Sviluppare il dialogo o tutto sarà perduto! Papa Francesco e il mondo musulmano

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Per la festa di fine Ramadan 2013, Papa Francesco invia un messaggio di suo pugno a tutti i musulmani del mondo.

Papa Francesco ha preso carta e penna e ha scritto, di suo pugno, un messaggio ai musulmani di tutto il mondo per la festa di fine Ramadan, cioè quel periodo di digiuno rituale che dura circa un mese (quest’anno è iniziato il 9 luglio) e termina con una festa detta ‘Id al-Fitr che dura tre giorni e durante la quale parenti e amici si riuniscono per mangiare insieme e scambiarsi dei doni.

Per ritrovare un messaggio simile vergato da un pontefice dobbiamo risalire al 1991 quando fu Giovanni Paolo II a mandare un saluto a un augurio di buona festa a tutti i musulmani del mondo.

Il messaggio non è certo una novità, perché è dal 1967 che l’apposito Dicastero Vaticano – vale a dire il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso – manda un messaggio ai musulmani per questa festa. La novità risiede nel fatto che il messaggio è inviato dal Papa in persona che, nello specifico, ricorda di essersi chiamato Francesco in onore del santo di Assisi che è riconosciuto da tutti come “fratello universale“.

Il tema del messaggio pontificio è interessante e stimolante: La promozione del mutuo rispetto attraverso l’educazione e il Papa porta avanti una breve riflessione su cosa significhi rispetto e anche sul senso del “rispetto mutuo”. È qui, secondo il Santo Padre, che entra in gioco l’educazione: “Riguardo all’educazione della gioventù musulmana e cristiana, dobbiamo formare i nostri giovani a pensare e parlare in modo rispettoso delle altre religioni e dei loro seguaci, evitando di mettere in ridicolo o denigrare le loro convinzioni e pratiche”.

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Come indica lo stratega gesuita, Papa Francesco, dobbiamo fidare nell’educazione e nella cultura come base di dialogo pacificatore. O sarà tutto perduto. Per coniugare educazione, cultura e dialogo oggi, vi ripropongo la critica di una mostra “Venezia e l’Egitto” che mi pare, per gli spunti impliciti, di straordinaria attualità e necessità.

Oreste Grani

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Due millenni di dialoghi tra Venezia e l’Egitto esposti nella città lagunare.

Due millenni di dialoghi tra Venezia e l’Egitto: dai ritrovamenti archeologici che documentano relazioni in età classica, fino all’apertura del canale di Suez, un’iniziativa proposta dal governo marciano già nel primo ‘500 e realizzata solo nel 1869 su progetto dell’ingegnere trentino Negrelli all’epoca capo delle ferrovie del Lombardo-Veneto. Nel mezzo, figure ed eventi spesso eccezionali: dalla traslazione del corpo di San Marco da Alessandria nell’828, alle avventure ottocentesche di esploratori come Giambattista Belzoni, uno dei padri dell’archeologia italiana, alle curiosità di umanisti e scienziati alle prese con i misteri dei geroglifici, delle piramidi e dell’antica scienza dei faraoni.

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Il tutto accompagnato da reperti preziosi, testi inediti e da opere d’arte che mostrano come i grandi maestri veneziani, da Giorgione a Tiziano, da Tintoretto a Tiepolo, da Piranesi a Caffi, immaginarono l’Egitto. Quello che emerge è un quadro di familiarità, rapporti tra mondi diversi: realtà lontane che furono però capaci di dar vita a quella che può essere definita una “civiltà mediterranea”. Relazioni fortissime, se è vero che Venezia è l’unica città europea che sin dall’anno Mille ha un nome arabo distinto da quello originale: “al-bunduqiyya”.

Catalogo Skira.

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