Ma chi ha vinto la guerra in Iraq?
Quando mi raggiungono notizie di attentati in Iraq, in Siria o nel lontano Afganistan penso alle parole magistralmente scritte nel lontano aprile del 2003 da Umberto Eco a proposito del fatto che la guerra fa perdere il ben dell’intelletto e che in occasione della guerra in Iraq abbiamo assistito a delle manifestazioni di opinioni da ascrivere solo alla malafede. Nel mondo e quindi anche in Italia che partecipava alla guerra guerreggiata si è cominciato col dire che chi era contro la guerra era dunque per Saddam, come se – diceva Eco – “chi discute sull’opportunità o meno di somministrare una medicina al malato stia dalla parte della malattia“. Oggi noi sappiamo che la stupid intelligence italiana ebbe non poca parte nel far circolare disinformazione intorno alle armi chimiche e di distruzione di massa che si attribuivano all’esercito di Saddam. Di conseguenza, si può dire che i nostri “servizi” , di fatto, alimentarono non pochi stereotipi che si radicarono in quel periodo nella mente della maggioranza degli italiani a proposito dell’Iraq e dei suoi abitanti.
Nessuno – come diceva Eco, in quei terribili momenti che precedettero la guerra – ha mai negato che Saddam fosse uno spietato dittatore e caso mai tutta la questione era se, a cacciarlo in quel modo violento, non si buttava via anche il bambino con l’acqua sporca. Da quando ho letto queste parole e mi raggiungono notizie di attentati che coinvolgono come vittime anche bambini continuo a pensare che non si doveva accettare il luogo comune calunnioso che “chi era contro la politica spietatamente affaristica di Bush era antiamericano viscerale“. Peggio è andata quando, almeno formalmente, la guerra è stata vinta. In molti, anche in buona fede, hanno sostenuto che chi parlava di “non fare la guerra”, aveva avuto torto.
Dice ancora Eco: “Chi ha detto che chi vince una guerra abbia buone ragioni per farla? Annibale ha vinto i romani a Canne, perché aveva gli elefanti che erano i missili intelligenti dell’epoca, ma aveva avuto ragione a passare le Alpi per invadere la penisola? Poi i romani lo sconfiggono a Zama, e non è provato che avessero ragione eliminare del tutto il polo-Cartagine, e non a cercare invece un equilibrio di forze nel Mediterraneo. E avevano ragione a dargli la caccia tra Siria e Bitinia per poi costringerlo ad avvelenarsi? Non è detto.”
Dice ancora il saggio Eco: “Quello che gli ‘irrisori’ (di chi dubitava del senso di quella guerra, ndr) dovrebbero dire è: «Avete visto, voi dicevate che la guerra non avrebbe eliminato il pericolo terrorista, e invece ce l’ha fatta»“.
Ma noi, a dieci anni di distanza, sappiamo che questo non solo non è vero ma che, ogni giorno continuano a morire “bambini” in Iraq, in Siria, in Bitinia. Anzi, ormai abbiamo certezza che quella guerra preventiva ha generato tanti nuovi odii, “carsici e rizomici”, aumentando così, nel mondo “musulmano”, l’ostilità all’Occidente, e alimentando un generico “rancore” che genera in modo “invisibile” nuove adesioni alla guerra santa. Da quella guerra in poi, ovunque, nel mondo vivano musulmani, si sono aperti altri complessi conflitti etnici, culturali , religiosi e “militari”. Tra poche settimane si vota in Iraq e vedremo se ci stiamo sbagliando.
Leo Rugens