L’Italia è sull’orlo del baratro, parola di Squinzi

L’Italia sull’orlo del baratro
Ci voleva il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi per comunicarci che l’Italia si trova sull’orlo del baratro… ma forse c’è già dentro.
Mi chiedo come mai giunga solo ora l’allarme dell’informatissimo Squinzi che, a differenza di Leo Rugens, dispone dei report del ricchissimo Centro Studi Confindustria (CSC).

Centro Studi Confindustria
I casi sono due: o il rapporto del CSC è arrivato al Presidente di recente o, dopo anni che giaceva sulla megagalattica scrivania, già ignorato dalla Signora Emma Marcegaglia, finalmente sia stato letto da qualcuno.
Non è mai troppo tardi, verrebbe da consolarsi, oppure no, forse è troppo tardi e ciò cha andava fatto almeno sei anni fa, all’inizio della crisi, ora è inutile.
Peccato, gli italiani pagheranno tanta miopia tirando la cinghia più a lungo di quanto sarebbe stato necessario fare.
Oreste Grani
P.S. A riprova del fatto che da tempo vado ripetendo che a Confindustria o dormono o dicono il falso, vi segnalo un ragionamento del 28.10.12 47°/La Calunnia – Via i ladri, gli ignoranti, gli incapaci e … le Emma Marcegaglia

La Signora Emma Marcegaglia legge le previsioni del tempo
Squinzi, ‘Italia sull’orlo baratro, ora obiettivo sia crescita’
di Paolo Rubino
“L’obiettivo deve ora essere uno solo: tornare a crescere”; la strada quelle di “riforme che non sono più rinviabili”, a partire da una legge elettorale che garantisca “legislature piene e stabilità governativa”. Il leader degli industriali, Giorgio Squinzi, indica la strada al Governo e sottolinea l’allarme delle imprese schiacciate dalla crisi: se nel Sud su crescita, occupazione e sviluppo si gioca “una vera e propria sfida per la sopravvivenza” – dice all’assemblea annuale di Confindustria – oggi anche “il nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il Paese indietro di mezzo secolo”. Il premier Enrico Letta ascolta in platea, e incassa un appoggio dalle imprese forte ma condizionato: “Se questo sarà il governo della crescita – garantisce Squinzi – noi lo sosterremo con tutte le nostre forze. Della crescita e del lavoro. perché la mancanza di lavoro è la madre di ogni male sociale”.
Governo e imprese siglano così un patto tacito. Già, poco prima in un breve intervento, il presidente del Consiglio aveva aperto la strada: “Siamo dalla stessa parte”, ha garantito alla platea di imprenditori; “la politica forse troppo tardi ha capito la lezione, ma ora deve applicare quello che ha capito”. Letta condivide la priorità di “ridare slancio e sforzo all’industria”, e indica alle imprese l’obiettivo di avere nel 2020 “il 20% del Pil prodotto dall’industria e dalla manifattura in Italia e in Europa”. Agli imprenditori il premier chiede attenzione al capitale umano, impegno per l’internazionalizzazione, tutela dell’ambiente. Ed offre le opportunità di un gioco di squadra: “Se tutti ci diamo un orizzonte poi i risultati si raggiungono”. Per Squinzi, che indossa una cravatta con i colori del suo Sassuolo Calcio promosso in serie A, visto l’esito elettorale e dopo una stagione di conflitti il governo Letta è “un buon risultato”.
Al nuovo esecutivo gli industriali chiedono di “avere come pilastro delle proprie scelte la politica industriale”. L’obiettivo è “fare una nuova Italia”. Il pressing di Confindustria parte da “domanda e competitività, le due leve su cui agire per ritrovare la strada della crescita”. Squinzi si è soffermato anche sul mercato del lavoro, per le imprese ancora “troppo vischioso e inefficiente”: chiede “più flessibilità in ingresso e nell’età del pensionamento”, e avverte che “aggiustamenti marginali” sarebbero inutili se non dannosi. Chiede ancora un taglio del cuneo fiscale-contributivo che pesa sul costo del lavoro. E “modernità nelle relazioni industriali”, ricordando che il dossier aperto sulla rappresentanza è “a un passo, dopo sessant’anni” da un accordo.
Poi semplificazioni, riforma del titolo V, legge fallimentare, i tempi della giustizia civile. Mentre ai sindacati lancia “un invito ad un percorso comune” per una riforma del sistema del welfare. Resta poi alto l’allarme degli industriali per “un fisco punitivo e di intensità unica al mondo. Opaco, complicato, incerto nella norma”. Forte preoccupazione anche per la “terza ondata di credit crunch”: 50 miliardi di credito persi in 18 mesi, “un taglio senza precedenti nel dopoguerra”. Nel confronto interno all’associazione degli industriali è in agenda la riforma del sistema, su cui hanno acceso un faro le critiche di Guido Barilla. Che a sua volta incassa l’appoggio di Luca Cordero di Montezemolo che definisce il suoi interventi “condivisibile e di stimolo” perché affronta “temi veri, peraltro di cui non si sente più parlare da tempo, a cominciare da quello della concorrenza, che è completamente scomparso dal vocabolario della Confindustria e che, anzi, è diventato ormai quasi un tabù”. Squinzi garantisce che la riforma non sarà una imposizione dall’alto, ma “la costruzione di un modello organizzativo basato sul consenso”.
E sottolinea: “Non siamo una casta. Noi siamo la casa del capitalismo reale: quello produttivo e dell’innovazione”. Il nord sull’orlo del baratro? “Situazioni che abbiamo trovato”, commenta il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, che aggiunge: “Le misure che abbiamo preso, insieme a quelle per il pagamento dei debiti della Pa, hanno anche lo scopo di migliorare il clima psicologico che è un po’ pessimista per i dati negativi del passato ma anche per l’incertezza della situazione politica ora risolta”. Fonte Ansa.it 24 maggio 2013

Giorgio Squinzi si reca alla riunione settimanale del Centro Studi Confindustria