8 marzo: dedicato ad un amico ri-trovato ed a una nipote “troppo brava”

Magnani

Da qualche mese ho ri-trovato un amico caro e un professionista delle tecniche con cui, sempre di più elettronicamente, si effettuano nel “cinema”, gli effetti speciali. È persona a cui sono legato da più e articolati motivi: il primo perché suo padre, negli anni settanta, sotto ufficiale (andò in pensione da Maresciallo Maggiore) era un vero “mito” nella Polizia di Stato, in particolare nei “palazzi del potere” (prestava servizio al Primo Distretto, a piazza del Collegio Romano, nel cuore della Capitale) e presso i personaggi che incarnavano, all’epoca, questo potere, da Cesare Romiti il cui rapimento programmato da parte di “brigatisti” seppe sventare, con un tipo di intuizione e “sesto senso”  che era solito avere, su…su… fino al “professore” Francesco Cossiga quando era Ministro dell’Interno prima e Presidente della Repubblica poi. Il signor Ministro non solo conosceva il nostro ma si fidava di lui. Chi lo conosceva infatti, non poteva non stimarlo come preziosissimo poliziotto. Bisognava sapere chi fosse perché in divisa era rarissimo vederlo. Un impasto di esperienze, caratteraccio e addestramento operativo, lo rendevano, “pericoloso”, come pochi, per i criminali, politici e non, ma prezioso per lo Stato.

Il secondo motivo è che, più di dieci anni addietro, scrissi, a me stesso, una “valutazione” per cui avrei avuto piacere di avere un rapporto professionale proprio con la persona che oggi la Provvidenza mi ha fatto ri-trovare. Terzo motivo, non ultimo, è che si dice che sua madre (la vedova del mitico “maresciallo”) sa fare delle buonissime crostate. Come sanno, sia i miei amici che i miei nemici, è difficile corrompermi con droga, con donne, con soldi, con onori ma il mio prezzo diventa “bassissimo” quando si tratta di coinvolgermi  in trasgressioni a base di dolci. Ho dedicato tutta la mia vita a ciò che, spero cominciate a capire ma, forse, per una “pasticceria” avrei fatto delle scelte più serene e renditizzie per me e per i miei cari.

A questo amico carissimo oggi, 8 marzo, voglio dedicare una segnalazione che mi piacerebbe risultasse per lui (così addentro al mondo cinematografico) una novità, una storia a lui sconosciuta. Lo faccio anche per rendere omaggio all’ennesimo caso di donna a cui è stata negata “la verità” e il riconoscimento professionale.

Parlo di Jolanda Benvenuti vera realizzatrice del montaggio di “Roma città aperta” di Roberto Rossellini.

jolandaBenvenuti

Jolanda, entrata giovanissima nel reparto tecnico della Cines e passata poi a lavorare in altri laboratori cinematografici romani, conobbe Rossellini alla fine degli anni ’30, quando il regista le chiese di montare un suo cortometraggio. Da quel momento nacque un sodalizio di lavoro che proseguì, pressoché ininterrotto, fino alla scomparsa del regista. Malgrado ciò, il nome di Jolanda non figura nei credits di Roma città aperta, che pure fu opera sua per quanto riguarda il montaggio e l’edizione. Forse è per questo suo non formalizzato accredito che, nelle innumerevoli occasione in cui è stata ricostruita la storia della produzione del film, nessuno ha mai pensato di raccogliere la sua testimonianza. Il filmstudio – nel corso del quale Jolanda rivede il film di Rossellini ricordando e commentando quanto avvenuto all’epoca – si compone di otto capitoletti. Nell’ultimo, “Il segreto dei titoli di coda”, Jolanda stessa ci svela il mistero dell’assenza del suo nome nei titoli del film. Le memorie di Jolanda sono state raccolte in due diversi periodi, a distanza di qualche anno fra loro. Nella prima fase delle riprese, Jolanda rivede, commentandolo, il film di Rossellini. Nella seconda, lei stessa verifica e approfondisce gli argomenti precedentemente trattati.

Roma-città-aperta-con-Anna-Magnani-su-Rai-3-6

In un film-documento, ho avuto modo di ascoltare Jolanda raccontare come fu attuata quell’ingiustizia e quella prepotenza maschile impostale quasi senza un vero motivo. Si faceva così e basta. Rimane, in quelle che io chiamo le tracce indelebili degli archivi (a volte anche di Stato) che il grande Roberto Rossellini, senza Jolanda Benvenuti, non sarebbe mai divenuto  il punto di riferimento di generazioni di operatori del settore e di studiosi della materia. Jolanda infatti, non era solo una grandissima artista del montaggio (tenete sempre conto “come si montava” all’epoca, forbici e moviole, tutte a mano) ma alcune scene passate alla storia del cinema le aveva girate lei stessa. Con questa rievocazione ho voluto prendere tre “piccioni con una fava”: salutare un amico e ringraziarlo per quello che sta facendo; omaggiare una delle tante donne geniali a cui non si è riconosciuto il merito; segnalare la figura di Jolanda a mia nipote Gaia che studia, con profitto e amore, anche “Storia del Cinema” ma che vorrei, soprattutto, imparasse a vigilare su cosa, nella società degli uomini, accade, ancora oggi, a discapito delle donne intelligenti e di valore nelle professioni in cui si distinguono e superano i maschi.

Oreste Grani

P.S.: Gaia, basta con i trenta e lode! Vediamo di prendere qualche diciotto, la qualcosa  sarebbe indice che sei umana e con qualche difetto! Scherzi a parte: bravissima, continua così.