Arrestato Luigi Bisignani: sempre gli stessi! Su, dateci qualcosa di nuovo!
Hanno arrestato, per l’ennesima volta, Luigi Bisignani, l’uomo considerato (dai gonzi e dai suoi complici) tra i più potenti d’Italia. Per sapere cosa pensi (da sempre) Leo Rugens di questo mestatore, basta digitare nel web e trovare le valutazioni e le previsioni, tutte postate, in tempi non sospetti. Quello che non si sopporta più è che, ogni volta che viene arrestato, si trovi il modo di farlo “collaborare”, premiando la virtuosa loquacità di “giustizia”, con gli arresti domiciliari. Luigi Bisignani, da quando era ragazzo e risultò nelle liste della P2 (non aveva l’età per essere affiliato alla massoneria) è in realtà un infiltrato in qualunque ambiente lo si ritrovi o dichiari di frequentare perché, non essendo nulla (o, come direbbe la Senatrice del M5S Paola Taverna, – n i e n t e -) svolge da sempre il mestiere del sapere per essere pronto a raccontare in cambio della propria salvaguardia personale. Fino a qualche anno addietro gli riisciva meglio e non “cadeva” come direbbero i malavitosi d’un tempo. Oggi, costumato il menù dell’ovvio, riesce solo ad ottenere piccoli sconti. Fino a quando dura! Da quando era ragazzo Luigi Bisignani ha vissuto solo acquisendo e “vendendo ” informazioni. Tutto qui. Lo fece capire, con estrema raffinatezza, Francesco Cardella nell’intervista capolavoro che abbiamo pubblicato il 21 giugno del 2013 “L’ABC dei misteri: Luigi Bisignani e Francesco Cardella negli anni ’70”.
Così, almeno interpretammo noi il messaggio tra le righe e quindi da “intel-leggere “. Cardella un vero professionista, tutta la vita dentro e fuori gli “ambienti” di intelligence di mezzo mondo, non credo che si sbagliasse quando si tolse la soddisfazione, mentre lodava l'”intelligenza ” di Bisignani di indicarcelo come un piccolo agente prezzolato. Bisignani è sembrato un gigante in Italia perché in questo campo il Paese è, da troppi anni, in difficoltà. Io avrei tentato di farlo ballare un po’ in carcere fino ai primi caldi, per farsi consegnare, novello Lorenzo Borgogni o Felice Maniero, un migliaio di nomi. Rimaniamo, in fiduciosa attesa, di qualche ripensamento da parte di chi di dovere e della opportuna decisione di fargli assaggiare, dopo troppi lustri di immunità, il clima di un modernissimo Poggioreale, o dell’Ucciardone, o, se proprio si vuol essere generosi, del solito Regina Coeli.
Leo Rugens