Quel Gran Cordone di Prodi e il Kazakistan
DIN-DON;DIN-DON;DIN-DON avete capito che il passaporto della Signora Shalabayeva era autentico?
Cortesemente rileggete uno dei tanti post dedicati da Leo Rugens a quella vicenda! Il 23 maggio 2013 Romano Prodi si trovava in Kazakistan. Il 28 maggio 2013, i ragazzi esuberanti del nostro Ministero dell’Interno, davano della “puttana russa” alla signora, “moralissima” e “madre di famiglia”, Alma Shalabayeva. Nei mesi precedenti, da quelle terre erano andati e venuti i “piazzisti d’armi” della Beretta. Speriamo, con tutto il cuore, di non scoprire che, tra le tre “cose”, ci sia un nesso.
Me lo auguro per Romano Prodi che ambisce a divenire presidente della Repubblica Italiana non potendo esserlo, di quella Kazaka.
Da quando – era la sera del 28 maggio 2013 – i mal comandati uomini della “Sicurezza italiana”, in modo sguaiato, si sono presentati alla porta della villetta di Casal Palocco dove presumevano che si nascondesse il pericolosissimo latitante kazako Ablyazov, milioni di italiani hanno scoperto l’esistenza del Kazakistan.
Non così i “commerciali” della Beretta, ditta nota al mondo per i suoi prodotti (armi) che possono essere definiti di assoluta eccellenza. Infatti, i piazzisti bresciani (Gardone Valtrompia), favoriti da relazioni e protezioni “politiche” che sono in via di approfondimento a causa di una legittima richiesta di chiarimenti da parte dell’OPAL, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere (leggi il comunicato originale), che si è rivolto al Prefetto e al Questore di Brescia per saperne di più (tipologia e destinatari) su di una fornitura esportata da Brescia verso il Kazakistan, sono riusciti a vendere una sostanziosa fornitura di strumenti tecnologici per uccidere gli esser umani. Vuoi vedere che il vecchio detto dell’armeno Gulbenkian: “Ogni goccia di petrolio una goccia di sangue (armi)”– gratta, gratta si trova sotto anche a questa storia di piccole/grandi prepotenze e diritti violati?
Il “mondo gira” e ciò che non era riuscito a fare quel super piazzista di Berlusconi Silvio, nonostante la stretta amicizia con il presidente Nazarbayev, a Leo Rugens risulta essere riuscito a Letta Enrico, nipote per bene di Letta Gianni. È sotto il suo mandato governativo (per fortuna dell’Italia, a tempo determinato), infatti, sembra, che siano pervenuti, a mo’ di campionario, 40 fucili d’assalto calibro 7,62 x 39 mm Nato, altrettanti lanciagranate calibro 40 mm e 1000 granate compatibili. Inoltre, cosa curiosa, nella spedizione, risulterebbero pervenute, ad Astana, tre pistole semiautomatiche PX4 Storm corredate (udite, udite!) da sei “dispositivi di soppressione del rumore da sparo (i silenziatori, per capirsi). Che ci si fa con queste pistole silenziate se non compiere azioni “bagnate” (quelle, per intendersi, con licenza 007) di sangue? Ma lei, signora Ministra Emma Bonino, un tempo “ghandiana”, lo sapeva che vendiamo pistole silenziate ai servizi segreti kazaki?
Le male lingue, forse anche male informate (non sanno precisare il modello), sostengono che della partita fanno parte anche due carri armati, tanto per non farsi mancare nulla.
Forse, tanta ferraglia ammazza gente rimarrà in attesa di essere mostrata all’Expo 2017 che si terrà proprio ad Astana. Saranno forse accordi presi come trasferimento di esperienze che i “lombardi ” si preparano a fare, a Milano, nell’imminente 2015. O, forse, no! Forse, più semplicemente, Letta Enrico è riuscito dove era fallito Berlusconi, solo perché il vero apripista e facilitatore è l’uomo più pagato del Mondo, “per non dire nulla”, cioè il consulente privatissimo di Nazarbayev: Romano Prodi. L’uomo che, nel lontano 1997, fece istruire la pratica perché il presidente del Kazakistan fosse insignito del “Gran Cordone” (l’onorificenza più ambita in questo povero nostro Paese) e che, da allora è particolarmente ascoltato in quelle lande, fino a Mosca: a suon di milioni di euro/dollari.
Altro che quel dilettante erotomane di Berlusconi Silvio, portato, alla fine, fuori strada anche dal bolognese Valentino Valentini. Felsineo (bolognese) come Romano Prodi. Quel bolognese da cui ancora aspettiamo di sapere perché da cristiano apostolico romano si dilettasse con il mondo diabolico dell’evocazione dei morti.
Mai Romano Prodi sulla poltrona che fu di Sandro Pertini. Meditate gente, meditate.
A voi, cari cittadini organizzati nel M5S, il compito di vigilare, contrastare, sconfiggere i “gattopardi” della Partitocrazia.
Leo Rugens
L’ha ribloggato su Leo Rugense ha commentato:
Raramente siamo stati così (pericolosamente per noi!) preveggenti. Ed informati. Si avvicina il tempo dell’asta quirinalizia ed è opportuno che “nessun dorma”! Leo Rugens/Oreste Grani
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