Non vi fate distrarre dal suono del putipù, dello scetavajasse o del tricche ballacche del datagate e simili. Teniamo la barra dritta sul “Grande cambiamento” culturale che nell’Intelligence è in essere e …male non fare, paura non avere
Temo i “greci” quando portano doni, figurarsi se si presentano con un “cavallo di legno” della dimensione di una “pen drive”. Ma me ne fotto delle loro contorsioni mentali e più avanti capirete perché. In realtà non temo nessuno, tanto meno i fratelli greci che hanno diritto a fare i “greci”. Aggiungo che porto un nome greco che più greco non si può: Oreste. Cerco, invece, di stare alla larga dai “ciucci presuntuosi” perché sono veramente pericolosi. Torniamo ai furbacchioni e alle microspie in dotazione ai “servizi” o in uso a società private nate appositamente per queste attività invasive. I manufatti sono apparati che hanno dimensioni di pochi millimetri e possono essere occultati praticamente, in ogni oggetto di uso comune con un rischio bassissimo di essere scoperti. A volte lo strumento del controllo informatico (le pen drive ad esempio) è “infarcito di seduttivi contenuti”: a seconda dei vostri legittimi interessi o curiosità intellettuali vi verrà propinato materiale alla bisogna, pornografia compresa. A volte la pen drive è “vuota”, e il vostro interlocutore, “generoso ma malintenzionato”, vi viene in “soccorso”, sperando di “rimanere con voi” anche dopo che vi siete salutati. Non c’è niente di male a provarci. Peggio è se, il furbacchione di turno, vi fa dono di una “penna vera e propria” (che sia una bic o una splendida Wathermann).
Niente paranoie: il consiglio è “beccarsi il becchime”, come si dice nell’ambiente, facendosi credere un “pollo” (soprattutto nel caso di una splendida penna che, visti i tempi, si può sempre vendere!) e attenersi alla regola strategica che un mio caro amico suggerisce: “male non fare, paura non avere”.
Veniamo al sodo. L’arma strategica contro il monitoraggio audio video delle vostre esistenze è solo la scelta di campo a favore della legalità, del diritto naturale, della difesa degli ultimi, del buon senso, dell’agire consono a quello che, in ultima analisi, farebbero “una buona madre e un buon padre di famiglia”. Altro, non si può fare, se non si è addestrati. E cosa voglia dire essere addestrati, è terreno su cui da tremila anni, si discute. Mi raccomando su questo punto, pochi e ingenui lettori: non pensiate che sia semplice poter navigare nell’oceano dell’illecito. Non commettete mai, la leggerezza di sentirvi all’altezza di cose complesse come, i “doppi o tripli giochi”. Il fare dovrebbe essere solo appannaggio (pesantissimo!) di un’élite che si è forgiata, a “sufficienza”, nella splendida arte del “saper dire di no”. Tornerò su questa espressione criptica, in piena luce, quanto prima e in spirito di servizio, per chi (mi riferisco a tutti a quei “cercatori nella rete” di notizie su come si può “entrare nei servizi) se la sentirà di affrontare il percorso implicito nel passaggio “dal noto, all’ignoto”. Veniamo all’oggi, con tutti i suoi Julian Assage, Edward Snowden e, in queste ore, la NSA. Evitiamo l’effetto overdose che ci porterebbe a non capire più nulla, divenendo così solo spettatori di uno “scazzo” tra organismi macroscopici che hanno, da troppi anni, una sola finalità: mantenere il budget e l’implicito potere che si accompagna alla gestione di montagne di soldi. Il resto, sono tutte cazzate.
Ciclicamente si porta allo scoperto “l’altro da se” (una volta può essere l’FBI contro la CIA, un’altra la CIA contro la NSA e scusate le semplificazioni) e lo si ridimensiona su un solo vero terreno a cui queste vicende sono dedicate: i soldi. Nel caso specifico, i dollari. Torniamo al mondo piccolo, piccolo che ci riguarda e a “chi a tradito chi”, in Italia. Affidiamo questo tema “degli appecoronati traditori della sovranità nazionale e di chi ha firmato, in piena consapevolezza, i protocolli diplomatici segreti di 3° livello”, ai cittadini eletti al Parlamento nelle fila del M5S e, ne vedremo delle belle. È loro (che ne hanno il potere legittimo) il compito di fare domande che non lascino possibilità ai traditori della Nazione. Vedrete che, a differenza di quanto è sempre successo in passato questa volta, nessuno se la scampa. Comunque, se il buon giorno si vede dal mattino (caso Shalabayeva, veDrò/Enrico Letta, Regione Lazio ed altro), i “cittadini” deputati del M5S si preparano, dentro e fuori del COPASIR, a dare battaglia.
Torniamo al tema. Nell’epoca della miniaturizzazione, la cornice di un quadro, la ciabatta utilizzata per i collegamenti alla rete elettrica, la presa a muro della corrente, il mouse del computer o le chiavi dell’automobile, tutto può diventare un complesso ed efficiente apparato di intelligence. Le microspie possono essere celate dappertutto, e possono essere utilizzate per rilevazioni ravvicinate o a distanza, grazie anche alla combinazione tra la microspia vera e propria e il ricevitore, una “scatoletta magica” in grado di raccogliere uno o più canali di trasmissione. I ricevitori possono essere piazzati a distanza in luogo fisso o, tramite la connessione alla rete GSM, possono essere attivati da un cellulare da qualsiasi angolo del mondo, a prescindere da dove si trova la microspia.
Amici cari e pochi ma affezionati lettori, avete capito? Con questi signori che non hanno niente altro da fare che rompervi le scatole (non i ricevitori), non c’è altra strada che seguire il consiglio del mio amico giovane ma già molto saggio: “male non fare, paura non avere“. Anche perché tutti quegli “aggeggi elettronici” sono solo business e, nulla hanno a che fare con la “sicurezza dei cittadini” che hanno diritto di vivere in uno “stato intelligente”. Come profeticamente, noi di “Ipazia” e di “Turing” ci siamo permessi di dire durante il convegno intitolato appunto “Lo Stato Intelligente – I Finanziamenti Europei per l’Innovazione e per la Sicurezza”.
Prima ancora (era il dicembre 2005), questi temi venivano anticipati nel testo sull’intelligence culturale ideato e scritto in collaborazione con la Dott.sa E. B. intitolato “Ubiquità, ovvero la dimensione necessaria di un Intelligence Culturale”. Continuo a mettere (come ho fatto altre volte) solo le iniziali della persona, non per defraudare la studiosa di qualcosa (come tracce elettroniche nella rete mi fanno ritenere lei pensi), ma perché il suo degno nome, non venga abbinato al mio che, a suo dire, tanto onorato non è.
Sul tema, doloroso, del mio onore, dopo la “misura attiva” subita, ho dovuto affidare alla rete oltre 2.000.000 di parole descriventi circostanze, persone, stili di vita (tutti accadimenti che hanno portato una assenza totale di accumulo di beni di qualsiasi genere). E come, “autorevolissimi luoghi elettronici di garanzia”, specializzati nella ricerca della verità, spontaneamente, mi hanno voluto testimoniare, dopo aver approfondito la mia vicenda personale. Per la viltà di alcuni che non hanno ritenuto di dovermi difendere, quando sembravo un uomo morto o alla mercè di chi avesse voluto darmi “la stoccata finale”, sono dovuto arrivare a raccontare dettagli del mio operare che ancora oggi potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza delle persone a me care. Come si può leggere parlo ancora e solo dei rischi per i miei cari e non di quelli che potrei correre io perché se non ho temuto nulla in quegli anni in cui fischiavano le pallottole vere figurarsi che cosa posso temere oggi che, come dice l’insuperato Maestro Mario Luzi, sono “vecchio e tardo”. Tutto questo si sarebbe potuto evitare se alcuni, che avevano mille volte dichiarato di voler servire la Verità, non si fossero dati (per mia fortuna e dei miei cari) da veri dilettanti, allo sport nazionale del tradimento e della perdita della Memoria. Non tutti però e quelli che mi sono rimasti vicino sono stati sufficienti per resistere.
Oreste Grani