L’India congela l’acquisto degli elicotteri AgustaWestland e Finmeccanica esulta. Urge uno psichiatra
Abbiamo letto, qualche mese addietro, con nostro imbarazzo per chi faceva circolare quelle illazioni, che volevamo spezzare le reni all’India per la questione dei Marò (vedi Il Giornale del 28.2.12). Per qualche giorno, ambienti governativi, hanno minacciato sabotaggi e altre bischerate del genere. Evidentemente l’aria che si respira alle pendici di Monte Mario (Farnesina) non è delle più salubri e anche la signora ministra Emma Bonino, mal consigliata e assistita, cominciava a perdere la rotta. Dopo la vicenda “Shalabayeva con figlia” (vicenda gestita inizialmente da veri “pulciari” dal Ministero dell’Interno e, successivamente, solo apparentemente aggiustata grazie all’intervento tempestivo, equilibrato, fermo sui principi della difesa dei diritti umani violati, attuato dalla delegazione del M5S), gli stessi ambienti hanno vagheggiato di spezzare le reni alla Grecia. Mi scuso, volevo scrivere… all’India. Chi spezza le corna a chi oggi è su tutti i giornali del mondo.
L’India accetta l’arbitrato, Finmeccanica sorrideIL GOVERNO DI NEW DELHI ANNULLA IL CONTRATTO DA MEZZO MILIARDO PER 12 ELICOTTERI, MA ACCOGLIE LA RICHIESTA DELL’AZIENDA ITALIANA
di Carlo Di FoggiaDa ieri, nell’affaire indiano di Finmeccanica si contano una conferma e un novità. Con una doppia mossa l’India ha infatti ufficialmente cancellato il contratto da 560 milioni di euro con la AgustaWestland, controllata di Finmeccanica, per l’acquisto di 12 elicotteri, finito al centro di uno scandalo di corruzione che ha portato all’arresto e alle dimissioni dell’ex amministratore delegato, Giuseppe Orsi, caro alla Lega. Contemporaneamente il ministero della Difesa indiano ha però accettato la richiesta di arbitrato internazionale avanzata a ottobre dalla società italiana. Arbitrato che quindi potrebbe riaprire l’intero dossier. Non a caso fonti vicine al gigante italiano della Difesa precisano che “non di cancellazione” si tratta ma di “un’interruzione”, e di un sostanziale “successo”.
TRADOTTO: il contratto continua di fatto a essere congelato. Poco si sa ancora dei tempi del procedimento, intanto però il ministero della Difesa indiano ha comunicato nella nota ufficiale diramata ieri di aver nominato l’ex giudice della Corte Suprema B.P. Jeevan Reddy come arbitro per la sua parte. AgustaWestland aveva già annunciato il 20 novembre scorso di aver scelto invece come proprio arbitro l’ex giudice della Corte Suprema ed ex presidente dell’Alta Corte del Kerala, B.N. Srikrishna. A questo punto si tratta di trovare un accordo sul terzo componente del collegio. Nel frattempo però, precisamente dal febbraio scorso, i pagamenti del governo indiano sono sospesi, nonostante – dopo essersi aggiudicata la commessa nel febbraio 2010 – l’azienda italiana abbia già consegnato tre elicotteri, regolarmente in uso nell’aviazione indiana, e altri tre velivoli siano pronti alla consegna (altri sei sono in varie fasi di lavorazione).
La decisione del governo di New Delhi era stata già anticipata a novembre dalla stampa indiana, dopo che il contratto era stato sospeso in seguito alle notizie uscite dall’inchiesta italiana. Sulla commessa vinta dal Gruppo Fin-meccanica pesa infatti l’accusa – avanzata dai magistrati italiani – di una mazzetta da 51 milioni di euro che sarebbe stata pagata a diversi funzionari indiani per ottenere garanzie sull’accordo. Orsi è il principale imputato per corruzione internazionale, insieme all’ex ad di Agusta Westland, Bruno Spagnolini, nel processo con giudizio immediato in corso a Busto Arsizio. La vicenda è nota. Tutto parte dalle dichiarazioni che l’ex direttore centrale di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni, rilascia ai pm napoletani Vincenzo Piscitelli, Henry John Woodcock e Francesco Curcio. Borgogni racconta di aver appreso all’interno dell’azienda che nella vendita dei 12 elicotteri sarebbe passata una “mediazione” da 51 milioni di euro. Due gli intermediari rilevanti: Guido Ralph Haschke (col socio svizzero Carlo Gerosa), cittadino italo-americano residente a Lugano, considerato la vera gola profonda della vicenda, è stato arrestato a ottobre e sentito a processo nelle scorse settimane; l’inglese Christian Michel, un mediatore attivo da anni nel mercato delle armi e in ottimi rapporti con Orsi. Nel caso è coinvolto anche l’ex capo dell’aviazione indiana, S.P. Tyagi, sul quale indagano anche le autorità del suo paese.
CURIOSAMENTE nessun commento è arrivato dal governo italiano, già impegnato nella delicata vicenda dei due marò, e la notizia ha finito per riacutizzare le ferite interne a Scelta Civica, con il deputato Gianfranco Librandi che chiede le dimissioni dell’ex compagno di partito, il ministro della Difesa Mario Mauro. Nella resa dei conti interna alla formazione dell’ex premier va iscritto anche il senatore Aldo Di Biagio, fuoriuscito proprio insieme al ministro: “Librandi non sa di cosa parla. Chiede le dimissioni di Mauro quando quella vicenda è nata proprio durante il governo Monti”. Daniela Santachè, invece, ne approfitta per dare addosso ai giudici come da tradizione: la decisione dell’India “è il frutto della spettacolarizzazione delle inchieste: quando presunti mostri vengono sbattuti in prima pagina, poi ci sono ripercussioni di immagine che ci danneggiano anche a livello internazionale”. Poco importa che non abbia del tutto compreso la notizia di ieri.
Noi di Leo Rugens, dopo aver detto la nostra (in tempi non sospetti), nel post La festa delle Forze Armate senza retorica… e aver suggerito, anche recentemente, una strada “diplomatica” alternativa a tutte quelle inutilmente e, soprattutto, dispendiosamente tentate, oggi scriviamo, forse con una punta di presunzione se non di arroganza, direttamente alla signora ministra ma, “depositando” il nostro suggerimento in via di Torre Argentina, in mani più sicure di quelle che, evidentemente, la circondano e la assistono.
Speriamo che, nella sede storica del glorioso Partito Radicale, ci sia ancora qualcuno che vuol bene ad “Emma for President”.
Leo Rugens