E se scoppia la pace? Il documentario “The Gatekeepers” (i guardiani) prepara, intelligentemente, il viaggio di Obama in Israele.

In queste ore tutta Italia è distratta dai balbettii di Pierluigi Bersani. Io, invece, vi invito cari appassionati di Leo Rugens, a leggere e rileggere questa notizia che intelligentemente mi viene segnalata da Antonio de Martini relativa al bene più prezioso che noi mediterranei dobbiamo coltivare: la Pace e la difesa dell’ipotesi di una convivenza serena tra ebrei ed arabi, tra israeliani, palestinesi e il resto del Medio Oriente. Altro che spread. Altro che dictat della cancelliera, a tempo determinato, Angela Merkel. Come vi dico da sempre, in nome di Ipazia Alessandrina, il ruolo dell’Italia è a vocazione mediterranea.

Oreste Grani

 

IN ISRAELE I MILITARI E L’INTELLIGENCE CHIEDONO LA PACE E DICONO DI MERITARE UNA LEADERSHIP MIGLIORE CON UN DOCUMENTARIO CHE VINCE IL PRIMO PREMIO IN ISRAELE di Antonio de Martini

L’Academy Award di Israele ha premiato il documentario ”The Gatekeepers” (i guardiani). si tratta di un documentario diretto dal regista Dror Moreh che racconta la storia del servizio segreto militare – lo Shin Bet –  il braccio armato del Mossad.

È una storia di ebrei che parla di arabi.

Il nome si scrive sin bet, ma la pronunzia è shin, perché gli Israeliani hanno problemi a pronunziare la s.

La parola pace in entrambe le lingue ha identica radice salam, ma pronunzia differente in yddish: shalom.  Troppo poco per uccidersi a vicenda.

Per tracciare la storia di questa organizzazione, il regista ha intervistato i sei capi del servizio ancora viventi tenendoli sotto interrogatorio  filmato per una media di quindici ore ciascuno, in turni di cinque ore ed estrapolando le risposte più significative.

Il quadro che ne esce è un inno ragionato alla imperativa necessità di pace che attanaglia il paese.

Uno degli intervistati ammette  francamente di essere stato egli stesso un terrorista, nessuno critica l’organizzazione e nessuno piagnucola sui misfatti compiuti, ma tutti all’unisono dicono che :

a) una guerra non può essere vinta coi soli mezzi militari

b) che hanno vinto tutte le battaglie ma rischiano di perdere la guerra e ne sono consapevoli

c) che serve una nuova leadership capace di cogliere l’occasione che si presenta e potrebbe non presentarsi più.

“Solo la guerra, solo battaglie, solo disinformazione, non porteranno la pace tra le nazioni ”  (Yakov Peri capo dello shin bet dal 1988 al 1994); Meir Dagandimissionario da capo del Mossad per essersi pubblicamente opposto all’attacco contro l’Iran (”non si può vincere contro tutto il Medio Oriente”);

Yuval Diskin – da poco ritiratosi da capo dello Shin Bet, ha accusato Netanyahu di non aver colto più di una occasione di pace che gli veniva offerta, aggiungendo che dozzine dei suoi colleghi erano dello stesso avviso. Amy Ayalon, ammiraglio  ” abbiamo vinto tutte le battaglie, ma stiamo perdendo la guerra”;

Danny Yatom ex capo del Mossad anche lui ha invece detto a proposito di Netanyahu  e dei suoi ministri ha dichiarato ” non  hanno  tratto partito da questo periodo di calma e non hanno fatto niente” e ancora ” dobbiamo reagire con  tutta la nostra forza al terrorismo, ma l’azione militare può solo sopprimere il terrore. Non lo si può sconfiggere senza ricorrere ad una opzione diplomatica.”

A questi capi spia, si aggiungono molti capi militari militari (Ammon Lipkin Shahak, Shaul Mofaz, Yzhak Rabin, Dayan)  ad eccezione di uno che attualmente fa il vice primo ministro.

Bradley Burstain, brillante columnist israeliano, ha scritto a Barak Obama una lettera aperta, invitandolo a vedere il film prima di venire in Israele ” sullo schermo più grande che ha a disposizione”.

C’ è in lizza per un secondo premio un altro documentario sul muro che divide i territori palestinesi si chiama ”five broken cameras”. anche questo è da vedere.

Il viaggio di Obama non poteva essere meglio preparato.

P.S: chi aveva ragione caro il mio dottor Itzhak Pakin? E non solo su questo.