E se Antonio Mastrapasqua non fosse solo un mangiatore di poltrone? E se le poltrone “su cui sedersi “non fossero state scelte solo da lui?

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L’uomo con gli occhiali – Günter Guillaume (Berlino, 1º febbraio 1927 – Petershagen/Eggersdorf, 10 aprile 1995) è stato un agente segreto tedesco della Stasi (DDR). L’uomo con le braccia conserte – Willy Brandt, nato Herbert Ernst Karl Frahm (Lubecca, 18 dicembre 1913 – Unkel, 8 ottobre 1992), è stato un politico tedesco membro del Partito socialdemocratico tedesco (Sozialdemokratische Partei Deutschlands – SPD). Sindaco di Berlino Ovest dal 1957 al 1966, ministro degli esteri e vicecancelliere dal 1966 al 1969 e cancelliere della Repubblica Federale Tedesca dal 21 ottobre 1969 al 6 maggio 1974, quando si dimise dopo la scoperta del coinvolgimento di un suo consigliere in una rete di spionaggio a favore della Repubblica Democratica Tedesca.

Il sano rapporto tra la Madonna e l’Arma dei Carabinieri, come auspicavo, ha fatto il miracolo: uno dei fratelli Mastrapasqua si è, “spontaneamente”, tolto di mezzo.

L’uomo che ha “protetto” (ovviamente l’espressione “protetto” non insinua nulla di illecito!) con la sua sola presenza negli organi direttivi, realtà imprenditoriali quali Almaviva Spa (migliaia di dipendenti e milioni di euro in F24 ogni 16 del mese), Engineering Spa (quotata “brillantemente” in borsa), ha lasciato l’INPS.

Tenete conto che non ho scelto, tra le “25 poltrone”, proprio quelle di Almaviva e di Engineering, senza un preciso motivo. La verità è che ho una sensazione di fastidio (nonostante io sia un profano di mondi elettronici tanto sofisticati), dovuta al fatto che, ad esempio, queste due realtà giuridiche me le immaginavo “andare a gara” in posizioni di mercato contrapposte, in forte concorrenza e non “frequentate”, in modo ubiquo, dagli stessi personaggi influenti. Per cui, dopo il primo miracolo chiesto “alla Regina dei Cieli”, ne chiedo un altro (forse ancora più difficile) quale potrebbe essere un “approfondimento investigativo” di quello che, per semplicità, chiamerò conflitto di interessi nel mondo della “sicurezza” elettronica affidata a questi colossi. “Persone” (la famiglia Tripi e la famiglia Cinaglia) che, spesso, hanno intrecciato le loro fortune imprenditoriali con i mondi produttivi della galassia Finmeccanica, cioè il cuore della Sicurezza nazionale. O, almeno, così ancora dovrebbe essere.

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Se qualcuno se la sente, suggerisco la messa a punto di uno schema, tipo quello pubblicato il 18 gennaio 2014 e dedicato alla “sparizione ” del giudice Paolo Adinolfi. In quel caso fu ucciso un servitore dello Stato; in questo “scandalo”, che si ritiene essere di poltrone, potremmo scoprire che la posta in gioco era la Sicurezza nazionale. Non escludo, infatti, che dallo “schema” potrebbero emergere nessi e  “prove logiche”, tali da disvelare perché Italia sia tanto arretrata nel campo informatico pur spendendo, in questo settore, “troppo” rispetto a risultati “sconfortanti”. Altro che CONSIP! Potremmo scoprire che l’arretratezza è voluta perché una condizione di precarietà nel mondo degli algoritmi complessi impedisce, di fatto, una qualunque forma di sovranità nazionale. Potremmo capire che alcuni “intoccabili” non sono più servitori (sia pur inadeguati) dello Stato italiano ma, sostanzialmente, di paesi terzi. Potremmo scoprire che questi “culi ubiqui” sono, in realtà, degli efficientissimi organizzatori del saccheggio del patrimonio nazionale ingaggiati, forse a loro stessa insaputa , da “abili e colti” agenti di servizi segreti di paesi “competitori”. O queste cose accadono solo nei romanzi di genere spionistico? Il sospetto è legittimo, soprattutto quando si fanno carriere così “inspiegabili” e “irresistibili” in settori strategici. Pensate solo alla delicatezza dei dati relativi ai “contributi” che devono, comunque, essere versati anche per i nostri agenti segreti (ex Inpdap oggi INPS, reclutati fino al 3 dicembre 2011, tra Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Esercito, Marina, Aviazione e in pochi altri ambienti) che hanno buste paga e indennità di “cravatta” da contabilizzare. Il trattamento  economico e previdenziale è sostanzialmente (giustamente) “segreto” in quanto affidato ad uno speciale ufficio dell’Agenzia dell’Entrate dove vengono depositate le dichiarazioni dei redditi con gli importi relativi alle indennità accessorie. Si tratta di una deroga all’obbiettivo trasparenza che la P.A. cerca di raggiungere in materia di fisco. Una parte dello stipendio degli agenti segreti viene nascosta e in particolare l’indennità di funzione. Questo perché, se fosse resa pubblica, si svelerebbe il reale “mestiere” di chi, invece, deve rimanere sotto copertura.  Una attenta lettura di questi dati potrebbe disvelare interi organigrammi e reti di uomini “coperti”. Forse questo accade solo nei romanzi di spionaggio! Viceversa se non pensate che queste cose accadono solo nella finzione “letteraria”, leggete, banalmente, i “siti istituzionali” di questi due colossi che usufruiscono delle capacità professionali (si fa per dire “capacità” perché è opportuno non dimenticare che Mastrapasqua, a quanto risulta, ha studiato poco la teoria “universitaria” delle materie per cui, nel mercato del lavoro, è tanto apprezzato) e mi darete ragione. Potremmo scoprire che, a sua insaputa, Antonio Mastrapasqua era coltivato da ambienti al servizio di “paesi competitori” della nostra già tanto povera Italia. Solo dedicandosi con competenza, determinazione, amor di Patria e coperture politiche istituzionali adeguate, sarà possibile capire, qual’è il vero danno che queste figure “onnivore” (tipo i fratelli  Mastrapasqua), a loro insaputa, lasciate libere di agire dalla partitocrazia complice e dai nostri “servizi” distratti, recano alla collettività.

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Approfondiamo chi conosceva chi, e salviamo il salvabile prima che sia troppo tardi. Altro che “NOS” ci voleva con questi “furbacchioni”. Se mi sto sbagliando, se le frequentazioni (ovviamente, a loro insaputa) dei Mastrapasqua non portano in ambienti riconducibili a paesi “complessi” e abili sul terreno che ho delineato, ne pagherò tutte le conseguenze. Viceversa, se anche questa volta non mi sono sbagliato, presenterò il conto. Soprattutto a quelli/e che pensavano di liberarsi di me, “calunniandomi” o criticando il “mio eccessivo patriottismo”. Guarda caso, critiche manifestate, con durezza e senza possibilità d’appello, subito dopo il mio incontro con l’ing. Cinaglia in Engineering Spa. La storia, come si vede, comincia a darmi ragione.

Leo Rugens

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