Il fattore Beethoven. Papa Francesco lascia soli Casini, Azzurra Caltagirone e molti ipocriti al concerto in Aula Paolo VI.
È difficile separare la musica di Beethoven dall’energia spiccatamente morale che essa pare aver stimolato. Quasi alla stregua del Verbo divino, la sua musica è stata considerata come il suono di un’universalità che in qualche modo si rivolge a ogni individuo. Come testimonia Victor Hugo: “Nella musica di Beethoven il sognatore riconoscerà il sogno, il marinaio la tempesta e il lupo le foreste”.
«Beethoven. Come un monolito, il nome trasmette già di per sé un sentimento di energia compressa e di autosufficienza, la sublimità della solitudine e della singolarità. I libri su Beethoven legano il suo nome a titoli altisonanti, che difficilmente si potrebbero applicare ad altri compositori senza cadere nel ridicolo: Beethoven e la voce di Dio; Beethoven e il sentiero spirituale; Beethoven: l’uomo che liberò la musica; Beethoven il creatore.
Che cos’è il fattore Beethoven? Per quale motivo questo compositore è diverso da tutti gli altri? Perché egli è più di un compositore: per due secoli è stato considerato uno dei principali eroi culturali dell’Occidente moderno. Nessun altro musicista occidentale è stato mai oggetto di una simile esaltazione da parte della posterità. Anzitutto, l’irresistibile popolarità della sua musica è rimasta indenne ai flussi e riflussi della fortuna cui sono stati inevitabilmente soggetti quasi tutti gli altri compositori; nella ricezione di Beethoven non esistono fasi di bassa marea. E la sua musica come la sua figura biografica d’artista tormentato hanno esercitato un’influenza diffusa nella cultura occidentale. Nessun altro compositore compare in tanti lavori di filosofia, letteratura, arti visive e cinema. Persino nella nostra disillusa età postmoderna, Beethoven si erge come una costante provocazione che pretende da noi resistenza o abbandono, e ispira forti considerazioni sull’autorità e la presenza della musica.(…)»
Scott Burnham
Beethoven è una cosa seria e Papa Francesco che è un grande amante della musica classica, evidentemente, preferisce ascoltare la musica divina senza la cornice sfarzesca e ipocrita (coperti d’oro) dei bacia pile indaffarati, nei giorni scorsi, ad essere piazzati a sedere quanto più vicini alla poltrona bianca del Papa.
Poltrona che rimane “religiosamente” vuota.
A testimonianza della granitica forza interiore di un Papa che come la musica di Beethoven ci fa esclamare: “Troppo bella per essere vera”.
Lunga vita a Papa Francesco!
Oreste Grani
L’ha ribloggato su Leo Rugense ha commentato:
Il mezzo anticipa sempre il fine. Papa Fancesco sapeva esattamente cosa faceva quando prendeva le distanze dal “generone romano” e dai suoi maleodoranti ambienti politici. Sono passati quasi due anni e le porte del vaticano rimangono sbarrate per i ricchi e i manipolatori di coscienze. Porte aperte per i maleodoranti barboni (a cui non a caso, si consente di farsi la doccia ristoratrice, sotto il colonnato di Sam Pietro) e agli affamati:aperta l’ennesima mensa per gli affamati. Ti voglio bene, Papa Francesco. Se proprio mi vuoi fare contento caccia le slot da Via veneto 13 e anche li fai una mensa. Oltretutto, nel locale di cui parlo, cìè anche la canna fumaria! Hai capito che la mia domanda di chi fossero i locali di Via Veneto 13 era puramente retorica e per quello nessuno mi risponde. Ma a me interessa solo che Tu li allontani e che nel cuore della city ci possano andare i barboni a lavarsi e a mangiare.Ti prego Francesco esaudiscimi in questo desiderio.
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