Il rabbino capo del Centro e Sud Italia Bahbout critica la decisione di De Magistris di conferire ad Abu Mazen la cittadinanza onoraria

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Questa notizia è apparsa su La Repubblica on line il 26 aprile 2013

Il 19 dicembre 2012 ho scritto le parole che seguono. Il 26 aprile 2013, quelle parole appaiono quanto mai attuali.

Oreste Grani

Condivisione ed equità sono premesse indispensabili per la pace tra Israele e palestinesi

9.12.12

Leggendo la lettera aperta di Rav Scialom Bahbout (detto Mino) indirizzata al Sindaco di Napoli Luigi De Magistris mi sono commosso al ricordo di una splendida giornata napoletana. Ma poiché il contenuto dell’articolo è più importante, andrò con ordine e riserverò la memoria alla fine.

Dichiaro innanzitutto la mia piena condivisione con le parole di Rav Bahbout e lo spirito di pace e dialogo che permea il suo accorato appello al Sindaco.

Concordo infatti che la proposta di De Magistris di offrire ad Abu Mazen la cittadinanza napoletana possa avere un senso se accompagnata dalla contemporanea offerta di cittadinanza a Shimon Peres.

Solo se Napoli saprà porsi al di sopra delle parti, Napoli potrà assumere uno straordinario ruolo di centro del Mediterraneo, acquisendo un ruolo di mediatrice di pace. Al contrario aggiungerà un nuovo problema ai già troppi che la affliggono.

Mi permetto ora di riportare alcune parole di Peres a sostegno delle ragioni per cui lo ritengo figura decisiva per il raggiungimento di una pace necessaria giusta e definitiva tra il popolo di Israele e il popolo palestinese.

Cito da J.-J. Servan-Schreiber, La sfida degli Ebrei, Rizzoli 1988:

«… se fossimo tanto dominatori – è Peres che parla –, avremmo forse reso, liberamente, senza combattimenti, tutto il Sinai all’Egitto? L’abbiamo reso persino due volte: dopo la guerra del ’56 e dopo quella del ’73. No. Se il popolo israeliano cercasse di dominare gli altri, cesserebbe di essere se stesso, perderebbe la propria identità.» «Allora perché mantenete il controllo sui palestinesi?» – chiede Servan-Schreiber – «In linea di principio si tratta della nostra terra. Ne abbiamo il diritto. Di fatto dobbiamo cercare la pace.»

«Allora, » dico «la soluzione sembra chiara: spartire il territorio tra i due popoli.»

Shimon Peres spiega qual è, secondo lui, la difficoltà:

«Questa terra può difficilmente essere spartita. Tutti gli ebrei d’Israele considerano la Palestina patria degli ebrei, e ne fu preso atto nella dichiarazione Balfour. Ma una parte di essi soltanto pretende di annettere il territorio. Questi patrioti ‘massimalisti’ rivendicano le terre, sia per ragioni storiche e religiose, sia per ragioni di sicurezza, per creare un cuscinetto tra noi e gli Stati arabi, ed essere meno vulnerabili. Ma i più ragionevoli sanno che dovremmo ritirarci dalla maggior parte dei territori occupati. Non abbiamo i mezzi, né la leggitimità per imporre la nostra legge a un popolo di due milioni di arabi».

«Che cosa vi impedisce allora di ritirarvi?»

«È necessario un trattato, negoziato, che garantisca la nostra sicurezza e definisca frontiere riconosciute. Sfortunatamente, dal lato arabo nessuno sino ad ora ha voluto impegnarvisi. Forse è anche colpa nostra se esitiamo, o siamo timorosi sulla scelta degli intelocutori. Può darsi…».

Veniamo ora al ricordo della celebrazione della Giornata europea della cultura ebraica che trascorsi  con il Rav Bahbout presso la sinagoga di Napoli il 4 settembre 2011.

In quel giorno, insieme ad alcuni collaboratori di Ipazia, realizzammo una diretta web, interviste e assistemmo anche alla visita del Sindaco De Magistris, accolto affettuosamente dai concittadini in visita alla splendidamente restaurata sinagoga.

Fu una giornata memorabile di cui serbo un affettuoso ricordo e numerose inquivocabili memorie. Shalom!

Oreste Grani

LETTERA APERTA DI RAV SCIALOM BAHBOUT, RABBINO CAPO DELLA COMUNITA’ DI NAPOLI E DEL MERIDIONE, AL SINDACO DI NAPOLI, LUIGI DE MAGISTRIS.

Il Mattino (edizione di Napoli), del 18/12/2012.

Egregio dottor de Magistris, la sua iniziativa di offrie la cittadinanza onoraria ad Abu Mazen, leader dei Palestinesi di Cisgiordania, nella misura in cui si propone di dare un contributo alla soluzione di un lungo conflitto, può essere condivisibile. Tuttavia, se non verrà accompagnata da iniziative tese a creare un’atmosfera di pacificazione tra le parti e se non sarà seguita da iniziative verso il territorio e verso le altre popolazioni coinvolte nei conflitti presenti nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, rischia di essere un’iniziativa di parte e alla fine inutile e dannosa. Come uno del milione di profughi dai Paesi arabi (la Libia) ho una conoscenza diretta del conflitto arabo-israeliano: mio padre, mio nonno e mio bisnonno sono nati a Gerusalemme e vi hanno abitato fin dai tempi dell’Impero Ottomano, quindi assai prima che si parlasse del problema palestinese e a buon diritto possono essere dichiarati palestinesi ante litteram. Mio padre era suddito della Palestina britannica e parlava e scriveva correntemente l’arabo classico e quello palestinese. Proprio per questo mio background mi permetto di darle alcuni consigli sulle iniziative da prendere nello specifico sia per quanto riguarda il conflitto tra palestinesi ebrei e palestinesi arabi che per quanto riguarda gli altri Paesi arabiche sono stati coinvolti nel conflitto.

1. Dovrebbe chiedere ad Abu Mazen di fare le seguenti dichiarazioni: ritrattare sia in inglese che in arabo quanto esposto nella sua tesi di dottorato in Storia presso il Collegio orientale di Mosca in cui bontà sua ritiene che si possa ridurre il numero delle vittime del nazismo a poche centinaia di migliaia; dichiarare che rinunica al terrorismo come arma di pressione e condanna l’uso che ne fa Hamas con il lancio di oltre 15mila missili da Gaza verso Israele; condannare ancor più il lancio di missili verso Gerusalemme (ma non sarebbe santa anche per i musulmani?); riconoscere il diritto all’esistenza dello Stato d’Israele; fare una campagna di informazione interna alle nuove generazioni di arabi palestinesi per spiegare come ha avuto inizio il conflitto (ivi compresi i Pogrom compiuti a Hevron verso la popolazione ebraica, la rinuncia all’applicazione della risoluzione dell’ONU del 1947 che prevedeva la spartizione della Palestina tra arabi ed ebrei, il successivo attacco di tutti i Paesi arabi per eliminare la presenza ebraica etc.): una vera pacificazione inizia dalla conoscenza dei fatti a tutti i livelli e a tutte le latitudini; trasformare la Palestina araba in una società basata sulla democrazia e il riconoscimento della diversità (si pensi aalla discriminazione e alla persecuzione nei confronti degli omosessuali); organizzare un sistema basato sulla giustizia e non sulla giustizia sommaria come accaduto, ad esempio, nei giorni dell’ultimo conflitto in cui sono stati barbaramente uccisi dei palestinesi arabi e sottoposti poi al ludibrio popolare.

2. In qualità di Sindaco veramente amante della dovrebbe: offrire la cittadinanza onoraria a una personalità dello Stato d’Israele che occupi un ruolo politico omologo a quello di Abu Mazen, chiedendo nel contempo una serie di impegni e dichiarazioni, quali ad esempio la rinuncia a fare nuovi insediamenti; prendere iniziative della stessa portata tese a difendere le minoranze in tutti i Paesi del Medio Oriente in cui vi sono conflitti (Siria, Egitto, Iraq, Arabia Saudita etc.); fare una vasta campagna di informazione, con la presenza di studiosi e persone coinvolte, sul conflito arabo-israeliano nelle scuole e nelle istituzioni a partire dalle decisioni dell’ONU; organizzare una visita da parte dell’amministrazione napoletana nello Stato d’Israele, in Cisgiordania e a Gaza; inviare scolaresche del Napoletano nello Stato d’Israele, in Cisgiordania e a Gaza; organizzare iniziative comuninel campo della cultura e dello sport. Certamente la sua amministrazione saprà indicare alcune altre strade per far sì che l’informazione sia la più ampia e obiettiva possibile perchè, al di là degli slogan, è nell’interesse di tutti – noi cittadini italiani, palestinesi arabi e israeliani – conoscere la verità e costruire un futuro comune di pace a partire dalla verità dei fatti. Napoli, come città che si trova nel centro del Mediterraneo, deve assumere una posizione equilibrata e non di parte, perché altrimenti perderebbe di credibilità, già minata dopo le decisioni prese in merito all’accoglienza riservata alla flottiglia. Limitarsi a dare la cittadinanza ad Abu Mazen, oltre che essere una decisione di parte, sarebbe solo una decisione di facciata, senza nessun risvolto pratico e senza nessuna possibilità di incidere positivamente sul processo di pace, che è interesse di noi tutti. La pace – e se vogliamo il Nobel della Pace – non può essere raggiunta con iniziative di aprte: sono pronto a incontrarla per studiare un piano operativo per lo sviluppo di un programma di pace che possa fare di Napoli città della pace.

Scialom Bahbout

Rabbino Capo di Napoli e del Meridione

Rav Scialom Bahbout (a sin.), il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris

Rav Scialom Bahbout (a sin.) con il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris in visita alla sinagoga di Napoli il 4 settembre 2011

 

Abu Mazen a Napoli, l’ira del rabbino capo: “Allibito”

Scialom Bahbout e la visita del presidente palestinese a cui de Magistris conferirà la cittadinanza onoraria: “Non è limpido e non ha mai preso le distanze dal terrorismo e ha ignorato l’olocausto”

Si dice “allibito” il rabbino capo di Napoli e dell’Italia meridionale, Scialom Bahbout, per il conferimento della cittadinanza onoraria al presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen. E il suo “stupore” deriva da questo: “Dal fatto che una onorificenza dovrebbe essere conferita a persone degne, limpide, che non hanno in se stessi scheletri”. E questo, spiega, “non è il caso di Abu Mazen che nella sua tesi di laurea ha negato l’olocausto e che non ha mai preso le distanze dagli attentati terroristici dei palestinesi”.
“Quando si decide di dare una onorificenza, qualunque essa sia, bisognerebbe informarsi sulla persona alla quale si decide di darla – sottolinea il rabbino capo -. Siamo rimasti allibiti perchè nella sua tesi di laurea Abu Mazen ha negato l’olocausto e non ha mai ritrattato la sua posizione. Ci sono persone bellissime a cui si può dare una onorificenza e noi non siamo contrari al conferimento della cittadinanza onoraria ad un palestinese. Ma ad una persona non limpida come Abu Mazen sì, siamo nettamente contrari”.
“Dagli atti di terrorismo verso i civili, Abu Mazen non ha mai preso le distanze – aggiunge – non ha mai dimostrato la volontà di arrivare ad un accordo con Israele”.
“Se si vogliono capire le ragioni dei palestinesi, si dovrebbe voler capire anche quelle degli israeliani – conclude – Shimon Peres avrebbe meritato la cittadinanza onoraria, non come alternativa ad Abu Mazen ma perchè lui, Premio Nobel per la Pace, è una persona degna di riceverla”. La Repubblica 26 aprile 2013