Il web è quel luogo dove un tale si può permettere, a mie spese, di insultarmi

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La bizzarra e aggressiva prosa di tale Bruno Fonghini merita un’approfondimento. Partiamo dal 12 maggio 2012 quando su Linkiesta compare questo reportage.

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REPORTAGE

“Più sporca e povera: così hanno ridotto la nostra Siena e Mps”

Il benessere della Fondazione Mps significa il benessere di Siena, città dove non c’è l’opposizione e dove la ricchezza è sinonimo di distribuzione di seggiole. In piazza del Campo nessuno si stupisce della perquisizione delle Fiamme Gialle nelle sedi della banca: l’intreccio politico ed economico ha fatto sì che i cittadini vivessero al di sopra delle loro possibilità. Una bolla da tempo destinata a scoppiare. Nel giorno delle dimissioni del sindaco Franco Ceccuzzi, riproponiamo il nostro reportage.

12 May 2012

SIENA – «Qui hanno tutti paura, nessuno vuole parlare!». Comincia così il viaggio de Linkiesta nella Città del Palio, ancora scossa dal blitz della Guardia di Finanza nella sede della Banca Monte dei Paschi. A parlare è un piccolo azionista montepaschino, che ovviamente non intende pronunciarsi né sull’accaduto, né sul futuro dell’istituto senese. La città ancora stenta a credere all’ondata di perquisizioni che ha impiegato 147 finanzieri lungo l’Italia, alla ricerca di documenti e file riguardanti l’acquisizione di Banca Antonveneta. Eppure qui a Siena non si parla d’altro che del Monte, e delle 4 persone che sarebbero indagate, ma di cui ancora nessuno conosce i nomi.

Lungo le strettoie del borgo medievale le voci sono tante e le certezze molte meno, anche se ciò che manca è soprattutto la voglia di parlare. Il termometro dell’attenzione della gente è però ben registrato dalle vendite dei giornali. «Martedì e mercoledì i giornali locali (Corriere di Siena e La Nazione, ndr) sono andati letteralmente in fumo, anche se già da ieri le vendite sono tornate nella media degli ultimi due, tre mesi», ci racconta una delle edicole del centro che però non lesina loro delle critiche: «Non sono stati neanche così furbi, dal momento che ci hanno spedito lo stesso numero di copie di sempre. Forse vendere il giornale non é il primo dei loro pensieri, visto anche come scrivono alcune notizie importanti».

Eppure la notizia e gli sviluppi del caso-Mps occupano da giorni le prime pagine dei giornali, segno che la gente vuole sapere, nonostante non voglia raccontare. Dopo qualche diniego però, un artigiano ci fa strada nella sua bottega: «Io sono solo un ciabattino, sto in Chianti e mi interesso poco di quello che succede in questo piccolo paese. La sera chiudo e me ne torno in campagna», racconta un calzolaio in prossimità di Porta Camollia, appostato dietro delle splendide pelli di coccodrillo, distese sul banco e pronte per essere lavorate.

«La politica? Non voglio neanche sentire certi discorsi. Certo che la politica dovrebbe stare fuori dal sistema economico e da una banca. Per questo voterò Grillo, e il mio sarà un voto di protesta contro questo sistema dei partiti, che non ha funzionato», si sfoga l’artigiano che è originario di Roma. «Il sistema-Siena? Ha creato benessere negli anni, ma solo per pochi. Non é stato affatto un benessere diffuso, come afferma ancora qualche illustre politologo anche qui in città».

L’insofferenza della gente verso il potere politico di ogni colore appare evidente, e fa il paio con il disincanto con cui è stato accolto il blitz delle Fiamme Gialle in Rocca Salimbeni: «Non c’era bisogno di Report o della Finanza, basta guardare fuori dalla porta del mio negozio per capire come hanno ridotto Siena. É tutto un sudiciume, negli ultimi anni ho perso il conto delle serrande che si sono abbassate nella mia strada», ci racconta una signora di mezza età, titolare di una gioielleria-antiquariato, che però preferisce l’anonimato.

«La politica? Qui l’opposizione non esiste e il sistema-Siena, in questi anni, ha creato certamente del benessere, ma solo se lo intendiamo come distribuzione di seggiole. Com’é possibile che la mattina incontro 10 camion che raccolgono l’immondizia nella mia strada? A cosa servono? La media é di quasi un dipendente a sacchetto, e una persona onesta che abbia un minimo di intelligenza, queste cose non può tollerarle», racconta la signora che in conclusione non risparmia una battuta neanche ai suoi concittadini: «Provi ad andare a chiedere un prestito da 100mila euro in Banca, e veda come le rispondono. È di questo che si lamenta la gente adesso, perché in 10 anni hanno distrutto tutto. Ma chi ha votato le maggioranze degli ultimi anni?».

Impossibile scindere le due realtà: a Siena potere politico e potere economico vanno di pari passo. Del resto è lo stesso Statuto della Fondazione Monte dei Paschi a riservare parte delle nomine alla politica locale. «La politica però è ormai entrata in ogni cosa, vengono scelte persone senza alcuna competenza specifica e sa per quale motivo? Perché dicano sempre e solo “si” a colui che li ha estratti dal mazzo, e a cui saranno riconoscenti per tutta la vita!» si lamenta Mario, pensionato e contradaiolo di lungo corso.

Il denominatore comune di tutte le testimonianze raccolte nei dintorni di Piazza del Campo è uno solo: la mancanza di sorpresa per l’accaduto, il disincanto e l’aspettativa diffusa a tutti i livelli che qualcosa stesse per succedere. E anche se non riusciamo a parlare direttamente con nessun banchiere, almeno otteniamo un’intervista da chi i bancari li rappresenta.

«L’intervento delle fiamme gialle non è stato una sorpresa» esordisce al telefono Bruno Fonghini, rappresentante sindacale Fabi (Federazione autonoma bancari italiani), sigla che riunisce sotto il suo logo un terzo dei bancari italiani iscritti ad un sindacato. «Che il sistema-Siena abbia creato benessere è fuor di dubbio, ma ha fatto sì anche che i senesi vivessero al di sopra delle loro possibilità, permettendosi ad esempio un costosissimo Palio due volte l’anno ed una costosa quanto inutile squadra di calcio che, insieme ai cestisti, si mangia milioni».  

Il giudizio del sindacalista è netto anche sul rapporto tra politica ed economia, e allo stesso tempo ricalca uno dei ragionamenti ascoltati in precedenza: «Ovviamente non è giusto che la politica entri nella gestione delle banche, però le responsabilità nella gestione di Mps non sono solo dei suoi vertici, ma anche della cittadinanza senese, che negli anni ha continuato a dare il voto di preferenza a maggioranze politiche tutte della stessa estrazione».

Gentile Bruno Fonghini, questo è quanto lei ha saputo e voluto dire in occasione dello scoperchiamento del pentolone MPS da parte della Guardia di Finanza.

Le cose che lei sostiene, mi trovano largamente consenziente. L’effetto combinatorio delle 26 lettere, nella sua magica casualità, oggi mi fa esprimere così. Domani chissà. Questo è il vantaggio di essere un perfetto deficiente (e come tale deresponsabilizzato) necessitante di una interdizione perpetua come lei, cessando di essere un bancario sindacalista e facendosi psichiatra, dichiara io essere.

Se il suo intento era di offendermi, come lei dovrebbe sapere da improvvisato psichiatra, gli alienati non si sentono offesi perché non hanno consapevolezza della propria condizione. Per cui non mi sento da lei offeso.

Se il suo intento era, viceversa, dare un contributo alla rimozione dal web di quanto le fonti aperte sostengono di Cresti e di Scricciolo, quali affiliati alla massoneria, lei mi appare piuttosto disinformato. Per Scricciolo ho scritto quello che potevo e che la casuale combinazione delle lettere mi suggeriva (oltre alla simpatia per le figlie offese). Per Cresti vediamo cosa suggeriscono i 26 bussolotti  letterari.

Chissà se lei, che non è un povero mentecatto come il sottoscritto, ricorda che «i primi passi imprenditoriali di Berlusconi furono assistiti prima dalla Banca Rasini, detto lo sportello milanese della mafia, poi dal MPS ai tempi massonici del provveditore Giovanni Cresti che con finanziamenti spropositati a misteriose finanziarie lussemburghesi che erano dietro la costruzione di Milano2, speculazione per la quale Bettino Craxi si attivò personalmente pretendendo lo spostamento delle rotte aeree su Linate per non disturbare i futuri inquilini».

Queste affermazioni (mai smentite) sono contenute nel libro “il Termitaio” Rizzoli Editore di Alberto Statera.

Provare a difendere il MPS di Giovanni Cresti è impresa che lascio a lei e a quelli che ne sanno più di me che, come lei sostiene, sono un povero confuso alienato.

Per quanto riguarda la P2 a cui, senza ombra di dubbio, Cresti è stato affiliato (tessera Siena 521), mi affido alla testimonianza di Giovanni Spadolini di fronte alla commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Tina Anselmi:  «Ho teso a distinguere nettamente la massoneria dalla P2, non perché la P2 non affondi le sue radici nella massoneria ma perché ha rappresentato un’escrescenza. Quindi la distinzione fra massoneria e P2 […] credo debba essere mantenuta: la P2 ha origini massoniche ma ha certamente compiuto una strada che l’ha portata al di fuori completamente dei fini tradizionali della massoneria, quale che sia il giudizio da parte mia molto libero, e se necessario molto severo, su intrecci che ci sono sempre stati tra massoneria e affari […]. La P2 è cospirazione affaristica, è qualcosa di più dell’affarismo ed è una cospirazione affaristica che ha dei risvolti politici anche eversivi». Parole di un politico che la sapeva lunga.

Punto e basta.

Il resto è quintane, palii, giostre di cavalli a dondolo … e noia.

Oreste Grani