Nessun deputato o senatore eletto nel M5S sarà disponibile a dialogare con il capo dei gattopardi D’Alema. Al “massimo”, lo smacchieranno
Sparigliare nel gioco della scopa e dello scopone è l’agire scientifico perché rimanga accompagnata o scompagnata la carta rispetto alle altre simili. La metafora adattata alla disputa elettorale in corso, è ciò che Beppe Grillo e il MoVimento 5 Stelle hanno saputo fare. I “simili” nei partiti, i ladri di Pisa/Siena non si ritrovano più. Non fanno più scopa. Non funziona più neanche il detto antico “Dio li fa e poi li accoppia”. Lo spariglio ormai è avvenuto e neanche il loro Padre Eterno li può salvare. Il tentativo, in queste ultime ore, di fare offerte seduttive nei confronti dei futuri eletti del M5S, suona patetico. L’ordine di scuderia è partito da Massimo D’Alema abituato, per formazione, alla cultura del “contrordine compagni”: Beppe Grillo e i grillini non sono più fascisti, demagoghi e complici di casa Pound ma possibili alleati di un ipotetico governo inciucioso ordito alle spalle degli italiani. Immaginete come è ridotto il Paese se questo spregiudicato signor “Baffino”, descritto nei suoi limiti nel post di Leo Rugens del 19 gennaio 2013, formatosi culturalmente e politicamente tutto all’interno di un partito comunista monocratico e acquiesciente, in geopolitica, alle volontà e agli interessi della Russia sovietica, soffocatrice nel sangue, negli anni in cui D’Alema frequentava le scuole di partito, con i cingoli dei carri armati, del leggittimo desiderio di libertà degli Ungheresi, dei Cecoslovacchi, dei Polacchi, dei Ceceni, degli Afgani può ancora provare a consigliare qualcuno.
Massimo D’Alema, non lo dimentichiamo, è stato anche amico dichiarato del criminale affamatore del popolo palestinese, morto miliardario, Arafat ed è oggi, come allora dell’OLP, amico di Hamas.
Immaginate che nella repubblica partitocratica che rantola, Massimo D’Alema è il capo del COPASIR cioè del comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Quale può essere la credibilità di un tale gattopardo? D’Alema, in queste ore indica la strategia: “dialoghiamo con tutti anche con i grillini”. D’Alema è vecchio e anche lui, improvvisamente, è incanutito alla vista, giorno dopo giorno, piazza dopo piazza, dell’onda dei cittadini italiani fattisi grillini.
D’Alema, sveglia! È finita! O ti arrendi o non ci saranno prigionieri. Nessuno delle donne e degli uomini che saranno eletti nelle fila del M5S vorrà dialogare con uno come te.
Il M5S ha già vinto le elezioni in Sicilia. Capito? In Sicilia, la patria dei gattopardi e dei mafiosi. Il rombo dello tzunami evidentemente ti ha azzerato l’udito.
Ciao ciao, D’Alema!
Oreste Grani