Mancano solo cento giorni (poco più) alle elezioni europee: spero non dimentichiate che il Pentalogo di Maastricht è … per sempre

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Mancando poco più di cento giorni al voto per eleggere i rappresentanti italiani al Parlamento europeo, apriamo la nostra campagna elettorale, nell’unico modo che possiamo immaginare essere rispettoso dei cervelli dei nostri “quattro” lettori,  cioè postando testi di “scienziati” che riteniamo conoscitori del groviglio che ruota intorno a questo stereotipo che ormai chiamiamo “Europa”. Partiamo dall’antropologa Ida Magli certamente antesignana di tutto quello che oggi appare quasi ovvio pensare e dire di negativo dell’Euro e delle Istituzioni europee.

Spero di cominciare a dare così, diffondendo i cinque “parametri” di Maastricht, i primi elementi per una scelta consapevole e lungimirante.

Leo Rugens

Salvare l’Italia dall’Europa

II lungo itinerario di una battaglia perduta

Il Pentalogo di Maastricht

Mi sono battuta con tutte le mie forze affinché qualcuno impedisse l’omicidio-suicidio di una delle civiltà più belle che l’umanità abbia prodotto senza riuscirvi. Ma quello che mi angosciava maggiormente era l’impossibilità di capire perché questo destino di morte sembrasse a tutti, salvo che a me, un evento ineluttabile, al quale era giusto adeguarsi sforzandosi di collaborarvi.

Maastricht era stato firmato nel 1992. Un Trattato il cui testo sembra scritto da esseri alieni i quali, in base ai loro concretissimi interessi di denaro e solo denaro, impongono a popoli altamente civili, con la sicurezza dittatoriale di chi non sa quello che dice e quello che fa, di centrare la propria vita, il proprio futuro, sulle regole del «mercato», assurto a infallibile divinità. O meglio, sulla libertà di un mercato che, unico personaggio nel teatro di Maastricht, non soltanto non ha bisogno di regole, ma addirittura garantisce il suo più giusto funzionamento esclusivamente se gode di un’assoluta libertà.

La sua libertà, perciò, al di sopra di quella degli uomini, contro quella degli uomini, è la nostra prigione. Le «virtù» degli adepti del nuovo Dio si misurano nelle cifre dei loro bilanci, in un Pentalogo, chiamato «Parametri» (o criteri di convergenza), che fissa quali debbano essere e mantenersi per sempre i rapporti fra i cinque dati nei quali è racchiusa la vita dell’umanità. Li riporto qui nella convinzione che la grandissima maggioranza degli Italiani e degli altri milioni di cittadini europei obbligati ad attenervisi, non li conosca affatto; e non li conosca perché nessuno ha voluto farglieli conoscere:

1) l’inflazione non deve superare di più dell’1,5 per cento quella dei tre Stati più «virtuosi»;

2) il tasso d’interesse a lungo termine non può essere più di due punti sopra la media dei tre Stati suddetti;

3) negli ultimi due anni bisogna aver rispettato i margini di fluttuazione dei cambi all’interno del sistema monetario europeo e non aver mai svalutato la propria moneta rispetto a quella degli altri Paesi membri;

4) il deficit annuale delle amministrazioni pubbliche non può eccedere il 3 per cento del PiI;

5) il debito pubblico complessivo non può essere superiore al 60 per cento del PiI.

Il «per sempre» di Maastricht, messo a sigillo di un Trattato fra Stati, cosa mai avvenuta prima perché la saggezza delle diplomazie è stata sempre solita lasciare uno spiraglio ai cambiamenti, dobbiamo tenerlo ben fisso nella memoria perché lo ritroveremo continuamente nel nostro itinerario. L’edificazione dell’Unione Europea e in prospettiva di tutto il mondo, non conosce il divenire della storia, non prevede necessità di cambiamenti perché si fonda sulla certezza che non possa esistere nulla di più perfetto.