Vent’anni dopo, nulla di nuovo sotto il sole?

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La macchina del tempo ci porta, di sua volontà e secondo un suo disegno imperscrutabile, al Marzo del 1994 (venti anni!) e ci fa trovare in un testo (non importa quale), questo lungo elenco di quesiti:

La guerra fredda è terminata o è solo in una fase di “recessione”?

Gli israeliani e i palestinesi raggiungeranno un’intesa pacifica?

E se sarà così, cosa si intenderà per “pace”?

Nella risoluzione dei conflitti quale sarà il ruolo dell’ONU?

Cosa sarà dell’ex URSS, degli altri Paesi dell’Est e di zone grigie come l’ex Jugoslavia?

Quale evoluzione avrà l’industria degli armamenti?

Tra sei anni (2000!) avranno ancora un significato termini come “destra” e “sinistra”?

Nel prossimo futuro quali figure guideranno la Comunità Europea?

Quale ruolo avrà l’ideologia?

Quale ruolo avrà la religione?

Quanti Stati “secolari” continueranno ad esistere?

Quale rapporto ci sarà tra la “Religione”, che può coesistere con lo Stato, e gli Stati che sono “Religiosi”?

Quale sarà il futuro, o quali saranno i rispettivi futuri, degli integralisti cristiani e musulmani ?

Gli eserciti saranno impegnati maggiormente in operazioni di non-guerra o di guerra?

Quale significato si attribuirà al termine “difesa” nel 2010 (!)?

La maggior parte delle guerre avrà le caratteristiche della guerriglia?

Di quanto aumenterà la “guerra tra la gente”?

Quali valori, quali motivazioni, quali ideali animeranno le persone?

Emergerà il localismo o diventeremo più internazionali?

Quale ruolo avrà l’etnicità?

Quale ruolo avrà l’etica?

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Ritengo, ora che li avete letti, che vi sia chiaro quale sia lo scopo di una tale “evocazione”: il mondo, tranne “sfumature”, è inchiodato, dopo venti anni, paro-paro, alla gran parte di queste complessità. Questioni tutte aperte nel mondo e, in particolare, senza che avvenga un dibattito “pacato” e culturalmente alimentato, nella nostra Italia. Già visti singolarmente, questi fattori sono fonte di molte incertezze. Lo sono a maggior ragione se si trovano in un sistema che genera di per sé mutue interconnessioni causali di grandi complessità. Il problema è allora come si possa affrontare tale complessità. Il problema che qui si pone é quello della futura evoluzione politica del mondo dopo il bipolarismo, dal momento che appare molto difficile se non praticamente impossibile, usare metodi che abbiano una qualsiasi pretesa di obiettività o, tanto meno, di scientificità.

Possiamo provare a procedere per esclusioni e ipotesi, adottando una tecnica negativa e residuale  (per decidere dove non andare), e formulando ipotesi ragionevoli anche se ricche di progettualità (dove si potrebbe andare). Il problema del futuro del mondo é difficile da affrontare, innanzitutto perché è oscuro e complesso, ma anche per la sostanziale mancanza di basi culturali, di approfondimenti ideali, per una sorta di viltà ad analizzare fatti che stanno avvenendo sotto i nostri occhi e potrebbero travolgerci in un istante.

Il mondo bipolare, il mondo di Yalta, era “comodo” per tutti. Oggi sappiamo con certezza che è impossibile trovare un sostituto altrettanto comodo nell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Al momento è difficile immaginare un mondo retto dagli attuali sistemi organizzati di Stati e Nazioni o lasciato alla più pura libertà di concorrenza e fondato su uno sviluppo capitalistico capace di trovare nel mercato il proprio punto di riferimento e il proprio modello di equilibrio. La creazione di super-Stati  l’Europa ipotizzata ma abortita era uno di questi) con le loro zone di influenza è una delle risposte possibili, ma potrebbe essere già superata dai fatti. La storia non offre precedenti e, come vediamo, purtroppo, la cultura non riesce ad aiutarci. È possibile quindi un equilibrio del mondo che non si basi su rapporti di forza? La Chiesa cattolica, guidata da Papa Francesco, sembra oggi la sola naturale interprete di una visione universale del mondo. Troppo poco per stare tranquilli.

Leo Rugens