Ruby e i fantasmi di Arcore

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Anna Fallarino

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Anna Fallarino

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Anna Fallarino

“… presentando la villa di Arcore come garanzia, il futuro signore dell’editoria e della politica italiana aveva già ottenuto dalle banche una copertura dal valore di 7 miliardi e 800 milioni”.

Avete capito bene. Silvio Berlusconi comprò nel 1980 per 500 milioni di lire, a rate e con azioni farlocche, un bene che le banche stimarono del valore di almeno 7 miliardi e 800 milioni di lire.

Berlusconi è da sempre un giocatore che usa dadi truccati. Non è un imprenditore di successo, non è uno statista, e, da ieri 12 maggio 2013, sappiamo per sua stessa ammissione, che non scopa.

Quando Luciano Violante, una volta tanto preveggente, fece in modo che il conflitto di interesse berlusconiano non fosse regolato a norma di legge, sapeva quello che faceva. Tanto è vero che ieri sera il Silvio nazionale ha potuto, grazie alle sue televisioni, fare ciò che a nessun cittadino sfigato è consentito: raccontare un cumulo di cazzate e non pagarne le conseguenze. A meno che anche a questo orrore non ci metta una pezza Santa Ilda Boccassini.

Italiani che da sempre ammirate/invidiate Silvio Berlusconi, e per questo in troppi lo votate, sappiate che, l’ultima volta che si è fatta un’orgia o una batteria ad Arcore, i lascivi e sensuali protagonisti erano Camillo Casati Stampa e quella super operata tettona di sua moglie Anna Fallarino.

Berlusconi quando comprò per un pugno di lire Arcore, con la complicità del compianto Previti (errore! non è ancora morto), acquistò anche i fantasmi di Anna Fallarino, dei suoi amanti e dell’impomatato Camillino. Sono loro che, uscendo dalle tenebre, facevano il bunga bunga

Il 30 agosto 1970, a Roma in via Puccini, il Marchese Camillo Casati Stampa (1927), prima di suicidarsi, uccise Anna Fallarino (1929), sua moglie, e il di Lei giovane amante Massimo Minorenti (1945).

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Anna Fallarino, Massimo Minorenti e Camillo Casati Stampa

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Il Minorenti, due anni più anziano del sottoscritto, si era convinto che la signora, perduta la testa per lui, avrebbe lasciato il facoltoso marito per un spiantato studente fuori corso qual era. Inutilmente gli diedi prova della mia preveggenza, come i fatti mi hanno dato purtroppo ragione, avvertendolo che, con un tipo come Camillino – cacciatore dalla mira infallibile – poteva solo che fini’ male.

Le ragioni del tragico gesto del conte restano scritte di suo pugno su un biglietto destinato ad Anna Fallarino: «Muoio perché non posso sopportare il tuo amore per un altro uomo. Quel che faccio lo devo fare. Perdonami. E qualche volta vienimi a trovare».

Il marchese aveva scelto di suicidarsi, dunque, ma trovatosi di fronte agli odiati fedifraghi aveva deciso di renderli partecipi del suo gesto e di portarli tutti con sé. Sulle ali dello scandalo, allora, si gettarono le edicole, con testate che nei titoli degli articoli tentavano di emulare lo straordinario fenomeno di massa che, in quel momento, erano diventati i fumetti pornosoft Le fotografie di Anna Fallarino, immancabilmente nuda, sormontate da frasi che giuravano che il giornale di turno avrebbe detto «tutta la verità su di lei», fecero concorrenza alle avventure esplicite di eroine del calibro di “Iakula”, “Sukia”, “Donna Tarantola” e “Belzeba”. Chissà se ce l’aveva anche con loro il dottor Emilio Servadio, psichiatra e sessuologo, quando, intervistato da Sandro Ottolenghi dell’«Europeo» sul caso Casati Stampa, dichiara:

[ … ] ogni giorno constatiamo che certe donne appaiono più disponibili a deviazioni, più o meno rilevanti, che non l’uomo. Quando la donna ha varcato un certo limite, una certa soglia, praticamente è pronta a tutto. La questione è vedere quali possono essere le sue motivazioni profonde; nel caso delle prostitute, per esempio, le motivazioni le conosciamo: la loro degradazione, accettata, è compensata dal denaro che ottengono, per cui, da loro, il cliente può avere tutto. Ora, io non voglio assolutamente accostare la signora Fallarino Casati a questi esempi: ma evidentemente era una donna che aveva varcato molti limiti, e aveva imboccato molti binari. Mi sembra altrettanto evidente che la signora trovava il suo godimento, oltre che possibili vantaggi economico-sociali, nel lasciarsi strumentalizzare dal marito. Non c’è solo questo: è dimostrato che nella donna la stessa componente masochistica o sadica è più facilmente rilevabile che non nell’uomo. Quindi può essere che lei ricavasse un piacere diretto dalle situazioni torbide, anormali, in cui veniva inserita dal marito. Prendiamo il farsi fotografare nuda, per esempio, o in pose lascive: fa parte di quella disposizione alla perversione che la donna ha più dell’uomo. E in fondo, guardiamo all’omosessualità: nell’uomo, avere delle chiare manifestazioni omosessuali è considerato notevole deviazione dalla norma; ma che una donna si sbaciucchi un po’ di più del normale con una sua amica è da tutti accettato come una cosa tollerabile. Il che vuol dire che la sessualità della donna è più diffusiva, meno centrata di quella dell’uomo. Ecco perché (e torniamo al caso della marchesa Casati) la donna è più facilmente strumentalizzabile in situazioni di questo genere, proprio per la sua stessa costituzione sessuale (Ti amo quando sei a letto con un altro, intervista di Sandro Ottolenghi, ora in «L’Europeo», n. 1, 2001).

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Anna Fallarino

Anna Fallarino

Anna Fallarino

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Le affermazioni del famoso medico – le sue incredibili frasi sulle differenze “naturali” tra uomini e donne – danno il senso dei cambiamenti intervenuti nel costume (e nella professione medica, si spera) con il passare degli anni che separano il tempo del delitto Casati Stampa dai giorni nostri. Il nome dell’illustre marchesato, in ogni caso, era destinato a tornare alla ribalta per una vicenda molto diversa da quella che aveva esibito a tutta l’Italia la nudità di Anna Fallarino: allora c’erano in ballo numerose fotografie senza veli e qualche film, adesso una ragazza che va a vivere in Brasile e una favolosa eredità. Il centro di questo nuovo intrigo non è Roma, ma Arcore, un posto che una volta Carlo Emilio Gadda, alludendo alla florida industria delle motociclette, si era compiaciuto di descrivere come «il paese delle Gilera» Ad Arcore, infatti, i Casati Stampa di Soncino possiedono una bellissima tenuta in una zona, scrive Gadda:

[…] di villoni ripieni, di villette isolate, di ville doppie, di case villerecce, di ville rustiche, di rustici delle ville, gli architetti pastrufaziani avevano ingioiellato, a poco a poco un po’ tutti, i vaghissimi e placidi colli delle pendici prendine, che, manco a dirlo, «digradano dolcemente»: alle miti bacinelle dei loro lagni. Quale per commissione di un fabbricante di selle di motociclette arricchito, quale d’un bozzoliere fallito, e quale d’un ridipinto conte o marchese sbiadito, che non erano riusciti né l’uno a farsi affusolare le dita, né l’altro, nonché ad arricchire, ma purtroppo nemmeno a fallire, tanto aveva potuto soccorrergli la sua nobiltà d’animo, nella terra dei bozzoli in alto mare e delle motociclette per aria (Carlo Emilio Gadda, Lacognizione del dolore, Einaudi, 1963).

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La proprietà dei Casati Stampa consiste in un’autentica reggia di 3500 metri quadrati con annessa pinacoteca con quadri del Quattrocento e del Cinquecento, una biblioteca con tremila volumi antichi e un parco immenso, con scuderie, piscine e centinaia di ettari di terreno. Un tesoro dal valore inestimabile che, nel 1973, viene venduto dal tutore della ragazza – minorenne quando ereditò la fortuna dei Casati Stampa – a una cifra quantomeno sospetta: la modica cifra di 500 milioni.

cesare previti e annamaria casati stampa

Anna Maria Casati Stampa e Cesare Previti, il curatore della vendita di Arcore

Anna Maria Casati Stampa e Cesare Previti, il curatore della vendita di Arcore

Anna Maria Casati Stampa e Cesare Previti, il curatore della vendita di Arcore

L’acquirente era un imprenditore milanese di successo, il cavalier Silvio Berlusconi, in seguito diventato leader di un partito politico – Forza Italia – che l’imprenditore, guidando un’alleanza di centrodestra, condusse fino a vincere le elezioni. Nominato presidente del Consiglio, Berlusconi chiama a far parte della squadra dei ministri “azzurri” un avvocato romano, Cesare Previti, e lo nomina ministro della Difesa.

Per una serie di curiose circostanze, molti anni prima, era stato proprio Previti a esercitare sulla giovane Anna Maria Casati Stampa il ruolo di tutore, sminuendo un po’ il valore della villa della sua assistita e facendo concludere l’affare a Silvio Berlusconi. L’atto di compravendita definitivo della villa venne firmato nel 1980. Anna Maria Casati Stampa, trasferitasi a Brasilia, non si dimostrerà particolannente attenta nella scelta dei suoi consulenti finanziari, oppure è semplicemente disinteressata. Berlusconi pagherà il dovuto a rate e ci saranno polemiche per l’insolvibilità di certe azioni girate dall’imprenditore alla marchesina a parziale copertura dell’esiguo importo. Nel frattempo, presentando la villa di Arcore come garanzia, il futuro signore dell’editoria e della politica italiana aveva già ottenuto dalle banche una copertura dal valore di 7 miliardi e 800 milioni.

C. Armati, Y. Selvatella, Roma criminale, Newton Compton, 2006, pp. 406-408

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