Cogliere l’opportunità implicita nelle tragedie dell’Iraq e della Siria

NYTimes

Quanto sta accadendo intorno alla questione siriana è, ovviamente, una tragedia per le vittime della violenza ma è anche un’opportunità per tutte le persone che hanno a cuore lo smascheramento dei meccanismi e degli inganni dei ladri di verità e usurpatori del potere democratico.

A Bagdad, solo in questi ultimi due giorni, ci sono stati più di 100 morti uccisi da alcune “auto bomba” che passavano di lì. Non riesco ad immaginare la mobilitazione dei media se i morti fossero stati lo stesso numero ma causati da attentati a Parigi, Londra, Sidney, Boston, Madrid, Mosca, Oslo, Venezia, Vicenza, Viterbo. Il razzismo e la legittimazione delle guerre di rapina hanno le radici in questa strana contabilità, fatta di pere e di mele, dove i bambini valgono, al chilo, di più ad una latitudine rispetto ad un’altra.

I maggiori responsabili di queste mostruosità distorcenti sono i “ritaglia e incolla” della corporazione dei giornalisti, annidati nelle testate, controllate dalla lobby delle armi e, in Italia, in mano alla partitocrazia.

La differenza, oggi, la può fare la rete. Ho scritto, volutamente, “la può fare” perché anche nella rete è tutto  maledettamente difficile. Comunque, sempre meglio di quando c’erano solo la carta stampata e le televisioni di Silvio Berlusconi. Quelle che pubblico sono pagine sconcertanti ma che vanno lette soprattutto alla luce di quanto non ha mai smesso di accadere nel mondo della disinformazione. Prima, però, vi ricordo che, da anni, insisto sulla strage di Ustica e sulla figura (Claudia Gioia) del mandante dell’assassinio del Generale Licio Giorgieri, non solo per quanto è dovuto alle famiglie degli innocenti martiri, ma perché questo argomento dell’abbattimento degli aerei di linea è un valido esempio di come il problema non sia la soppressione totale delle notizie relative ad un avvenimento (cosa rara anche se certamente esiste) ma è la forma da dare all’articolo che riporta la notizia.

Cito, a questo fine, lo studioso Noam Chomsky (non a caso un linguista) tra i più attenti alla comprensione dei meccanismi in base ai quali  si rapportano media e poteri per manipolare l’opinione pubblica.

KA_Flight_007

Dice Chomsky nel suo lavoro del 2002 “Capire il potere” credo che nessun avvenimento abbia ricevuto una copertura mediatica tanto vasta e concitata quanto l’abbattimento da parte dei russi, nel 1983, del volo 007 della Korean Air. Il fatto fu presentato come la prova inoppugnabile che i russi erano i peggiori barbari dai tempi di Attila, re degli Unni, e come dimostrazione che era necessario installare missili in Germania, intensificare le nostre azioni in Nicaragua e così via. Solo per il mese di settembre del 1983 l’indice del New York Times – sapete, l’elenco, fittissimo e a caratteri minuti, degli articoli apparsi sul giornale durante l’anno – reca sette pagine piene di titoli dedicati a questo argomento, parlo dell’indice, e di un solo mese. E il progressista Boston Globe, il giorno in cui apparve la notizia, dedicò ben dieci pagine esclusivamente a questo argomento.

Non ho verificato, ma dubito che lo scoppio della Seconda guerra mondiale abbia occupato tanto spazio sui giornali.

Ma successero anche altre cose mentre la stampa si scatenava sul volo della Korean Air. Il New York Times, per esempio, dedicò cento parole, senza commenti, al seguente fatto: quelli dell’UNITA, cosiddetti “combattenti per la libertà” dell’Angola, appoggiati dagli Stati Uniti e dal Sudafrica, rivendicarono l’abbattimento di un aereo civile angolano in cui erano morte 126 persone. In questo caso non erano possibili ambiguità: l’aereo abbattuto non era fuori rotta, non c’era RC135 a creare confusione (l’aereo coreano era finito per errore nello spazio aereo sovietico, e un aereo spia Rc135 dell’aviazione militare USA aveva pattugliato la medesima zona di cielo lo stesso giorno).

Unita x 2 1986

Si trattava di un eccidio premeditato e non meritava più di cento parole, senza commenti. Qualche anno prima, nell’ottobre del 1976, un aereo civile cubano fu fatto esplodere da terroristi finanziati e addestrati dalla CIA, e 73 civili persero la vita. Quanto spazio fu dedicato a questa notizia?

Vincennes_launching_SM-2MR_in_1987

Nel 1973, gli israeliani abbatterono un aereo civile che si era perso in una tempesta di sabbia sopra il canale di Suez: 110 morti. Non vi furono proteste, e il solo commento editoriale – cito dal New York Times -fu che  “non avrebbe senso un dibattito acrimonioso circa l’attribuzione delle colpe”. Quattro giorni più tardi, Golda Meir, primo ministro israeliano, giunse negli Stati Uniti e i giornalisti non la disturbarono con troppe domande imbarazzanti. Anzi se ne tornò in patria ricevendo in dono aerei militari. Risalendo al 1955, un aereo della Air India che trasportava la delegazione cinese alla Conferenza di Bandung esplose in volo, a causa di quello che la polizia di Hong Kong definì “un omicidio di massa accuratamente studiato”; in seguito un disertore americano affermò di essere stato lui a mettere la bomba su incarico della CIA. Nel luglio del 1988, la nave da guerra americana Vincennes abbatté un aereo civile iraniano che volava in un corridoio aereo poco al largo delle coste iraniane, provocando la morte di 290 persone, solo perché era giudicato necessario sperimentare l’affidabilità del sistema missilistico ad alta tecnologia di cui era stata dotata la nave, secondo quanto affermato dal comandante della fotta USA dislocata in quella zona, David Carlson, il quale diede l’ordine da un’unità vicina e disse di essere “rimasto a bocca aperta: quasi non ci credevo”. Di nessuno di questi episodi si disse che erano una dimostrazione di “barbarie”, e in realtà furono prontamente dimenticati.

golda-meir

Si potrebbero fare migliaia di esempi analoghi, e molte persone, me compreso, lo hanno fatto. Sono questi i modi in cui la storia viene manipolata nell’interesse di coloro che stanno al potere, ed è questo che dico a proposito della stampa. A volte la notizia viene anche riferita, ma i media in realtà non la presentano al pubblico.” Così Noam Chomsky.

A questo tipo di comportamenti  complici, si deve pensare quando non si riesce a venire a capo dei troppi segreti italiani. Non ci sono solo i Servizi Segreti di “deviato” in Italia. Soprattutto è la stampa che é piena di donne uomini che preferiscono servire, attaccando l’asino dove il padrone vuole. I Pollari senza i Farina nulla possono.

Oreste Grani