27 Gennaio 2014, Giornata della Memoria: verità incontrovertibili e “teste di maiale”

Ecclesiastes

Il post che segue è dedicato ai norcini/porcari tagliatori di teste di maiali, dilettanti criminali dell’ultima ora, più “teste di cazzo” che nazionalsocialisti. Inoltre per la natura stessa del testo è indirizzato, in un suo passaggio a chi, ancora una volta, si lascia confondere da sterili dibattiti sulla “destra” e la “sinistra “.

Questa della destra e della sinistra, come ho fatto cenno nel post “1/DESTRA O SINISTRA? IL COGLIONE DI DESTRA (BERLUSCONI) SI TOGLIE DI MEZZO E NOI, COME ERCOLE, SIAMO AL BIVIO” è una questione che riguarda, sostanzialmente, i testicoli o, meglio, “i coglioni”. Che, evidentemente, in giro, abbondano. Quello che segue e un “brano” di un racconto che non teme nessun attacco “negazionalista”: è tratto dal libro “L’ultimo sopravvissuto – Una storia vera. La testimonianza del bambino che da solo sfuggì agli orrori dell’Olocausto” di Sam Pivnik . L’autore (la storia è autobiografica) è polacco e questa sottolineatura è per i saccenti che commentano, da qualche tempo e in vario modo, il brano di Alberto Massari  (La svastica sul pallone) comparso nella rivista telematica “La Fucina” . 

L'ultimo sopravvissuto - Una storia vera. La testimonianza del bambino che da solo sfuggì agli orrori dell'Olocausto

“Ad Auschwitz non c’erano calendari. Nessuna data, nessuna ricorrenza, nulla che segnasse lo scorrere del tempo. Per i più fortunati, per quelli di noi che sono rimasti in vita, a ogni notte seguiva un altro giorno, e i giorni diventavano settimane. Non molti sono sopravvissuti all’avvicendarsi dei mesi. Ecco perché non so dire quando mi ammalai. Probabilmente era il dicembre del 1943, gelido come solo l’inverno polacco sa essere. Con addosso solo la sottile casacca a strisce e i pantaloni, avrei dovuto patire un freddo atroce, ma quella mattina mi sentivo bollente e sudavo”.

…”Ricordo a mala pena il mio turno di lavoro alla Rampa quel giorno. Probabilmente i convogli rallentarono, come facevano sempre, avvicinandosi alla piattaforma, tra lo sferragliare dei vagoni, lo sbuffo dei motori e il sibilo del vapore che si levava verso l’alto; poi le porte si aprirono per lasciare emergere quelle povere anime condannate , che sbattevano le palpebre offese dalla luminosità del cielo terso. Li avevo visti così tante volte prima di allora che ormai non ci facevo più caso. I più piccoli piangevano aggrappati alle madri, le donne stringevano a sé i loro bambini. Gli anziani ortodossi provavano a parlare con il Kommando, in cerca di una spiegazione per l’inesplicabile; i vecchi, gli occhi spalancati e il corpo scosso da tremiti, zoppicavano lungo la Rampa, spintonati dagli uomini delle SS. Io sapevo chi evitare, quali occhi non dovevo incrociare, da quali di quei cani, ringhianti e con le zanne scoperte, tenermi alla larga. E continuavo a eseguire le mie mansioni come ogni giorno: trascinare fuori dai vagoni cadaveri ricoperti di escrementi, cercando di trattenere il respiro in quel tanfo. Li lasciavamo distesi sul cemento, lontano dalle schiere dei vivi che intanto venivano portate via a passo di marcia. A destra, la vita. A sinistra la camera a gas. Nessuno schema. Nessuna ragione. Solo lo scatto casuale di un dito coperto di un guanto immacolato. Destra. Sinistra. Sinistra. Destra. Sinistra. Sinistra.”

Alla luce di questi ricordi, rimane difficile, oggi, appassionarsi al dibattito partitocratico destra/sinistra. Preferisco affidare al “culto della memoria” la soluzione dei pensieri che mi si affollano man mano che la vita mi obbliga ad incontrare schiere di ignoranti negazionisti, indifferenti ma “beati” nella loro condizione eburnea, arroganti accumulatori di ricchezze, traditori degli impegni assunti.

Leo Rugens

P.S.: Trovare gli autori dell’invio postale e “puzzolente” delle “teste di suino”, sarà, investigativamente, relativamente facile. Più difficile, ma non impossibile, trovare chi, durante la lunga e doverosa detenzione dei rei, si prenderà cura di loro. Comunque, c’è un tempo per ogni cosa, come insegna la saggezza dell’Ecclesiaste di Qoelet.

1. Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.

2. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,

un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.

3. Un tempo per uccidere e un tempo per curare,

un tempo per demolire e un tempo per costruire.

4. Un tempo per piangere e un tempo per ridere,

un tempo per fare lutto e un tempo per danzare.

5. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,

un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.

6. Un tempo per cercare e un tempo per perdere,

un tempo per conservare e un tempo per buttar via.

7. Un tempo per strappare e un tempo per cucire,

un tempo per tacere e un tempo per parlare.

8. Un tempo per amare e un tempo per odiare,

un tempo per la guerra e un tempo per la pace.

9. Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?

10. Ho considerato l’occupazione che Dio ha dato agli uomini perché vi si affatichino.