani che, per anni, ha lavorato in solitudine e in “autonomia finanziaria” ad elaborare una teoria di processi nuovi di reclutamento, selezione e formazione del personale da adibire alla necessaria Strategia di Sicurezza Nazionale e agli organismi di intelligence.

“La storia d’Italia è da troppi anni storia di ricatti incrociati, di faccendieri che estorcono il denaro e privilegi ai dirigenti delle strutture di sicurezza in cambio del silenzio su debolezze personali; traffico d’armi e tariffari per le collaborazioni con i capi delle organizzazioni criminali”.

Altro che trattative, una tantum, Stato-mafia del ’93!

Al centro di tutto, la partitocrazia che antepone i propri interessi all’obbiettivo primario della difesa nazionale dalle minaccie interne ed esterne.

“Per queste inefficienze e corruzioni, il Paese ha pagato e paga un prezzo altissimo: ci siamo (definitivamente?) giocati la credibilità internazionale”.

A conferma che, nel Mediterraneo e in Africa, non contiamo più nulla, se non fosse bastata la guerra libica, lo dimostrano le cronache del marzo 2012, con la tragica conclusione del sequestro dell’ing. Franco Lamolinara (che i più, scommetto, hanno già dimenticato chi sia), preso in ostaggio da una cellula jihadista nel maggio del 2011 nel nord della Nigeria. L’ingegnere morì l’8 marzo 2012, durante il tentativo di liberarlo per mancanza di intelligence e di fiducia “internazionale” nei nostri confronti.

Il 23 marzo 2012 si apriva il convegno “Lo Stato Intelligente-finanziamenti europei per l’innovazione e per la sicurezza” con cui speravo di dare una svolta concreta a tanti anni di studio, di amore per l’Italia, di rischi, di sacrifici di tutti i fedeli collaboratori.

Da oggi i materiali prodotti dai relatori del convegno è a vostra disposizione perché valutiate la qualità delle basi di partenza culturali e la campagna per uno Stato intelligente che mi preparavo a fare.

Tornerò su chi si esprime nei termini che ho riportato nei virgolettati, quando sarò sicuro di non fare danno abbinando il suo al mio nome.

Riporto un altro brano della mia fonte misteriosa e così molti dei miei collaboratori riconosceranno il senso di quanto da anni ci preparavamo a fare. E di come la nascita della scuola ”PREFERISCO DI NO” OVVERO COME FORMARSI ALL’ARISTOCRATICA ARTE DEL RITIRARSI possa favorire questo processo di laicizzazione culturale dell’intelligence italiana.

“Noi siamo una struttura dello Stato nella quale i meriti non contano in assoluto e l’esperienza viene relegata ai margini. Siamo succubi del mondo della politica che condiziona ingressi, promozioni e trasferimenti. A ogni rotazione dei dirigenti superiori, che vanno di pari passo ai cicli della partitocrazia, assistiamo a un’imbarcata di nuovi ingressi. I nuovi arrivi, quasi sempre raccomandati, non hanno ovviamente esperienza di intelligence, ma comandano”.

Dicono che vogliono fare i concorsi ma tutti sanno che non è così. È un proforma.

Da quali ambienti vuole pescare i nuovi 007 il mondo dell’intelligence italiana?

Si punta dritto sull’università (in tutto il mondo evoluto questa è prassi da oltre cinquant’anni).

La prima fase è già iniziata a metà del 2011. A quanto pare ai giovani italiani il mestiere di spia sembra andare a genio: al dipartimento preposto al reclutamento, sono arrivate 16.500 domande di assunzione, 85% uomini, 15% donne.

I primi 15 ragazzi selezionati nelle università sono entrati in servizio all’inizio di novembre 2011. Nessuno ha spiegato loro che gli attuali protocolli di formazione prevedono fino a 3 lustri di corso. Mentre si avviava tutto questo e mentre tutte le ragioni di una oculata amministrazione consiglierebbero prudenza, ci sono state 50 assunzioni con chiamata diretta”.

In tutti i settori dello Stato siamo dittatorialmente guidati da ciucci presuntuosi.

Ricordo inoltre che un funzionario dei servizi segreti guadagna molto di più di un pari grado delle forze di polizia o dell’esercito: merito di un istituto introdotto, nella seconda metà degli anni ’50, dall’allora capo del SIFAR gen. Giovanni de Lorenzo denominato “Indennità di cravatta”.

L’indennità di cravatta è un bonus pensato per consentire agli agenti di poter disporre di un ampio guardaroba, per tutte le esigenze del mestiere.

Negli anni in cui fu introdotta l’indennità, i nostri agenti erano persone semplici e con bassi stipendi. L’indennità serviva a non farli sfigurare nelle “coperture”.

L’indennità di cravatta faceva scattare di circa il 40% gli stipendi. Questo e altri privilegi si sono consolidati nel tempo e portarono, ad esempio, nel 1994 Maurizio Broccoletti a guadagnare più di 50 milioni al mese. Altro che Fiorito, che rimane un dilettante, al confronto.

Ricordo che se un Paese non ha l’intelligence non ha anima. E non avendo anima, non è previsto che esista.

Oreste Grani