Ipotesi di fantapolitica: dietro le rivolte “contestuali” in Turchia e in Brasile si intravede una sola regia.
Mentre, quotidianamente, anche in diretta via new media, ci raggiungono immagini di manifestazioni in cui migliaia di cittadini turchi “spontaneamente” testimoniano la loro opposizione alla politica del governo Erdogan, è opportuno ricordare che il 31 maggio 2010 truppe speciali aviotrasportate di Israele attaccarono una nave, la Mavi Marmara, che portava “aiuti umanitari” alla Striscia di Gaza assediata da quasi due anni e sotto stretto blocco israeliano.

Ankara
“Muoiono nove cittadini della Turchia, (scrive Limes nel numero 4/2010 Il ritorno del Sultano – Come nasce la grande Turchia – Lo scontro con Israele) paese asseritamente alleato di Israele, che non ha precedenti ostili nei confronti dello Stato ebraico … Il sanguinoso incidente avviene in acque internazionali, a 72 miglia nautiche dalle coste israeliane. Non si tratta solo di un insulto all’orgoglio turco – perdita di vite umane a parte – ma di un attacco all’immagine della Turchia come attore politico in ascesa nell’arena internazionale … Il governo di Ankara reagisce con furia. Il primo ministro Erdogan interrompe il suo viaggio in America Latina … e si rivolge al Parlamento di Ankara con un discorso infuocato in cui lascia intendere che Israele pagherà a caro prezzo l’effusione di sangue turco… Israele perde la sua immunità e il suo tacito velo di intoccabilità agli occhi dei turchi … Per la Turchia, lo shock è senza precedenti … Se Turchia e Israele avessero in comune una frontiera … l’attacco alla Mavi Marmara sarebbe da considerarsi una dichiarazione di guerra di Israele alla Turchia …

Istanbul
Da quel momento la crisi israelo-turca è un serio problema per gli USA, che vedono i loro due maggiori alleati in una regione fondamentale per gli interessi americani dividersi e schierarsi pericolosamente l’uno contro l’altro … Il deterioramento dei rapporti tra Israele e Turchia coincide fra l’altro con le frizioni turco-americane circa l’atteggiamento da tenere sul nucleare iraniano. La Turchia, in una mediazione condotta insieme al Brasile (chi si vede! ndr) aveva persuaso l’Iran a un accordo di swap nucleare, ciò che né il Gruppo di Vienna (Francia, Russia e America) né i paesi del 5+1 (Russia, Francia, Gran Bretagna, Cina, Stati Uniti e Germania) erano riusciti ad ottenere.

Istanbul
L’accordo di Teheran, firmato alla presenza dei tre leader – Ahmadi-Nejad, Lula e Erdogan – il 17 maggio 2010 era stato una doccia fredda per la diplomazia americana, tutta concentrata sulla risoluzione che il Consiglio di Sicurezza avrebbe dovuto adottare per inasprire le sanzioni contro l’Iran.

Rio de Janeiro
L’intesa con l’Iran negoziata da Brasile e Turchia si scontra con la linea diplomatica americana … Il tandem Turchia – Brasile che contrasta le mosse americane sull’Iran è uno degli indicatori del cambio di paradigma nelle relazioni internazionali che alla fine spiega il multi-lateralismo di Obama.”
Questi pensieri, che ho dovuto sintetizzare, li elabora per Limes, Cengiz Candar. Io tengo per me la strana sensazione che la contestualità di legittime manifestazioni di piazza, sicuramente motivate da un desiderio di maggior libertà e giustizia sociale, in entrambi i paesi mi appaiono figlie, anche, di una ostilità a quella strana coppia costituita da Ankara e Brasilia.
A volte, Leo Rugens esagera in dietrologia e se ne scusa.
Oreste Grani

Mavi Marmara