Perché le donne e gli uomini, arruolati e formati nell’Agenzia unica d’Intelligence, un giorno, possano essere l’anima “segreta” e “invincibile” della Repubblica

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Da mesi vi informo che migliaia di cittadini (donne e uomini) fanno domanda, a norma di legge, per essere arruolati, in Italia, nei “servizi segreti”. Da mesi “posto” riflessioni sulla complessità del tema e, con affetto infinito per l’Italia, incito i giovani che “pervengono elettronicamente” al blog, a cercare in se reali motivazioni per una scelta tanto impegnativa. Da anni scrivo sul tempo (che non poteva non arrivare), della frugalità e del cambio dei paradigmi culturali necessari. Da ieri, per la frugalità, finalmente, ci siamo: è ufficiale che ci si dovrà accontentare, quando si è “presi in servizio”, di 2.000 euro. Per i cambiamenti di natura culturale e meritocratica, vediamo cosa succede. È fondamentale, comunque, che la formazione si indirizzi verso un approccio che, per primo in Italia, ho chiamato culturale. Scrivemmo, infatti, con E.B., la prima riflessione, nel maggio del 2005 e la intitolammo “Ubiquità, ovvero la dimensione necessaria di un’ Intelligence culturale“.

Quel testo, che ancora oggi mantiene freschezza e originalità di pensiero, fu consegnato, brevi manu, in tempi diversi, ad alcuni personaggi pubblici, scelti per integrità morale e affidabilità personale, quali il Sen. Massimo Brutti, il Dottor Paolo Franchi, il Vice Comandante dell’Arma Generale Roberto Santini, l’ing. Alessandro Zanasi. Poi, in forma evoluta, quel documento base, divenne lo spunto per la prefigurazione di una Scuola dedicata agli studi necessari per prepararsi  in modo transdisciplinare alla difesa della Repubblica.

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Quando ritenni pronto lo schema didattico, mi confrontai con quelli (gli israeliani) che tutti ritengono, nel mondo, i maestri dell’intelligence e della sicurezza: una tre giorni (furono nostri ospiti all’Hotel Forum e presso gli uffici di Ipazia) con, tra gli altri, l’abile e simpatico Dov Shiloah del TIX Group, figlio di quella vera e propria leggenda che fu suo padre (Reuven Shiloah), noto al mondo per aver fondato, con altri, il mitico Mossad. Da questo contatto, che fu scelto solo per avere un giudizio professionale severo (il nostro impianto concettuale fu ritenuto, da loro, nel 2011, culturalmente, anche troppo evoluto) ritengo siano nate le maldicenze, le invidie e non pochi dei guai che successivamente mi hanno colpito, prima fra tutte la diffamazione, nel web. Comunque, sono ancora vivo e vegeto e, oggi, ancora una volta, dico la mia su ciò che il settore dell’intelligence necessita per evolvere e per poter, finalmente, essere organico e utile al “grande cambiamento” di cui il Paese ha bisogno.

Per scelta parlerò prima di “scolaretti” e poi di “scuola”.

I servizi segreti inglesi e nigeriani ci hanno trattato come degli scolaretti” accuserà il 9 marzo 2012, il senatore del PDL (ora si chiama Forza Italia ndr) e vice presidente del COPASIR Giuseppe Esposito.

“È preoccupante che Monti (che nel frattempo non è più Capo del Governo ndr) sia stato avvisato dal premier britannico e non dal DIS ed è evidente che sulla scena internazionale stiamo perdendo il nostro ruolo sulla sicurezza. In questi momenti si capisce come la legge 124 sull’utilizzazione degli agenti degli apparati di sicurezza sia da riscrivere, evitando di farne un carrozzone o uno stipendificio come  i vecchi ministeri. Non è Leo Rugens che dice queste cose disfattiste e ipercritiche.

Come in un perfido gioco dell’oca, siamo tornati al punto di partenza. Il fallimentare blitz inglese in Nigeria e la morte di Franco Lamolinara danno nuovamente fuoco alle polveri sulla necessità di mettere mano a una nuova riforma dei servizi. E così, con l’opinione pubblica distratta dall’altalena dello spread e dalle manovre che salveranno l’Italia (da quei momenti “terribili”, Monti è stato sfiduciato, Letta Enrico è stato pugnalato, Matteo Renzi è stato nominato “Al Grande Fratello” per gli ottimi precedenti alla “Ruota della Fortuna” e nessuno ha ancora salvato “niente”), si parla di nuovo di istituire l’Agenzia unica d’Intelligence. Tornerò su questa vicenda della debolezza strutturale della nostra intelligence e della inadeguatezza culturale a contrastare le “nuove minacce” (senza essere più in grado di fronteggiare le “vecchie”) e sulla necessità di arrivare a una nuova riforma (l’ennesima!). Per un cambiamento “così delicato” ci vorrebbe una maggioranza parlamentare adeguata e fatta di deputati e senatori informati e pienamente consapevoli dell’importanza strategica delle scelte implicite.

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In attesa che a risolvere tante complessità ci pensino Matteo Renzi e l’attenzionato (a suo tempo), per lo stile di vita (all’estero), Goffredo Bettini, godiamoci il “cretinetti” di turno che inaugura la stagione 2014, delle attività formative tra quelle più funzionali ad aiutare l’Italia a ritrovare l’identità perduta.

Ieri, appunto, si è varato l’anno accademico della Scuola di Intelligence della Repubblica Italiana. Chi di dovere, per ovvi motivi, ha dovuto invitare anche Matteo Renzi. Questa sì che è la famosa notizia dell’uomo che morde il cane: Matteo Renzi dentro una scuola che addestra a comprendere la complessità della geo politica e della sicurezza nazionale. Ora, mi faccio altri nemici! E questo tipo di nemico, a volte, può essere anche pericoloso. Dico la mia: forse, visti i risultati non eclatanti in politica estera della nostra amata ma fragile Italia e gli incerti contrasti alla criminalità organizzata, la notizia, eclatante per il grande pubblico, è che esista una “scuola di intelligence”. Che ci vada anche un Renzi ad inaugurarla, ci può stare. L’importante è che non cerchi di trasformare quel posto (non dovete dimenticare mai che per la legge italiana è il Presidente del Consiglio che “guida” e “comanda” i servizi segreti) in un luogo del “fare” a sua immagine e somiglianza. La provocazione potrebbe essere insopportabile. In quella sede o in una nuova, “appositamente creata” (non dico, ovviamente, dal punto di vista “edilizio”), prima o poi, si dovrà ricominciare a pensare e a studiare perché, un giorno non lontano, la Patria abbia sicurezza, identità, autorevolezza. Che Dio protegga la Repubblica.

Oreste Grani