Per il “neo nazista” Giuliano Ferrara gli “ebrei” da bruciare sono Giuseppe Grillo e i grillini circoncisi

Secondo la religione ebraica, il capro espiatorio, designato dalla sorte, è caricato di tutti i peccati e sacrificato in vista della loro espiazione. Descritto nel Levitico, questo rituale si ritrova, in forme derivate, dappertutto nel mondo.

“Aronne poserà le mani sul capo del capro vivo, confesserà sopra di esso tutte le iniquità degli Israeliti, tutte le loro trasgressioni, tutti i loro peccati e li riverserà sulla testa del capro; poi per mano di un uomo incaricato di ciò, lo manderà via nel deserto.” (Levitico, 16, 21)

Se, nella tradizione ebraica, si tratta di sacrificare realmente un capro, sul quale si sono preliminarmente proiettate tutte le colpe della comunità, ogni altro oggetto, animale o persona può servire agli stessi fini nelle altre culture. L’antropologia descrive questo rituale come un procedimento universale di trasferimento del male su un “oggetto” che può essere distrutto. “Spesso questo trasferimento del male prende la forma di una espulsione occasionale o periodica – pubblica, in ogni caso – dei demoni o degli spiriti maligni. (…) In compenso, la nozione di capro espiatorio propriamente detta suppone che si siano trasferite le cattive influenze su un intermediario materiale che gioca allora un ruolo di veicolo passibile di essere facilmente espulso dalla comunità locaIe.” (24) 

L’espressione, passata nel linguaggio corrente, designa una persona incaricata di portare e sopportare le colpe della comunità. Si tratta di un meccanismo di difesa dell’individuo o del gruppo, che permette, in un primo tempo, di isolare l’angoscia su un elemento ben identificabile (il capro espiatorio) per, in un secondo tempo, espellerlo.  Secondo la legge psicologica che vuole che sia più facile lottare contro una minaccia esterna piuttosto che contro una minaccia interiore, il capro espiatorio assolve perfettamente questa funzione di canalizzazione e rende possibile il rigetto. La trasformazione simbolica del rituale biblico è particolarmente evidente nel funzionamento di numerosi gruppi che caricano un individuo o una minoranza della responsabilità di rutti i problemi, mali e disgrazie che colpiscono la comunità.

Finalmente il sistema partitocratico ha trovato, nel M5S e in Giuseppe Grillo, l’ebreo da violare, da perseguitare, da schernire, da bruciare.

“È tutta colpa di Grillo e dei suoi circoncisi grillini”.

Fa particolarmente specie, quasi dolore, che a guidare il pogrom sia Giuliano Ferrara. Perché di un pogrom furente si tratta. Con sapiente e doppia responsabilità, il servitore di troppi padroni, fallito giocatore di poker mette in atto una campagna infarcita di pregiudizi, alimentandola con espressioni di disprezzo, quasi i grillini “necessitanti loro del sangue cristiano per preparare l’impasto per le azzime”, fossero i responsabili di ogni nefandezza accaduta in questo Paese negli ultimi 30 anni. Chi avvelenò i pozzi delle città, in particolare durante la peste nera che infierì in Europa nel 1348? I grillini/ebrei, che per rispetto a una serie di norme rituali e liturgiche adottano, da sempre, misure igieniche quali il lavaggio delle mani, prima dei pasti e la frequentazione del bagno, il miqweh. Avere le “mani pulite”, non rubare il denaro della collettività, non trattare la protezione con i mafiosi è cosa da ebrei e come tale va punita. Sono i grillini ebrei che per “diffondere il flaggello avvelenano i pozzi”.

Giuliano Ferrara, per placare le nevrosi e gli imbarazzi che lo specchio e la memoria gli procurano, da’ del fascista a qualunque giovane esponente del M5S ricoprendolo di contumelie. Stereotipi usati da chi dovrebbe sapere che “il luogo comune” uccide. Questo è avvenuto con particolre virulenza durante una trasmissione della Sette in presenza  di Luca Telese silente complice.  Vergogna Ferrara, tu si squadrista, prima rosso con eskimo e sciarpa vermiglia al collo e ora nero con il manganello eretto di Silvio Berlusconi sempre a tua disposizione. Ti ricordo con sciarpa vermiglia come il sangue degli oppositori versato per ordine di Lenin, Stalin, Beria di cui sei stato ammiratore; rossa come le ferite a morte degli operai di Danzica in rivolta nel 1953; rossa come le viscere dei patrioti ungheresi trucidati sotto i cingoli dei carri armati russi durante la rivolta del 1956. Quando Jan Palach, a Praga nel 1968, si dava fuoco contro la dittatura eri ancora un fanatico comunista totalmente dalla parte dei carnefici della migliore gioventù europea. Delle tue successive attività losche e doppio-giochiste ho già scritto nel post “GIULIANO FERRARA, AGENTE STRANIERO, RESTITUISCA IL DENARO SOTTRATTO ALLE CASSE DELLO STATO ITALIANO“.

Via, via fino a quando, come dice bene Beppe Lopez, hai cominciato a raccontare, a giustificazione del tuo stile di vita, questa cazzata del tuo “odio per i migliori”. La verità è che tu odii gli “ebrei” sotto qualunque forma essi si manifestino.

Oreste Grani