Anche i vertici della Massoneria del Grande Oriente di Haiti sono meglio di quanto abbiamo visto a “8 e mezzo”
I vertici della Massoneria del Grande Oriente di Haiti (parlo di una delle repubbliche più povere del mondo e dove, anni addietro, il “presidente” Duvalier, papà Doc per gli amici, per sancire la nomina dei suoi generali, li sodomizzava davanti agli altri membri del governo), alla luce di quanto riporto di seguito, sono dei veri giganti del pensiero massonico in raffronto a quel balbettante, “nulla dicente”, che è andato in scena ieri sera in TV e che risponde al nome di Stefano Bisi. Il pur semplice (ma reso scaltro dalla lunga frequentazione col sardo Francesco Cossiga, a sua volta amico di onesti massoni) Roberto D’Agostino, giustamente, in fine trasmissione, invitava il reggi-palle di Giuseppe Mussari e di Denis Verdini, a riunirsi con i suoi, la prossima volta, sempre a Rimini, ma per…. andare al mare.
«Con lettera datata 26 maggio 1962, i vertici della Massoneria del Grande Oriente di Haiti indirizzano alla Commissione Centrale Preparatoria del Concilio una supplica da sottoporre a Papa Giovanni XXIII. Pierre Armand (Gran Maestro), Félix Hilaire (1o Gran Maestro Aggiunto), Leon Lamothe (2o Gran Maestro Aggiunto), Albert Dominique (Gran Segretario) sottolineano che la Massoneria haitiana, nel solco della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, non ha mai cospirato contro la Chiesa, ma ha sempre professato princìpi religiosi e vuole il bene dell’uomo. Pertanto il Grande Oriente haitiano auspica che Massoneria e Chiesa si uniscano contro le tenebre del materialismo e chiede l’abolizione della scomunica antimassonica prevista dal can. 2335 (CIC 1917). Comunque i suddetti massoni si mostrano già convinti che la loro Obbedienza massonica non cada sotto la pena comminata da quel canone (ma allora che senso ha quella supplica?). Inoltre, abilmente, dichiarano che se la Santa Sede nutrisse dubbi sulla loro lealtà, si potrebbe concedere ai Vescovi locali di pronunziarsi sulla situazione della Massoneria nel loro Paese, con eventuale riserva della ratifica papale (224).
Vari massoni hanno rimpianto la morte di Giovanni XXIII come di colui che ha indetto il Concilio e avviato il clima di dialogo e di ottimismo “pastorale”. Altrettanto rimpianto, da vari ambienti massonici, è stato anche Paolo VI. Tutto ciò è sintomatico del tipo di ermeneutica con cui ambienti massonici “regolari” e “irregolari” hanno letto il Concilio.»
Tutt’altra complessità di pensiero rispetto alla oca giuliva e ingrassata che da ieri pretende di ereditare la tradizione di Giuseppe Mazzini, Giuseppe Garibaldi, Randolfo Pacciardi.
Oreste grani