Votare o non votare. Questo è il dilemma. di Antonio de Martini

La città brucia (San Francisco) e loro di divertono

La città brucia (San Francisco) e loro di divertono

Votare o non votare. Questo è dilemma

di Antonio de Martini

Le civili contestazioni per il mio atteggiamento assenteista alle elezioni politiche nazionali mi hanno fatto riflettere.
Il figlio di un eroe del dovere cui il padre, medaglia d’oro al VM, ha sacrificato la vita, giustamente non può mancare all’appuntamento con il dovere del voto che costa infinitamente meno del prezzo pagato dal genitore.
Un nuovo italiano mi dice che si sentirebbe un disertore se non adempiesse al primo dovere che la nuova Patria gli chiede.
Un grande viaggiatore reduce dalla Cina mi ha detto che vuole votare per i tanti che non possono farlo.
Un neo maggiorenne mi ha detto che non vuole iniziare la sua vita associata con una assenza legata a momenti che non ha vissuto.
Confesso il mio imbarazzo pur confermando la fondatezza delle mie critiche.
Vivo con sofferenza questa contraddizione e questo ha aumentato il mio rancore verso una classe dirigente che spreca tanta dedizione.

Quel che mi ha convinto definitivamente a spezzare una lancia in favore del voto, è un sondaggio messo subito a tacere e non tanto per ragioni di legge (in questo periodo è vietato propalare l’esito dei sondaggi per non influenzare gli elettori, ma si sa che non è il Talmud) quanto perché ne esce un quadro ancor più spaventevole per i padroni del vapore, di cui dirò dopo un paio di considerazioni.

A) Come gli Stati Maggiori combattono sempre con una guerra di ritardo, anche i partiti fanno campagna elettorale coi criteri con cui avrebbero vinto la campagna precedente.
Trovo patetici i manifesti della Destra finalmente privi di simboli anni quaranta rimpiazzati dalle loro facce e le dichiarazioni “softpopolari” di Bersani che avrebbero portato al successo

Togliatti nel 1948.
Patetico Casini che crede di aver fermato il bipartitismo in lenta, ambigua, ma inarrestabile marcia. Grottesco Ingroia che ricorre alla denunzia alla procura, unico strumento che sa usare con disinvoltura. Monti e Di Pietro mostrano i segni di un crollo psicologico all’idea che “la festa, appena cominciata è già finita” come dice la canzone.
Mi ricordano quei vecchietti americani che in uniforme confederata partecipano convinti alla rievocazione della battaglia di Gettysburg ad uso dei turisti col panino. Cinque dollari a biglietto.

Dopo l’appartamento, a sua insaputa, di Scajola e le vacanze, a sua insaputa, di Formigoni, Giannino ci ha offerto anche il curriculum a sua insaputa e la partecipazione allo zecchino d’oro all’insaputa di papà.

Persino i radicali, abitualmente abilissimi comunicatori, si sono avvitati attorno alla richiesta di una amnistia per i detenuti (2/3 extracomunitari) mentre Berlusconi la offre agli evasori (5/6 italiani) e mi pare più in target.
Il PDL ha fatto anch’esso la campagna elettorale del ’94: Guerrino sol, contro Toscana tutta.
L’unico che ha fatto la guerra moderna è Grillo che ha capito che la TV – come una bella donna – da più spazio a chi la contesta e la snobba, rispetto a chi le fa la corte.
Ci voleva un comico per azzittire i pagliacci.

B) Se passiamo dalle tecniche di comunicazione ai contenuti, il panorama è ancor più desolante e uniforme.
Mentre Berlusconi offre ogni giorno di tutto e di più, con sospetta dovizia di dettagli, gli altri non offrono spunti programmatici di alcun genere, ma squarci di future liti su questioni di alleanze, tardive proposte e rimpianti sulle leggi elettorali, nessuna indicazione sui nomi dei governanti, solo attimi di servilismo confesso, sussurrando le preferenze di Angela, Barak o François, come a dar a intendere una intimità con lo straniero che la dice lunga sui personaggi.
Tutti sognano un pareggio per poter tornare a trattare nella opacità le poltrone di governo e di opposizione.

Il famoso sondaggio sepolto – è il momento di rivelarlo – diceva che se coloro che si astengono coscientemente dal voto, si decidessero ad andare alle urne, Grillo arriverebbe a superare la soglia del 30%, ottenendo anche il premio di maggioranza.
Notato che sono sparite dai media le esortazioni a votare e si inizia a corteggiare i grillini?

Alle elezioni del Presidente della Repubblica, vero appuntamento decisivo, vedrei volentieri Berlusconi e Bersani votare assieme contro il candidato del popolo italiano – chiunque esso sia – indicato dai grillini.
Ho la tentazione, lo confesso, di riconciliare il senso del dovere con lo struggente desiderio di fotterli votando per Grillo.
In fondo sono un democratico.

Vedi il Corriere della Collera

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