6° giorno dei 55 evocativi di quella stagione (“lotta armata” e sequestro Moro) e dei troppi sacrifici fatti in quegli anni, anche da me
Quindi, l’Ispettore di Polizia Enrico Rossi (ci voleva proprio “un signor Rossi” per dare una scossa alla “palude” investigativa) sostiene che c’era nel neo costituito SISMI (Servizio informazioni e sicurezza militare) qualcuno che aveva predisposto il doppio livello anche nelle Brigate Rosse e che quella mattina a via Fani, ben informati di quanto stava per accadere, due operativi del Servizio, entrarono, addirittura, in azione. Va ricordato doverosamente che il SISMI, come struttura erede del SID (appena disciolto) si insediò formalmente solo il 22 maggio 1978 (cioè, dopo la morte di Moro) e che i dirigenti “nuovi” si presentarono nelle sedi, per le doverose consegne (procedure “paracule” e complesse che giustificavano l’esistenza stessa della burocrazia interna, delle classificazioni e quindi delle “adeguate” indennità di cravatta che, riportate ai valori odierni della moneta, fanno impallidire le retribuzioni dei vari Mauro Moretti) solo a cose (eventualmente) accadute, pur essendo stati nominati dal Governo e dal Ministro della Difesa, nel gennaio 1978.
Per intendersi, il primo direttore del SISMI, quel genio di Giuseppe Santovito, era stato nominato all’inizio dell’anno ma, sostanzialmente, a via Gioacchino Ventura (Forte Braschi) non si può dire, onestamente, che fosse lui a comandare. Dallo scioglimento del SID fino all’insediamento del SISMI la situazione del servizio segreto militare è stata, a dir poco, confusa. Sono i mesi determinanti per cambiare il corso della storia nella già fragile “Italietta” e il servizio è lasciato (volutamente?) in mano ad un vero pupazzo (tessera P2 n° 1630) che interrogato dalla Commissione Anselmi, confermò che all’epoca del “sequestro”, la sua struttura (per cui riceveva un mostruoso stipendio) non fece “nulla, proprio nulla. Esattamente come gli altri servizi dello Stato“. Il vice di Giuseppe Santovito era il Generale Abelardo Mei e il direttore della Seconda Divisione era il Generale Giovanni Romeo che doveva essere la continuità con il SID disciolto perché, dal 30 novembre 1975, aveva diretto il Reparto D, proprio del SID. Tenete conto che dal 1° agosto 1974 il Direttore del SID era stato l’Ammiraglio Mario Casardi nominato da Giulio Andreotti e stretto amico dell’altro ammiraglio per anni capo del SID Eugenio Henke. L’ammiraglio Casardi e il Generale Romeo, che ho già nominato, attuano insieme la distruzione (?) di 34.000 fascicoli che si diceva fossero stati “impiantati” illegalmente durante la fase in cui la denominazione del Servizio era, SIFAR.
Quanto dico a proposito di Santovito, che fu un vero pupazzo/delinquente, tenete conto che, se non lo doveste ricordare, il generale è quel tipo che da vita al Super Sismi, associazione a delinquere con Pietro Musumeci, nominato capo dell’Ufficio controllo e sicurezza, con il colonnello Giuseppe Belmonte e, soprattutto con Francesco Pazienza. Pazienza è il bel giovanotto poliglotta, che, dopo aver salvato il Capo del servizio (sempre di Santovito parliamo) dalle conseguenze di loschi traffici di pietre preziose, crea, per alcuni ambienti USA, la transizione ad un’Italia “senza Gelli e sotto i “danni” delle rivelazioni sulla loggia P2.
Non è per oggi, tanta complessità. Rimaniamo a quel pupazzo mascalzone di Giuseppe Santovito e al SISMI (non ancora SISMI) così come si presentava nel periodo drammatico gennaio/giugno 1978. È in questi mesi che lasciati liberi di agire (?) cresce in modo esponenziale la capacità di destabilizzare il Paese delle Brigate Rosse e delle altre organizzazioni terroristiche. Chi comandava quindi, in quella fase confusa, le attività del Colonnello Guglielmi? Chi avrebbe avuto tanto potere e intelligenza da predisporre un “doppio livello”, come direbbe la mai smentita Stefania Limiti? A via Fani c’erano quindi uomini dei servizi. Ma quali servizi? Sembrerebbe un’azione organizzata nella coda dell’Anello andreottiano! Oppure nella “Sezione K”, struttura occulta, segretissima composta da un manipolo di una quindicina di uomini addestrati e super armati chiamati a svolgere operazioni “bagnate” del servizio. La struttura K, nasce come creatura dell’Ufficio “D” del SID e continua a vivere nell’Ufficio “R” del SISMI. O l’uno, o l’altro. Per risolvere il mistero (e sarebbe ora), basterebbe sapere, anche solo dai colleghi (ancora vivi) dell’epoca cosa facesse questo colonnello Guglielmi quando era in ufficio, fuori dall’ufficio, in vacanza o a pranzo con gli amici. Potremmo scoprire, come disse Giuseppe Santovito alla Commissione Anselmi: “ai servizi non si fa nulla, proprio nulla. Esattamente come negli altri Servizi dello Stato”. Altro che i “fannulloni” di Renato Brunetta! Quando lo dicevo io, nessuno mi voleva credere! Ai servizi ufficiali non si faceva nulla se non “Ritagliare E Incollare” (REI) o provvedere a spendere soldi. Ma le cose sono sempre avvenute che fossero orribili stragi o mirate eliminazioni come quella attuata contro il Generale Licio Giorgieri da Claudia Gioia. Chi le attuava? Terroristi ideologicamente invasati? O ectoplasmi che al momento opportuno si materializzavano? No, uomini e donne in carne ed ossa, rintracciabili se solo lo si volesse. Gentile signora Ministra Pinotti, da Lei ci aspettiamo l’apertura degli armadi blindati di Forte Braschi, oltre l’ovvio, sugli inutili F35! Riprendiamo il ragionamento posto dall’onesto Rossi. Ma avete idea di quanta gente è entrata e uscita, ad esempio da Gladio? Gladio è stata una porta girevole di un Grand Hotel ed è molto difficile sapere quante risorse ha addestrato negli anni. Certamente e legittimamente molti cittadini ingaggiati come semplici patrioti pronti a difendere l’Italia dall’invasione sovietica. Molti altri, viceversa, pronti a tutto, in quanto reclutati e selezionati dagli ufficiali dei diversi SIOS, con criteri non proprio ortodossi.
Fine della premessa: qualcuno, la benzina di quella moto Honda, la pagò. Basterebbe ritrovare la pezza d’appoggio della spesa fatta “in servizio”. Difficile, direte voi che sapete tutto dell’ambiente di cui ci stiamo interessando, perché quel tipo di documentazione viene, legittimamente, distrutta ciclicamente. Rimane solo, per fare luce, ascoltare subito, nelle sedi richieste da Rossi (magistratura e Parlamento), con animo pulito, il racconto onesto del servitore dello Stato. Le ricostruzioni potrebbero sembrare cose lontane e senza influenza diretta sull’oggi. Potrebbe non essere così, soprattutto se, finalmente, dovesse arrivare, prima che io chiuda gli occhi, la stagione della improcrastinabile Grande Riforma dei Servizi. Quella che, ridando un’anima intelligente allo Stato, potrebbe restituire l’identità perduta alla Repubblica e inaugurare la stagione dell’Intelligence Culturale per cui, da anni, mi batto. Apertura totale degli archivi; ridefinizione (nell’era Snowden/Assange) del “concetto” di segreto; reclutamento, selezione e formazione del personale tutti “momenti” improntati alla meritocrazia, alla frugalità e allo spirito di “servizio” al Paese. Chiedo troppo?
Oreste Grani