I TERRORISTI IN AZIONE A NAIROBI PROVENGONO DA MEZZO MONDO (OCCIDENTALE)

Benetton

Quanto è successo e ancora sta succedendo a Nairobi, in Kenya, è sicuramente un fatto tragico ed efferato. È anche uno degli episodi più complessi e sanguinari della guerra tra la gente (di cui vi parlo da  anni), nonostante in quel centro commerciale non ci sia stato, tra i sequestrati e le vittime, Flavio Briatore che spesso frequenta quel santuario del lusso. C’è un tempo per ogni cosa e non è stato tempo di “felice combinazione”. Al prossimo giro.

Scherzi a parte, riflettete su quella vera e propria brigata internazionale (i terroristi sono provenienti da mezzo mondo e si dice che ci siano tre statunitensi, un finlandese, un canadese, due somali, un keniota) che ha portato a termine l’attacco punitivo contro una popolazione inerme che doveva essere colpita, indiscriminatamente, per l’ingerenza esercitata dall’esercito keniota, in terra di Somalia. Difficile da capire un “arzigogolo” di questa complessità. Rimane che la proprietà del Centro commerciale dove si è combattuto, è di un gruppo finanziario israeliano; che in Pakistan uomini bomba fanno strage di cristiani, durante una cerimonia religiosa; che in Iraq, anche ieri, ci sono stati i soliti cento morti. Gli odi impliciti in questa guerra tra la gente, sono senza confine e usano il mondo intero come campo di battaglia.

Mentre si cerca di disinnescare la spoletta della terza guerra mondiale, che dovrebbe scoppiare dalle parti dell’Iran, succede che, a Nairobi, giovani provenienti da mezzo mondo che, per semplicità, chiamiamo occidentale, ammazza e si fa ammazzare, in nome di Allah e della sovranità della poverissima Somalia.

Se non è una questione di intelligente culturale questa, cosa lo potrà mai essere?

Oreste Grani