Antonio de Martini ci accompagna nel labirinto mediterraneo. Della crisi di Suez vanno capite le gravissime conseguenze per l’Italia

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L’informato analista politico Antonio de Martini non ci ha lasciato soli in queste ore difficilissime per il Mediterraneo, l’Egitto e, se capiamo le conseguenze di tutti questi morti, anche per l’italietta.

A quanto lui ha già detto, aggiungo che l’Arabia Saudita e la sua casa regnante, hanno messo sul tavolo della geopolitica, in poche ore, in favore dell’esercito egiziano, quanto gli USA hanno, negli ultimi dieci anni, puntato per il controllo del canale di Suez, 14 miliardi di dollari. Ai soldi dei sauditi si è aggiunto l’annuncio della consegna di 3 miliardi di dollari da parte degli Emirati Arabi.

In silenzio e in abile attesa, gonfi di soldi e logisticamente già piazzati, ci sono anche i cinesi e i loro bisogni di commerci, di canali e di porti sicuri. L’unica assente è il simulacro dell’Europa a cui ci costringono gli affaristi e i banchieri.

Oreste Grani

PS: il 19 novembre 2009 presso la Pontificia Università del Sacro Cuore si tenne il seminario: Gli Stati Uniti dopo un anno di presidenza Obama: i nuovi equilibri. Di fatto, si trattò di un incontro riservato con Larry Sabato organizzato dalla rivista “Formiche” e ristretto a una decina di italiani appositamente selezionati.  Tra questi i rappresentanti di Ipazia Preveggenza Tecnologica.

Il Professore Sabato, oltre a essere il “veggente” che annunciò la vittoria di Obama, era anche, a quella data il trait d’union tra il Presidente e il Segretario di Stato Hillary Clinton, ovvero il catalizzatore dell’equilibrio tra i maggiorenti dei Democrats; in altre parole il Professore Sabato è uno che avrebbe dovuto  sapere-capire-prevedere ovvero essere “intelligente”.
Durante l’incontro Ipazia Preveggenza Tecnologica pose il problema dei pericoli impliciti in quello che appariva essere un interesse spiccato dell’amministrazione USA verso il Pacifico sottointendendo uno spostamento eccessivo della politica americana e dell’implicito disimpegno dal Mediterraneo. Il prof. Larry Sabato ci apparve indifferente al nostro allarme. Eravamo a fine 2009 e a noi era già chiaro che finiva come sta finendo: una carneficina di cittadini mediterranei e l’ennesima patata bollente per l’Europa che non troverà, così, mai una sua possibile unità. 

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EGITTO: ARRIVANO I COLONNELLI MA LA CONFUSIONE È GENERALE. SPECIE IN AMERICA. di Antonio de Martini

Barak Obama deve iniziare a rammaricarsi di aver creduto alle storielle sull’Islam politico raccontate dal nonno keniota, David Petraeus e Leon Panetta.

Il governo americano ha dato ordine di evacuare tutto il personale non necessario dell’ambasciata e ha già trasferito in Marocco i 18 “borsisti” che seguivano corsi di perfezionamento in arabo.
Una svagata dichiarazione di Obama esprime preoccupazione e ricorda che ha i cordoni della borsa dei militari, ma non spiega che scelta faranno gli USA verso l’Egitto.
Evidentemente medita sugli inevitabili riflessi in Yemen, Libia, Tunisia ( dove l’opposizione agli islamisti già scalpita) , Siria, Giordania e Bahrein.
Tra la Democrazia e interesse nazionale cosa sceglierà?

Anche nel mondo arabo, le reazioni sono parecchio confuse: il nuovo sceicco del Katar, Tamim Ibn Hamad al Thani, che stava continuando a finanziare Morsi e la fratellanza ma era intenzionato a far loro abbassare i toni, tace imbarazzato in attesa di capire che faranno gli USA.
I Salafiti difendono Il Presidente destituito, imbarazzando gli americani per un gemellaggio sgradito.

Assad plaude al golpe e gongola assieme al re di Giordania nella constatazione che l’Islam politico sunnita non riesce a governare. Come faranno a imporgli adesso una soluzione “islamica” ?

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I libici stanno già cercando contatti coi FM per sostenerli, ma i militari hanno arrestato cautelativamente oltre trecento dirigenti del partito e le cellule di Hamas residenti in Egitto per evitare il coagularsi di una opposizione armata, mentre serpeggiano dubbi circa la compattezza delle FFAA e per alcune azioni ” delicate” si fa ricorso alla polizia.
La domanda che rende insonni gli analisti è : cosa succederà se i governatorati dell’alto Egitto e del Delta del Nilo che votarono per Morsi dovessero reagire,contrapponendosi alla Capitale.

La destituzione di Morsi dimostra che anche in politica non ci sono più le mezze stagioni e sono in corso tre diverse azioni “golpiste”, contro Morsi che rappresentava, appunto, una mezza stagione accontentatutti.

a)La fazione radicale dei FM che considerava il Presidente un debole incapace di imporsi, sta cercando di armarsi e aprire un collegamento con la Libia.
A Matrouh ( sul confine) i primi scontri con l’esercito hanno fatto vittime da entrambe le parti.
Possono contare sull’appoggio dei salafisti del partito al nour ( la luce). Cercano di provocare una sollevazione popolare. I seguaci di Morsi invitano a resistere, ma non a reagire.

b)Le FFAA hanno ripreso il controllo del paese che mai avevano abbandonato realmente.
Paradosso: Al Sisi il generale di cui il Corriere della sera vanta oggi, a mio avviso prematuramente, il “carisma soft,” era stato scelto personalmente da Morsi – proprio come Pinochet da Allende – ingenuo distributore di cariche chiave.

c) Il governo Obama, il Katar, La Turchia, la Lega Araba, tutti i sodali di ieri, hanno lasciato cadere la primavera egiziana senza un commento, a favore di una casta militare che tra un paio di giorni indicheranno come il male minore, auspicabilmente di breve durata, inconsapevoli di aver invece ipotecato la stabilità dei governi dell’Egitto per almeno un secolo.

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Il popolino sceso per strada per scroccare qualche palpeggiamento assieme a una pagnotta distribuita a gratis e l’esercito hanno stabilito il precedente ( Napolitano e compagni di merende lo definirebbero Costituzione materiale) che un Presidente viene eletto dal popolo e deposto dai militari con l’ausilio della piazza.
Proprio quel che Ataturk stabilì in funzione anticlericale e gli USA ( e Erdoghan) rinnegato finora.

Questo confuso amalgama di velleità e ambizioni, sommosse e cospirazioni mi ricorda la crisi di Suez del 1956: Il colonnello Nasser , sconfitto militarmente dall’inatteso attacco israeliano nel Sinai e poi dallo sbarco sul canale dagli anglofrancesi, abbandonato dalle FFAA, fu ripescato e – caso unico fino ad allora – fu lasciato al suo posto perché ritenuto ormai troppo indebolito per fare paura. Fu un madornale errore del Presidente Eisenhower. Stanno per ripeterlo?