Il giocatore di dadi truccati Berlusconi S. cambia idea e sostiene Letta. Guai in vista per Angelino & Co
Sic transit gloria mundi, così Berlusconi Silvio liquidò, il giorno della tragica morte del dittatore libico, le sue personali complicità con il colonnello Gheddafi e il loro legame d’amicizia.
Eppure le visite in Italia del rais libico erano state per anni una vera carovana di sfarzo e di cattivo gusto. Nulla faceva presupporre un tradimento di quella portata. A Sirte, nel marzo del 2010, durante il vertice della Lega araba, di fronte alle televisioni di tutto il mondo, Berlusconi Silvio bacia la mano a Gheddafi. Potevate pensare voi che Berlusconi Silvio fosse quello che in malavita si chiama un infame? Dopo l’attacco anglo-francese, quando è ormai chiaro a tutti che fine farà il braccato dittatore, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE), che solo qualche settimana prima dell’avvio della “Primavera araba” aveva fatto pervenire ai vertici della Repubblica italiana, note informative estremamente rassicuranti sulla stabilità dell’area mediterranea, per ordine di Berlusconi Silvio, viene impiegata, con i pochi operativi ancora in grado di muoversi su un terreno ormai pericolosissimo e con i nostri avversari francesi padroni del campo, solo per recuperare file e dossier comprovanti i suoi rapporti personali, quelli del fratello Paolo (il grande costruttore di alberghi e litorali, vero Prati?) e di Massimo Dell’Innocenti. A proposito, che fine ha fatto quest’altro geniale stratega di telecomunicazioni e media? Ci torneremo.
Oggi, perché uno come Berlusconi Silvio pretende lealtà dalla corte di ossequiosi opportunisti di cui si è circondato? È come se il suo amico Gheddafi, con cui, non lo dimenticate, aveva anche sottoscritto un patto “militare”, avesse preteso un comportamento leale dal dittatore di Arcore. È tanto che non gli sparano in bocca o che non lo appendono a testa in giù. Con quali criteri ha reclutato, selezionato, formato, la classe dirigente del nostro amato Paese, ritenendola “cosa propria”? Di queste “amazzoni” si è circondato e, queste si tiene.
Chi semina vento, dicevano i nostri vecchi, raccoglie tempesta.
Oreste Grani