Tra poche ore, a Servizio Pubblico, Michele Santoro rivelerà le responsabilità di Giuseppe Grillo nella oscena trattativa Stato-Mafia
Un giorno, portatomi da G.C. (un dipendente molto intelligente e intraprendente, assunto, con grandi sacrifici dell’azienda, a tempo indeterminato), si presenta, al mio ufficio, Claudio Martelli, seguito dall’immancabile Sergio Restelli.
Un pezzo di “storia patria” ambulante, mi dico, sotto forma di “strana coppia”. Mi sembrò un’occasione da non perdere e ritenni che mi si aprisse la strada di possibili conversazioni intorno a quegli anni terribili (1978-1993) che, come ancora si vede, sono più “in ombra” che “in piena luce”.
Questa sera, 30.1.14, a “Servizio Pubblico” di Michele Santoro, se ne avrà l’ennesima prova.
Martelli è l’uomo che volle al Ministero di via Arenula, l’onesto Giovanni Falcone. Martelli fu inoltre il politico che ritenne di trasferire da una piccola sede di provincia piemontese il pretore Lombardi perché attuasse quella rivoluzione informatica dei processi che ancora aspettiamo. Mi fregai con le mie stesse mani accogliendo il vice di Bettino Craxi attratto dall’opportunità di poter finalmente capire come erano andate alcune cose. Per tenermelo vicino, arrivai a convincermi che potesse essere ancora un valido aiuto per Pierluigi Piccini nella imminente, a quella data, avventura elettorale senese (primavera 2011). Fui messo fuori strada anche dai modi cordiali con cui il giudice Rosario Priore (che, come sapete, stimo moltissimo) trattò, nel mio ufficio, Claudio Martelli, quando avvenne, in mia presenza, un loro incontro. Come sapete, se avete letto almeno parte dei post di questo blog, fu un vero disastro la spedizione senese e da quel tentativo nobile di dare, nel nome onesto di Ipazia alessandrina, una indicazione elettorale anti partitocratica a Siena, ne uscii con le ossa rotte. Un dignitoso 17% per la lista che appoggiavo non servì a niente e Martelli, pur battendosi, riportò solo 96 preferenze. A quella data, ignoravo che Martelli fosse tanto odiato nella città covo dei peggiori doppiogiochisti d’Italia e dove, anche un nanetto come Stefano Bisi, sembrava un gigante. Una città, dove una persona in evidenti difficoltà di concentrazione quale lo sfortunato Alessandro Nannini viene votato dal 22% per cento dei “contradaioli”, dovrebbe essere interdetta al voto per cinque turni elettorali.
Quella percentuale (17%) non solo fu insufficiente per andare al ballottaggio contro l’inutile Franco Ceccuzzi ma mi lasciò in un mare di guai. Proverò a chiarire, ora che sono stato costretto al racconto della parte riservata della mia vita, a cosa ero interessato quando G.C. mi servì su un piatto d’argento, l’ex Guardasigilli. Sempre tampinato dal suo “eterno” amico Sergio Restelli. Veniamo al movente: nel corso di indagini svolte nell’ambito di diverse inchieste giudiziarie, sviluppatesi agli inizi degli anni ’90, era risultato evidente che il Partito Socialista, quello di Bettino Craxi e Claudio Martelli, a cavallo degli anni ’70 e’80 si era venuto a trovare in una condizione di sudditanza nei confronti della loggia pseudo-massonica P2, e soprattutto nei confronti di chi manovrava e, ritengo, manovra gli uomini che le hanno prestato, all’epoca, giuramento e che non sono ancora deceduti. Ricordavo di aver letto, in un libro dal titolo emblematico, Politica Ladra. Storia della corruzione in Italia. 1861-1992 di Sergio Turone, delle pagine dedicate ai socialisti che non lasciavano adito a dubbi e che nei prossimi giorni riporterò fedelmente per voi, pochi ma affezionati lettori.
Questa sera, intanto, godetevi le “telefonate” se avete ancora bisogno di maturare convincimenti sulla statura morale di chi pretende di guidarci. L’ora è grave e non mi sembra che i responsabili di tanto putridume siano gli “ultimi arrivati”, cioè i cittadini onesti, organizzati nel M5S. Ascoltate e ditemi se si può ascrivere il tracollo della sovranità nazionale a Grillo e Casaleggio.
No! Piccoli e grandi mascalzoni, non solo questo non ve lo lasceremo dire ma, se capiamo ancora qualcosa sull’aria che tira, vi consigliamo tutti di “cedere il passo”, senza ulteriori indugi. Nessun dorma!
Leo Rugens