Cesare Mori dove sei?

Cesare Mori

Mori si insediò quindi a Palermo il 1 novembre dello stesso anno e vi rimase fino al 1929. Qui attuò una durissima repressione verso la malavita e la mafia, colpendo anche bande di briganti e signorotti locali, anche attraverso metodi extralegali (fra cui la tortura, la cattura di ostaggi fra i civili e il ricatto), con l’esplicito appoggio di Mussolini, otterrà significativi risultati e la sua azione continuerà per tutto il biennio 1926-27. Secondo Saverio Lodato e Marco Travaglio “spesso, al prefetto di ferro scivolava la mano anche nei confronti degli oppositori politici – socialisti e comunisti – nell’illusione che la lotta alla mafia desse la possibilità di fare due servizi con un viaggio solo”, sebbene Mori “arrestava anche fascisti, se per questo: convinto che la mafia sin da allora fosse trasversale agli schieramenti politici”. Il 1º gennaio 1926 compì quella che è probabilmente la sua più famosa azione, e cioè l’occupazione di Gangi, paese roccaforte di numerosi gruppi criminali. Con numerosi uomini dei Carabinieri e della Polizia passò quindi al rastrellamento del paese casa per casa, arrestando banditi, mafiosi e latitanti vari. 

I metodi attuati durante quest’azione furono particolarmente duri e Mori non esitò ad usare donne e bambini come ostaggi per costringere i malavitosi ad arrendersi. Fu proprio per la durezza dei metodi utilizzati che venne soprannominato Prefetto di Ferro. (dal blog http://cesaremori.blogspot.it/)

Corigliano centro storico

Un piccolo, innocente, tenero bambino è stato bruciato. Il piccolino è stato vittima di chi, mostro senza onore, ritiene di aver diritto a compiere atti di questa natura belluina perché lo Stato italiano è fatto di cacasotto, di corrotti, di cocainomani, reggipalle dei mafiosi, che siano di origine siciliana, calabrese, campana o alto atesina. Avete letto bene: bruciato un bambino di tre anni. La stessa età di mio nipote V.

Come suggerisco da tempo (se non lo avevate ancora capito, oggi lo dico esplicitamente), è ora che chi ritiene di celebrare degnamente il Bicentenario dell’Arma dei Carabinieri solo con atti formali e “cerimoniali”, si impegni anche con scelte operative che siano di esempio al Paese tutto e, soprattutto, di  sostanziale contrasto alla criminalità organizzata. Nel territorio dove è avvenuto questo atto fuori da ogni precedente, gli assassini vanno stanati e abbattuti in “conflitto a fuoco” a monito che lo Stato non ci sta più a subire tanta protervia.

Oreste Grani

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