Mobilitarsi e agire “In nome della rosa” o di Ambra Angiolini?
SOLO ORA CHE CI HA LASCIATI, MI RENDO CONTO DI QUANTE VOLTE HO PARLATO DI LUI E DEI SUOI SUGGERIMENTI STRATEGICI.
SPERO CHE OGGI EX NINFETTA AMBRA TROVI IL PUDORE E IL CORAGGIO DI SCUSARSI PER QUELLO SBERLEFFO CHE LE SUGGERIRONO DI FARE NON TANTO AL MAESTRO MA ALLA CULTURA COME SPERANZA FUTURA DEL PAESE.
VINSE LO SBERLEFFO E TUTE LE PUTTANELLE D’ITALIA SI SENTIRONO AUTORIZZATE A SALTARE SUL CARRO DEL VINCITORE SILVIETTO NAZIONALE VOSTRO. ALMENO OGGI, MEDITATE.
ORESTE GRANI ANCORA IMBARAZZATO PER QUELL’EPISODIO.
OGGI 20 FEBBRAIO 2016
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Mancavano poche settimane al fatidico 27 marzo del1994, giorno in cui troppi Italiani scelsero Forza Italia e quello “spara balle” di Silvio Berlusconi, quando il filosofo Norberto Bobbio, si fece promotore di un appello contro la visceralità di una destra becera e rampante, tutta tesa a credere e a far credere che il futuro sarebbe stato fatto di milioni di nuovi posti di lavoro, di sviluppo senza soste e, soprattutto, tagli fiscali. Vennero solo disoccupazione, tasse di ogni tipo, sacrifici e ora, austerità senza una fine prevedibile.
L’appello (deciso a Torino in casa di Piero Gastaldo e Giovanna Zincone) si intitolava “Ragiona Italia” e proponendo raziocinio, tentò (inutilmente) di fermare il suicidio di massa. I sondaggi, dopo l’intervento “saggio” del filosofo torinese, diedero Berlusconi ancora in crescita. Ci prova allora il semiologo Umberto Eco, di Bologna. Peggio che andar di notte: il suo intervento pubblico risulta un sasso nello stagno, per la prima volta nella storia dell’Umanità e della fisica, senza cerchi concentrici. Non era quindi, una questione di latitudini regionali o di calore umano: troppo colti e illuministi entrambi perché, gli Italiani li ascoltassero.
Scrive Riccardo Chiaberge (da me altre volte saccheggiato): “… a nulla valgono scongiuri e perorazioni, anatemi e funesti vaticini. La “gente” non ascolta ragioni, dà un calcio a tutti gli sciamani della cultura, e si accoda al piffero del Grande Semplificatore e Mistificatore. Il 27 – 28 marzo 1994 vince l’Italia degli spot, dei venditori di prosciutti, della “telecrazia” (che suona come partitocrazia e, ancor più, come calciocrazia ndr.)…”. Vincerà l’Italia che considera la ninfetta, un po’ lolita e un po’ soubrette, Ambra di “Non è la Rai“, più attendibile dell’autore del capolavoro “Il nome della rosa”.
La condizione in cui precipita l’Italia, dopo il voto, è data dallo sbeffeggio che l’Ambra nazionale rivolge, da Canale 5, ad Umberto Eco, dandogli sprezzantemente del tu: “Caro collega, hai perso”. Passo dopo passo, ninfetta dopo ninfetta, minorenne dopo minorenne arriviamo a giovedì 17 ottobre 2013 e al racconto “televisivo”, vero o falso che sia, dedicato, da una professionista della recitazione e da un mestierante “alza palle sotto rete”, alle abitudini perverse dei frequentatori di casa Berlusconi. Per troppi anni lasciato a guida del martoriato Paese, senza che nessuno, sostanzialmente, muovesse un dito. Quel giorno, giovane imbeccata “lolita”, non perse il professor Umberto Eco ma, l’Italia tutta. Da allora cerco un modo per cancellare quella frase arrogante e sguaiata, vergogna per quanto è stato lasciato fare alla spregiudicata ragazzina. Penso di aver trovato il gesto riparatore di quella offesa rivolta all’ideatore del personaggio ineguagliabile di Guglielmo da Baskerville.
Si, penso d’aver trovato la soluzione. A presto
Oreste Grani
RAGIONA ITALIA FIRME A QUOTA SETTECENTO
ROMA – Continua a raccogliere adesioni, sono già circa settecento, l’ appello ‘ Ragiona Italia’ promosso da Alleanza Democratica e da un gruppo di intellettuali fra cui spiccano i nomi di Norberto Bobbio, Umberto Eco, Luciano Benetton, Furio Colombo, Ettore Gallo, Margherita Hack, Paolo Sylos Labini. Un invito, rivolto “all’ Italia, delle professioni, della laboriosità civile”, a “scendere in campo in prima persona come ha fatto nei referendum e come ha fatto nelle ultime amministrative” per fare nascere, come dice Bobbio, “un paese politicamente maturo, diviso tra diversi gruppi che si contendono pacificamente il consenso degli elettori, non lacerato da fazioni che usano per combattersi non argomenti, ma insulti”. Alle firme in calce al testo ieri si sono aggiunte altre decine di nomi. Fra le ultime adesioni quella del regista Mario Monicelli, del disegnatore Guido Crepax, degli artisti Achille Perilli, Giò Pomodoro, Arnaldo Pomodoro e Toti Scaloja, dello scrittore Enzo Siciliano. Aderiscono anche Annamaria Guiducci, direttrice della Pinacoteca di Siena, Mauro Bettini, preside della Facoltà di Lettere sempre a Siena. Dalla stessa Università ieri sono arrivate anche le adesioni di ventisei docenti. Altre firme arrivano dalla Sapienza di Roma: Mara Donna Rumma, Pietro Clementi, Pietro Marietti, Enzo Martucci. Dalla capitale sottoscrivono l’ appello di Bobbio e degli altri intellettuali anche la drammaturga Maria Letizia Compatangelo, il regista Marco Lucchesi, la sua collega Maddalena Fallucchi, Alberto Scarponi, segretario generale del sindacato nazionale scrittorI Firme anche dal mondo dei giornali: Emanuele Imperiali, Dino Frescobaldi, Silvana Paruolo, Paola Di Raimondo e Adele Cambria.
L’ha ribloggato su Leo Rugens.
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