Delirio e ambizione – Mario Adinolfi a RED TV

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Vi sono individui il cui orizzonte inizia e finisce sul bordo di un tavolo verde da gioco; purtroppo sono spesso gli utili idioti (o criminali) di un mondo spregiudicato che ha reso lo Stato italiano una bisca a cielo aperto, alla luce del sole.

“Si dà il caso – dice Adinolfi – che da quaranta mesi io metta la faccia più o meno tutti i santi giorni davanti alle telecamere e insieme a me ci mettano faccia, intelligenza, fatica e qualche goccia di sudore una quarantina tra ragazze e ragazzi che fanno di tutto per tenere in piedi la baracca e produrre decine di ore di televisione a settimana, guadagnando quattro spiccioli”. “Ritengo – prosegue – che far sapere a queste persone e anche far sapere a me che la televisione a cui abbiamo lavorato con tanto impegno per anni sta per diventare la tv personale di un oligarca (D’Alema ndr), che ci cambia il nome (da Nessuno TV a RED TV ndr) e ci manda il suo segretario a comunicare a mezzo Repubblica (e un mese fa lo stesso segretario, che non sta nella pelle, aveva abbozzato il racconto a mezzo Espresso) come sarà il nostro palinsesto da qui a un mese, sia una mancanza di tatto e anche una mancanza di intelligenza”, era il  il 31.7.2008 vedi link.

Fu così che Mario Adinolfi passò alle dipendenze di tale Consoli Luciano (un tipo di ben altra maligna statura) e della sua RED TV. Bingo!

Come andò a finire l’avventura per i poveri e onesti lavoratori di RED TV (Adinolfi e Orfini not included) lo leggete sull’Espresso: “Chi ha ucciso la TV di D’Alema” (che gusto c’è a svelare l’assassino dalla prima riga dell’articolo?). Aggiungo solo che milioni di euro dei contribuenti (due all’anno circa) finirono nelle tasche del suo abile editore (il Consoli).

Veniamo ora al nostro gigantesco giocatore di poker, saggista e assiduo frequentatore dei palinsesti televisivi Adinolfi Mario, la cui barba e l’aspetto bonario inducono a ritenerlo un innocuo cretino e non un perfido intossicatore di coscienze (avvertenza: non sentitevi in obbligo di leggere il testo che segue, utile solo a comprendere la stazza intellettuale del nostro):

Nota a margine dopo un torneo vinto a poker

2 marzo 2014

Il poker ti insegna la logica dei rapporti di forza. Ci pensavo ieri sera mentre giocavo un torneo e contemporaneamente cercavo di capire … se stesse davvero scoppiando una nuova folle guerra di Crimea. Vedevo le chips diventare montagna davanti a me e mi pareva di capire meglio Putin, la sua aggressività nei confronti della “dead money” rappresentata dall’Unione europea e del “nitty” Barack Obama. La logica dei rapporti di forza spiega tutto, è spietata come una partita a poker. Dove vince il più forte. E il più forte, ieri sera, ero io. Speriamo che Putin incespichi in qualche errore, ma attenti, io non ne ho commessi. Potrebbe non commetterne neanche lui.

Spiegavo a qualche pokerista che inevitabilmente con me al tavolo vuole parlare di politica, che la chiacchiera da bar su Matteo Renzi mi ha stufato. Ovviamente i pokeristi usano per la politica la categoria dell’orecchiato altrove, tendenzialmente non ne capiscono nulla. Parlano di politica un po’ come i giornalisti parlano di poker: senza sapere quel che si dice. Anche qui, frequentare questo strano mondo di tavoli verdi, ti spiega tutto: per apprezzare davvero quel che accade nelle dinamiche tra tizi che hanno le carte in mano, devi possedere delle capacità di conoscenza approfondita del gioco. I pokeristi non conoscono il gioco della politica e viceversa. Ma tutti ne vogliono parlare. E allora “secondo me Renzi dura poco” e “a carte ci vuole solo culo”. Ora, poiché la prima affermazione l’ha fatta oggi su un grande giornale pure un grande vecchio della sinistra italiana con ambizioni presidenziali frustrate, mentre la seconda è praticamente moneta corrente in tutti i bar di Caracas, possiamo dire che forse nella saggezza da bar si nascondono rivoli di verità. Ma la verità complessiva è sempre molto più sofisticata.

La brava Myrta Merlino mi ha intervistato venerdì e, indovinate un po’, mi ha subito chiesto se “Renzi è in all in”. Ormai è chiaro a molti che il poker insegna la logica, sicuramente ai più intelligenti: mi è capitato di spiegare il renzismo in salsa pokeristica anche in un’intervista al seriosissimo Fatto Quotidiano (fosse per loro brucerebbero tutti i giocatori che loro chiamano “d’azzardo”, sull’incompetenza dei giornalisti vi ho già detto, in un grande falò). Renzi non è in all in, ho detto alla Merlino e lo dico anche a tutti i pokeristi che me l’hanno chiesto: Renzi è all’inizio. Abituatevi, dura vent’anni. E’ giocatore di razza e solo chi gioca a poker può capire che torneo meraviglioso ha giocato, paziente quando doveva essere paziente, maniacalmente aggressivo quando doveva bullare il tavolo, fortunato quando era necessario esserlo.

Già, perché dobbiamo pure affrontarlo questo benedetto fattore fortuna. Ieri ho vinto il torneo perché in un all in a tre avevo QQ, ho trovato contro 1010 e 55, le donne hanno retto e praticamente la partita si è chiusa lì. Poteva scendere un 10 o un 5, sarei stato sfortunato. Ma la logica diceva che una Q è maggiore di un 10 che è maggiore di un 5. Io me lo ripeto sempre, nella vita sono stato molto fortunato: mi piaceva la politica e mi sono ritrovato a fare il deputato; volevo fare il giornalista e oggi sono tra quei 7-8 della mia sfigatissima generazione dei nati dopo il 1970 che riconoscete per strada; mi piaceva scrivere libri e tra qualche giorno esce il mio ottavo, con gente che ne discute e si lamenta perché non lo trova ancora in libreria; mi sono innamorato di quella bella ragazza che aveva 15 anni e 100 chili meno di me, alla fine me l’ha data (la figlia, che avete capito, ciao Clara A.); pensavo fosse amore e invece era un calesse ma ne è nata un’altra figlia meravigliosa (bassista. In una rockband. Fidanzata con il chitarrista capellone. Vabbè, non si può avere tutto: ciao Livia A.); ho incontrato la passione per il poker e ho vissuto addirittura due volte l’emozione del final table Wpt; ogni giorno ho la fortuna di interloquire con voi in radio, in tv, via social network, per strada, in viaggio e sui tavoli verdi e per alcune di queste attività vengo persino pagato. Sì, dai, sono un ragazzo fortunato. Poteva scendere un 10 o un 5. Invece le mie donne hanno retto. E i sogni di un bambino si sono più o meno realizzati.

E’ la lezione più bella che si possa apprendere a un tavolo da poker e forse solo lì: la conoscenza approfondita delle proprie qualità e dei propri limiti; di quanto siamo disposti a mettere in gioco e di quanto intelligenti siamo nel capire il momento giusto per farlo. Perché il poker insegna la logica dei rapporti di forza, serve a capire meglio quel che succede in Ucraina o con Renzi, senza limitarsi al solito commento da tifoso. Ma i rapporti di forza più importanti da comprendere sono quelli con noi stessi. Questo è il mio piccolo contributo, una nota a margine dopo un torneo vinto a poker.

No comment.

Utile, invece, è comprendere e leggere con attenzione l’immagine che riporto, tanto più alla luce dello sfacelo che il gioco d’azzardo ha causato al fragile tessuto sociale del Paese:

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Dal documento si evince che, il Letta Enrico e il suo veDrò sono dei dilettanti, rispetto al professionista Adinolfi e al suo finto antagonista D’Alema. È chiaro infatti che la vera centrale della diffusione dei giochi d’azzardo e delle slot machine ha avuto una delle sue sedi proprio nella fondazione Italianieuropei, del duo malefico Amato-D’Alema.

Una parola sul Bersani Pier Luigi che, stilando l’Art. 38. Misure di contrasto del gioco illegale, dava licenza alla malavita organizzata di lucrare sulla pelle dei cittadini più fragili. Gli addetti ai lavori usano l’espressione “la Bersani” per indicare la licenza che consente di aprire un locale per svolgere alcuni tipi di gioco. Un ictus mi pare ancora poco.

Per tornare al nostro pokerista Adinolfi, non resta altro da fare che consigliarli la lettura di Leo Rugens e dei 26 post dedicati al gioco d’azzardo, ai suoi complici e ai suoi danni (vai al link) e riflettere sulla violenza e sul male generato da tanta maligna stupidità, oltre al consiglio di smetterla con le carte e di tornare a giocare con le biglie, attività più consona allo sviluppo della sua personalità.

Dionisia

PS I casi della vita fanno coincidere le sedi di NessunoTV S.p.a, RED TV e veDrò (il think-tank di Letta Enrico) in Piazza Grazioli 18, a Roma, proprio sotto il culo flaccido di un ex Presidente del consiglio.