Piazze piene urne pienissime per Giuseppe Grillo e il 5 Stelle
«Piazze piene, urne vuote» è la celebre frase pronunciata da Pietro Nenni all’indomani della sconfitta elettorale del Fronte popolare del ’48.
Musumeci, candidato del PDL alla presidenza delle regione Sicilia: Grillo «Mi ricorda la mia giovinezza, quando con Almirante trovavamo piazze piene e poi urne vuote».
Nenni smentito, Musumeci non pervenuto.
1 italiano su 4 – del 75,19% degli aventi diritto al voto che si sono espressi per la Camera – ha premiato il MoVimento 5 Stelle e il suo leader Giuseppe Grillo. Per essere la prima volta, senza le televisioni e schiere di pennivendoli, nani, ballerine e calciatori al seguito, niente male.
Non c’è dubbio, che due delle ragioni di tanto successo sia stata una attenta pianificazione e una lunga e lenta marcia di avvicinamento.
Anni di spettacoli in tutta Italia, cui seguivano incontri con i movimenti e le associazioni di cittadini più varie, hanno permesso a Giuseppe Grillo di costruire una rete robustissima, dalle maglie così fitte da raccogliere 8.689.168 di consensi. La metafora è ingenerosa perché suggerisce che dei liberi cittadini siano assimilabili a pesci o uccelletti da catturare. Viceversa, la metafora della rete indica che le strette relazioni fra il centro e la periferia, se preferite la testa del movimento e i suoi appartenenti, hanno creato una struttura capace di percepire i bisogni e i sentimenti dei cittadini.
Questa capacità di ascolto ha permesso a Grillo e al M5S di crescere in modo parallelo e costante, fino a ottenere un consenso nelle urne basato sul riconoscimento della assoluta “novità” degli attivisti e dei candidati del Movimento, novità colta dalla “pancia” di milioni di individui come garanzia di onestà.
Grillo e il M5S, a differenza di Forza Italia nel 1994, non è cresciuto assemblando brandelli di DC, PSI, PRI e pezzi di merda assortiti, bensì convincendo quasi 9 milioni di italiani che gli sconosciuti candidati del Movimento, cittadini come tanti ma animati da un desiderio di fare per cambiare il Paese, non potevano valere meno dei membri di una casta (de)composta da troppi farabutti, puttanieri, corrotti, mestatori, traditori del dettato costituzionale, giocatori d’azzardo e cocainomani.
Aspettiamoci fuochi di artificio.
Leo Rugens