Mai al Quirinale un Presidente inviso ai cittadini. È una questione di sicurezza nazionale.

Coney

A partire dal 18 aprile 2013 ogni giorno sarà quello buono per vedere salire al Quirinale il prossimo Presidente della Repubblica.

Nel blog ci siamo già espressi circa l’eventualità che Amato Giuliano o D’Alema Massimo diventino presidenti e ai loro nomi aggiungiamo quelli di Marini Franco, Finocchiaro Angela e Letta Gianni, ugualmente inadatti a occupare lo scranno che fu di Sandro Pertini.

Viceversa Milena Gabanelli o Stefano Rodotà vanno benissimo, così come la nostra “prima scelta”: Emma Bonino.

Veniamo al dunque del post.

A leggere i giornali o ad ascoltare i media, la partitocrazia punta a garantire la propria sopravvivenza puntando sui presidenti della fondazione Italiani-Europei (Amato-D’Alema) ed è pronta a fare guerra totale a Giuseppe Grillo e al Movimento 5 Stelle. Non ne dubitiamo.

A nostro avviso, tuttavia, sarebbe un grave errore imporre ai cittadini una figura che per sette anni fosse chiamata a rappresentare il Paese ma non il suo popolo. Un errore simile, è stato commesso anni fa da un altro Stato, allorquando fu scelto un cardinale tedesco al posto di un cardinale argentino. Benedetto XVI, filosofo, intellettuale e studioso, se ben rappresentava un pensiero teologicamente saldo e coerente d’altro canto non ha mai fatto battere il cuore ai fedeli. Così, impotente di fronte ai moniti di Carlo Maria Martini, che lo richiamava a fare pulizia dalla cenere e dalla pompa che stavano allontanando sempre più i fedeli sbigottiti, Benedetto XVI alla fine ha dovuto abbandonare il campo. Scelta coraggiosa, senza dubbio, dettata dalla consapevolezza che ogni minuto che passava smarriva sempre più il gregge che non poteva più conciliare la dottrina del Santo Padre alla crisi dei costumi che scuoteva la cupola di San Pietro. Ecco allora, ci sia perdonato il paragone, saltar fuori dal cilindro la proverbiale sorpresa: un gesuita avvezzo a temperare la ragione e il cuore; la fede e l’umanità; la dottrina e la saggezza dei popoli.

È possibile sperare tanto da una compagine parlamentare formata da sappiamo chi? Temiamo di no.

Ecco allora i rischi che si corrono.

Immaginiamo un Presidente che sfili tra ali di folla fischiante. Immaginiamo che per difendersene innalzi misure di sicurezza e di controllo o che stia rinchiuso al Quirinale. Nel frattempo la crisi economica precipita, le tensioni interne ed esterne aumentano.

Dal web parte un martellamento giornaliero all’indirizzo del Presidente (dei nomi sopra citati ci sono volumi da scrivere); il Movimento 5 Stelle travolge alle elezioni la casta e trova al Colle una figura ostile. Chi potrebbe mettere un argine a tutto questo?

L’auspicio è che prevalga  il buon senso, che gli sconfitti se ne vadano in silenzio e lascino il campo a forze giovani e oneste. Il loro tempo è consumato.

La redazione di Leo Rugens