Italia, ti amo lo stesso anche se hai tollerato, per trent’anni, uno psicolabile come Fabrizio Cicchitto
Un Paese (l’Italia) che è stato (per fortuna, posso usare un tempo passato) in mano a un omino come Fabrizio Cicchitto, non dovrebbe essere degno di amore. Un Paese (l’Italia) che si è lasciato condizionare dal farfugliatore, pseudo massone piduista pentito, socialista-forzista, oggi non so più cosa, Fabrizio Cicchitto, non andrebbe considerato patria, nazione, repubblica. Quando penso che gli Italiani si sono lasciati, per anni, condizionare da questi psicotici, imbottiti di farmaci, fuscelli con i padroni delle ferriere e arroganti con la povera gente, mi vergogno di essere italiano. Nella più assoluta casualità, dal passato, mi riemergono due ricordi che vanno di pari passo con queste considerazioni amare sulla pochezza dei miei compatrioti (si fa per dire!): uno è recente e ve lo “passo” con la riproduzione di un riquadro tratto dal “Il Fatto Quotidiano” del 31 luglio 2013:
e sapete tutti, invece, che i “5 Stelle“, ad Astana, ci andarono e, grazie a quella azione “intelligente” e di raffinata diplomazia, passo dopo passo, Shalabayeva e sua figlia furono liberate. Viceversa, la figura di merda, nel “Caso Ablyazov”, la dobbiamo tutta agli Alfano e ai Cicchitto. Immaginate che Cicchitto è andato anche in India a trattare per i Marò… il rinvio dell’udienza al… 31 luglio 2014. Spero che Fabrizio Cicchitto stia male e che non possa fare più danni al mio Paese che continuo, nonostante tutto, ad amare.
Il secondo ricordo sono gli appunti privati della Presidente della Commissione di inchiesta sulla P2, Tina Anselmi, redatti il 10 luglio 1982, sull’audizione del socialista Fabrizio Cicchitto: “Entrai nella massoneria per avere protezione, sicurezza”. Quando dico che Cicchitto è, da sempre, uno psicolabile, non credo di insultare o diffamare nessuno: è lui che lo dice di se stesso. “Era un momento difficile della mia vita personale e politica – continua lo statista – e arrivavano lettere anonime che descrivevano nei particolari la mia giornata. Gelli mi dava l’impressione di una intelligenza modesta”. Già all’epoca, il ragazzo Cicchitto era un po confuso, Gelli gli appariva, intellettualmente, un modesto (su questo, non si sbagliava) e lui, ci si legava, mani e piedi.
Dice sempre, la “quercia” Cicchitto (anzi, l’acacia, per rimanere in tema): “Non avevo nulla da nascondere ma tuttavia preso dalla psicosi (lo dice lui, non quel impertinente di Leo Rugens) di questa realtà che trasforma i colpevoli in innocenti e gli innocenti in colpevoli (preveggente, come ogni buon politico deve essere, parlava della Signora Shalabayeva e di sua figlia, loro sì innocenti), ho commesso l’errore di sottoscrivere una domanda di adesione alla loggia massonica P2”. Così, oltre che ladri, agenti al servizio di paesi terzi, uno psiconano sempre infoiato, e puttanelle spacciate per statiste, gli italiani si sono “beccati”, per oltre trenta anni, un uomo politico, fragile e ricattabile, vittima di nevrosi che lui stesso denunciava possederlo, già all’epoca.
Oreste Grani