“Le Mille e una Notte” come strategia femminile per salvare la vita. Di tutti!

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In tempi di femminicidio (ci sono mai stati altri tempi da questi?) e tentativi di far tacere per sempre le donne, pubblico un testo comparso, a firma di Angelo Mainardi, nell’ormai lontanissimo 2004 sulla rivista già citata Piazz@Armerina.

Nell’articolo intitolato “E la donna inventò il racconto”, c’è un refuso plateale: “due secoli fa, nel 1704, l’Europa scoprì il favoloso Oriente delle Mille e una notte, tradotte per la prima volta dall’arabo”.

I secoli erano tre ma questa distrazione nulla toglie all’importanza dello scritto. Testimonia solo che nessuno dei preparatissimi, espertissimi collaboratori della nostra redazione se ne accorse. I loro occhi erano, evidentemente, rapiti dalla bellezza di quei corpi dipinti che furono scelti, con sensibilità, per illustrare il ragionamento.

“Le Mille e una notte”, quindi, come strategia femminile per salvare la vita. Delle donne e degli uomini necessitanti di essere uniti in un solo destino di rispetto e senza volontà di reciproca sopraffazione. Questa soluzione, è dimostrato, non la sanno trovare gli uomini troppo maschi e poco saggiamente femminili. È tempo che “Ipazia” assuma la responsabilità del divenire e agisca per la salvezza dell’Umanità.

Oreste Grani

 

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