Caso Moro: 4° giorno dei 55. Il rebus del borsello e dei fazzoletti Paloma

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Quasi tutti gli italiani sanno chi era Aldo Moro e, soprattutto, ritengono di sapere perché a da chi fu ucciso.

Viceversa, di tutte le persone che frequento (mediamente istruite, mediamente curiose, mediamente partecipi degli avvenimenti politici-culturali del Paese) nessuna ricorda chi fosse il Capitano di Polizia  Francesco Straullu e tanto meno l’agente-autista Ciriaco Di Roma.

I due servitori dello Stato, furono uccisi il 21 ottobre 1981, appena fuori Acilia, da neofascisti appartenenti ai NAR (Nuclei  Armati Rivoluzionari:  Alessandro Alibrandi, Gilberto Cavallini, Francesca Mambro, Giorgio Vale, Stefano Soderini e Walter Sordi), con tanto di rivendicazione stilata da Alessandro Alibrandi (figlio di un potentissimo magistrato dell’epoca) e Walter Sordi. Due figure di massimo spicco degli ambienti criminali “neri”, tutt’uno con la Banda della Magliana.

Sono passati  quaranta mesi dal delitto Moro (9 maggio 1978) ad opera delle BR (sinistra) e i NAR (destra) giustiziano il CapitanoFrancesco Straullu, in quanto responsabile delle indagini che, partendo da un banale “borsello ritrovato”, passo dopo passo, lo portarono a mettere a fuoco la “sciarada” del ritrovamento e dell’analisi del suo “contenuto”. Oggi la puntata è circoscritta all’elenco di cosa contenesse quel borsello trovato abbandonato su un taxi da degli studenti americani residenti a Roma e che fu consegnato, per gioco del destino, a mio insindacabile giudizio, proprio alla persona sbagliata e cioè al Tenente Colonnello dei Carabinieri, Antonio Cornacchia, da anni figura nodale di tutti gli intrecci criminali e terroristici che si svolgevano a Roma. Lui nell’Arma, Elio Cioppa nella Polizia di Stato.

Entrambi autorevoli e preziosi alleati di Licio Gelli, in quanto, ambedue, affiliati alla Loggia P2.

Nulla poteva sfuggire sul territorio per motivi prettamente gerarchici ed organizzativi.

Nel borsello si rinvengono: una pistola con la matricola limata; undici pallottole di calibro 7,65 e una di grosso calibro (i colpi che avevano ucciso Moro erano undici di cui due di calibro più grosso delle altre); una testina rotante IBM contrassegnata dalla sigla Light-Italic-12 (durante il sequestro come ricorderete i comunicati erano stati dattiloscritti con una testina rotante di quel tipo); un mazzo di nove chiavi (nove erano stati i mandati di cattura per la strage di via Fani); due cubi flash “Silvana” (due erano state le foto scattate a Moro durante la prigionia); un pacchetto di fazzolettini di carta marca Paloma (sul corpo di Moro, i buchi delle pallottole erano stati tamponati con un prodotto di quel tipo, per evitare le tracce di sangue durante il percorso dalla prigione fino a via Caetani); una cartina autostradale comprendente la zona di Amatrice, il Lago della Duchessa e il comune di Gradoli; una bustina con tre pillole bianche (farmaci); una patente intestata a Grassetti Luciano; un frammento di un biglietto del traghetto Villa San Giovanni-Messina.

Per aver indagato su questo rebus, Francesco Straullu fu ucciso da sicari di destra in relazione con l’operazione più destabilizzante mai effettuata da dei terroristi di sinistra!

Meditate pochi ma attenti lettori e, soprattutto, fate mente locale alla favola di Pollicino e alle “briciole” di sangue (le macchie) che non dovevano essere riscontrate. Il percorso dalla sede dell’esecuzione al luogo (via Caetani) doveva essere estremamente breve e rintracciabile, a ritroso, grazie ad un sopralluogo notturno con tecnologia scientifico investigativa già all’epoca in possesso dei reparti sia dei Carabinieri che della Polizia. Ecco la prova (di una logica ferrea) della prudenza “macabra” che solo un  personale altamente addestrato poteva avere, per non commettere un errore di questa natura. Il covo ultimo era certamente limitrofo al luogo scelto per la messa in scena del ritrovamento. Menti semplici come quelle di quasi tutti i componenti delle Br che effettuarono l’attacco e la gestione del sequestro, cresciuti da autodidatti nel mondo della lotta armata, non avrebbero mai saputo porre attenzione a un tale dettaglio. Ma non a quella di un agente addestrato alla scuola del Kgb.

Oreste Grani

Francesco Straullu

Francesco Straullu