Nel stesso periodo in cui la P.A. accumulava debiti non pagando servizi essenziali come le intercettazioni telefoniche e ambientali, qualcuno ordinava Maserati 4 Porte
In Italia, anche l’ultimo dei cittadini interessato minimamente a “questioni di giustizia” sa che, il comparto delle cosiddette intercettazioni telefoniche è un settore, non solo delicatissimo, per ovvi motivi ma, continuamente, al centro di polemiche e tentativi di “destabilizzazione”. Chi mi legge da tempo, ricorda, sicuramente, che ritengo “sante” e indispensabili, dal punto di vista investigativo, le intercettazioni, sia ambientali che telefoniche.
Non tutti i cittadini, sia pur attenti, sanno però che il settore, dal punto di vista imprenditoriale, è un vero e proprio “casino”, come nessuno al mondo, si potrebbe aspettare. Ciclicamente, a via Arenula, sede del Ministero di Grazia e Giustizia, per questi atipici e preziosissimi fornitori, finiscono i soldi. Negli anni, aziende anche benemerite per i servizi svolti, sono “saltate”, disperdendo un patrimonio di professionalità e di informazioni che non sarebbe stato opportuno che finissero fuori controllo.
Ad esempio, si legge, in questi giorni, grazie all’azione coordinata del Il Fatto Quotidiano e dell’avv. Andrea Gatto che cura gli interessi della società COGEI srl, che la stessa è in gravissime difficoltà finanziarie proprio perché non viene pagata per le attività investigative svolte. A me risulta che il Ministero abbia comprato un numero significativo di auto blu destinate alla dirigenza della Amministrazione Penitenziaria per una cifra nettamente superiore a quella dovuta alla COGEI srl. Perché non si vendono, seduta stante, quegli orpelli a quattro ruote e, con il ricavato, si salda l’azienda destinata viceversa ad essere liquidata? Contestualmente si può provare a chiedere alla proprietà di riassumere i dieci dipendenti licenziati. Sarebbe populismo “grillesco” e quindi, disdicevole? Se poi alle auto superflue del ministero di via Arenula, aggiungessimo le “Maserati 4 Porte” a suo tempo fatte comprare dall’eroe della “campagna d’India” (leggi “Marò”), Ignazio La Russa in Ligresti, il gesto sarebbe demagogico e populista ma, particolarmente gradito ai cittadini elettori.
Oreste Grani