Usiamo la “macchina del tempo” e andiamo indietro a prima che spuntasse il fungo tossico Renzi

amici_miei

L’8 dicembre 2013 sarà un giorno come un altro se non ci pensa Papa Francesco a dargli contenuto. Renzi con i suoi suggeritori, ottuagenari imbellettati che siano o obesi “sempre a dieta”, proverà a rifilarci una “ribollita” senza legumi e senza verdure. Cioè, acqua calda e qualche ammiccante “mossetta” giovanilistica. Proviamo a difenderci, usando la solita “macchina (non blu) del tempo” in dotazione a Leo Rugens e andando a prima che spuntasse il fungo tossico Matteo Renzi.

Senza dimenticare l’ammucchiata affaristico-pseudo massonica che sostenne Franco Ceccuzzi nelle elezioni a Siena nel 2011.

“Non possiamo non vedere come nel nostro partito si siano insinuati stili politici, metodi di gestione, modalità di rapporto con la società civile e di relazione con gli interessi privati assai diversi da quelli che devono essere i nostri. Da molti anni a questa parte è cresciuta attorno a tutti i partiti anche un’area grigia e paludosa nella quale la trasparenza è diventata opacità, la competenza professionismo politico e carrierismo arrogante, l’innovazione gestione di potere fine a se stesso”. BEPPE GRILLO.

NO, NO! NON MI SEMBRA FARINA DEL SUO SACCO. MI SEMBRA PIU’ UNA DICHIARAZIONE DI  WALTER VELTRONI. SI, SI! L’AUTORE DELLA “CONFESSIONE” E’ WALTER VELTRONI E, QUANDO SI LEGGE “…nostro partito…” SI INTENDE, PD. Eppure Walterino venne a Siena ad appoggiare Franco Ceccuzzi.

Sono passati secoli da quel 27 giugno 2007, quando al Lingotto nacque quello che doveva essere il grande partito riformista del nuovo millennio. Il PD è ormai fatto a pezzi dalle oligarchie interne in guerra tra loro, e dalla questione morale che per secoli non potrà più tornare ad essere la bandiera della diversità della sinistra.

Sinistra (quindi, anche dei militanti e di troppi elettori) che ha consentito ai suoi vertici “malavitosi” di farsi sostanza divenendo ispirazione definitiva al “Apologo sull’onestà nel paese dei Corrotti” di Italo Calvino:

“C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti”.

IN MANO A CHI STIAMO?

IN MANO A CHI STIAMO?

Ora, dopo una continua rotazione di segretari “salvatori della sinistra e quindi del Paese” vorrebbero farci credere che “Attanasio cavallo vanesio-Renzi” è l’uomo giusto, al posto giusto, al momento opportuno.

Passiamo dal sacro (Calvino) al profano (Verdini-Valori-Renzi). “Profano”, detto di due arruffoni, incanutiti  “massoni” e di un boy-scout, è proprio il colmo.

Prima dell’avvento definitivo (?) dell’era DuDù-Pascale-Marina B, in Italia c’era ancora qualcuno che tramava in nome di Forza Italia e degli interessi di Silvio Berlusconi: Denis Verdini, appunto. I “complotti”, un po seri e un po’ alla “Amici miei”, erano, spesso, ambientati in Toscana (vedi elezioni a Siena 2011 con candidatura “farlocca” PDL del povero  “comunista” Alessandro Nannini “spacciato” per un fervente berlusconiano al solo fine di far vincere il PD Franco Ceccuzzi!) dove, a quei tempi, a destra, il ras era proprio Verdini. La “consecutio temporum” è tutta al passato perché oggi, districarsi “nel sangue e nella merda ” (espressione colorita per definire la politica italiana usata da Rino Formica, già ministro socialista della Prima Repubblica) è ancora più difficile. Siamo interessati alla Toscana perché in questa splendida regione, ci sono nati Dante, Lorenzo dei Medici, Machiavelli. A far nomi, bisogna subito fermarsi perché, viceversa, si dovrebbe citare metà del Dizionario Bibliografico Treccani. C’è nato anche però, Licio Gelli e, come detto, c’è nato Denis Verdini. C’è nato, perfino lo “stragista” Mario Tutti. C’è nato infine, Matteo Renzi e questo obbliga a pensare. Cosa sta per succedere nella già tanto travagliata Italia? Cosa sta per succedere nella “periferia infetta”? Non c’è solo Roma ammalata e brulicante di termiti affamare. Anzi. Cosa sia stata capace di fare, di recente, la Toscana del “malaffare”, è ben descritto dal groviglio del caso, irrisolto, del MPS (merda) e del suicidio (sangue) di Davide Rossi. Come leggete, aveva ragione Rino Formica: sangue e merda. Cosa, di più mortifero di un suicidio, la “Toscana” sia capace di inscenare , nel futuro prossimo, rifilandoci, alla guida del Paese, Matteo Renzi è il “finale” del film in programmazione. Anche Franco Ceccuzzi, sostenuto da tutti gli ex qualcosa di Siena, più tutti i democristiani “margheritini” (come Renzi), da Niki Vendola (piccola foglia di fico a sinistra) per il SEL, da Walter Veltroni (venne a Siena a comiziale per Ceccuzzi anche lui) per se stesso, da Antonio di Pietro per non si sa chi, da  Denis Verdini e il suo “pro-forma” Alessandro Nannini per il correntista del MPS Berlusconi Silvio ed in fine, ultimo ma non ultimo, da Gabriele Corradi scelto da Pier Luigi Piccini perché “senza speranza” guidasse le Liste Civiche, sembrava uno “giovane” e portatore di “efficiente e sana amministrazione”. Dimenticavo: tutto sotto la sapiente (!) regia “giornalistica” del “massone” Stefano Bisi. Pensiamo al futuro ma non dimentichiamo cosa questi “aspiratori di consonanti” sanno ordire pur di continuare a mantenere i loro “stili di vita”.

IN MANO A CHI STIAMO?

IN MANO A CHI STIAMO?

In questa maleodorante fase, andiamoci a cercare il prologo della “resistibile ascesa del Renzi Matteo, classe 1975, da Rignano sull’Arno, margheritino”. Vediamo di non fare il bis del ventennio appena finito (?), col Paese guidato dagli amici di “Drive In”, lasciandoci turlupinare, per altri decenni, dagli amici della “Ruota della Fortuna”.

In Toscana un tempo, governavano i “comunisti” che, come tutti sapete, “mangiavano i bambini”. Ora, si dice che un bambino, aiutato dalle “consorterie pseudo massoniche”, si è “mangiato i comunisti”. In queste storie di cannibalismo, oltre l’ovvio orrore, sentiamo solo tanfo e non vediamo”niente di nuovo sotto il sole”. Per darvi spunti di riflessione, chiedo aiuto e conforto alla scienza di Alberto Statera, giornalista-opinionista che, come forse sapete, è “uno dei miei preferiti”. Anche perché Statera è stato, tra l’altro, mio compagno di banco al liceo e, stimandolo da allora come persona intelligente e come “fonte aperta” altamente attendibile, mi autorizzo, per capire da quale stagno spunti quel fiorellino margheritoso di Renzi Matteo, a “saccheggiare” (rispettosamente) i suoi scritti, ricchissimi di circostanze, raramente (o forse, mai) smentite nelle sedi giudiziarie. Comunque, come al solito, la responsabilità di quanto scrivo, rimane tutta mia. Come il piacere di dare del “cretino” ai cretini e del “gangster” alle termiti che divorano la nostra bella Italia. Questa del “prima di Renzi”, è una storia fiorentina/toscana che ha bisogno di alcune puntate. Abbiate pazienza ma devo anche dormire e continuare a lavorare perché un giorno, non lontano, anche l’Italia sia dotata di una Strategia di Sicurezza Nazionale. Comunque, beccatevi questo anticipo. A Firenze, quasi un anno prima della scadenza del mandato a sindaco di Leonardo Dominici, partono le grandi manovre per le primarie nel PD. Il valore intrinseco a questo comportamento civile (le primarie), travalica i confini del comune e assume il significato di una salvifica panacea che dovrebbe certificare la democrazia interna rispetto allo strapotere delle dittature partitocratiche. A Firenze, il primo passo del “Grande Cambiamento”, si trasforma in un massacro.

Tutti contro tutti, ex diesse  contro ex democristiani, dalemiani contro veltroniani, cattolici contro cattolici.

“Politica e istituzioni volgari, grottesche, approssimative e arruffone” scolpisce Daniela Lastri, prima autocandidata.

IN MANO A CHI STIAMO?

IN MANO A CHI STIAMO?

“Se vince la Lastri è un disastro” le replica Graziano Cioni, il vicesindaco e assessore-sceriffo, in una delle”sante intercettazioni” che hanno portato a indagarlo per corruzione, insieme al suo collega assessore all’Urbanistica (come ti sbagli!) Gianni Biagi. Comunista da sempre,”babbo cenciaio”, come ricorda con orgoglio, sembra un po’ Plunkitt, quel politico novecentesco della New York di Tammany Hall che viveva la politica come un “do ut des” di reciproche fedeltà e favori. Plunkitt teorizzava che la concussione è onesta e che sia impossibile tenere in piedi un’organizzazione politica senza clientelismo, perché gli uomini non fanno politica per niente. A quei tempi non era ancora nato, a Genova, Giuseppe Grillo e non aveva ancora dato vita al MoVimento 5 Stelle che senza soldi sta facendo saltare “il banco della partitocrazia”. Tenete conto, pochi e affezionati lettori, prima di sognare il trionfo della democrazia e della Verità, che in Italia nella terra di mezzo tra Padroni del vapore e Signori degli appalti, vivono quali professionisti della politica “affaristica”, almeno 450.000 individui. Su di loro campano non poche altre realtà parassitarie che potrebbero assommare a circa 2.000.000 di clientes. Per il Fatto Quotidiano di oggi, sono 1.000.000. Tanti comunque e troppi per essere sottovalutati. Torniamo al figlio del cenciaio, Graziano Cioni. Accusato di aver preteso da Ligresti (chi era costui?) un posto per il figlio Emiliano, di avere una amica intima cui ha trovato una casa di Ligresti (ancora lui!), di aver preso sponsorizzazioni da Ligresti (ma basta!), la concezione della politica di Graziano Cioni sembra tutta contenuta nell’intercettazione (santa!) di una telefonata con Sonia Innocenti, una fornaia rimasta senza lavoro con due bambini a carico, che si era rivolta a lui (il compagno comunista, figlio del cenciaio) in cerca di un onesto lavoro. Cioni l’aveva fatta assumere dall’imprenditore Marco Bassilichi. Il “compagno comunista figlio del cenciaio” viene a sapere che al momento di schierarsi per le primarie, la sua beneficata sceglie l’avversario della Margherita, Lapo Pistelli. E, per telefono (ma fatevi un po’ i fatti vostri, brutti spioni!) le fa una sfuriata che è un trattato di politica e di sociologia, se non proprio di filosofia morale: “Ascoltami, io mi posso ritirare, posso andare alle elezioni, posso vincere, ma la gente che è stata con me e poi se ne scorda, mi fa incazzare (1), mi fa incazzare (2), mi fa incazzare (e 3)…capito? Allora è bene che te ne ricordi…( chissà, “il difensore degli ultimi” cosa volesse dire?)…Ma che mi prendi per il culo?” Quindi, per il figlio del cenciaio, le persone ( la madre e i suoi figli) e le aziende con i relativi posti di lavoro (Bassilichi SPA), sono “cosa sua”. Non si impara mai abbastanza:  ritenevo, infatti che solo nella Russia degli Zar, prima della Rivoluzione d’Ottobre, i “burocrati imperiali” fossero padroni assoluti della vita degli altri esseri umani e dei loro pensieri segreti. Quale, fine a prova contraria, dovrebbe essere il voto. Sia pur in una votazione ridicola e manipolata quale quella da cui usci, inaspettatamente, con il 40% dei dei voti l’eroe salvifico che l’Italia degli oppressi aspetta. Dimenticavo: Renzi fu votato/lanciato dal 40% di 37.468 fiorentini cioè, 14.987 italiani.

Attenzione ai numeri relativi e a quelli assoluti. Da ieri lo ritroviamo quasi segretario del Pd che blatera contro i professionisti della politica che in molti devono tornare a lavorare. Sarebbe opportuno che lo facesse anche lui, se avesse un “mestiere” a cui tornare. Ma, come abbiamo scritto il…, Matteo Renzi non ha mai fatto altro che il “carrierista” politico e non ha un lavoro a cui tornare. Meditate gente, meditate. Fine della prima puntata.

Oreste Grani