La Calunnia – Saliamo a 150.000 accessi e ogni 18.500 letture, qualcuno ci offende o più semplicemente ci critica. A noi, questa proporzione ci rassicura, ci conferma, ci aiuta

2Andreotti

Meno 5, – 4, – 3, – 2, – 1… e… siamo saliti a 150.000 accessi.  Le lettere di dissenso o di offese, sono rimaste sotto la decina: una ogni 18.750 accessi! Adoriamo questa sproporzione schiacciante.

Viceversa, siamo, con più post da noi prodotti, nella prima “schermata” degli indici Google, Yahoo, Bing. In alcuni casi,addirittura, siamo la prima notizia. Con i numeri che produce e richiede la rete (milioni), evidentemente, come ci siamo permessi di teorizzare in altre occasioni, le nostre notizie o sono raccomandate da qualche boss del mondo informatico (ma non ci risulta) o “salgono “in base ad algoritmi che ne colgono e ne valorizzano l’attendibilità. Amica rete, non potevi ricompensarci meglio. Grazie a tutti.

la Redazione

1Andreotti

P.S.

Il giorno 14 febbraio 2012, quando il perfido Amalek provò a togliermi di mezzo con la “misura attiva” calunniosa, di cui trovate ampissima documentazione in questo blog, a volte, mi sembra lontanissimo. In realtà, l’episodio è solo apparentemente lontano nel tempo. Prendo atto, viceversa, che non è ancora esaurito nelle sue conseguenze malefiche. Godi, lurido Amalek perché, mi dicono, che non sono servite le oltre tre milioni di parole scritte a confutazione di quelle affermazioni artatamente da te costruite perché fossi costretto ad interrompere le mie attività di contrasto all’illecito e agli errori che, nell’ambito della Sicurezza nazionale, in troppi continuavano a commettere, dimenticando, a differenza del sottoscritto, il senso del giuramento alla Bandiera. Conseguenze nefaste che mi obbligano, ogni volta che mi relaziono umanamente con qualcuno che non mi conosce da anni, a difendermi da sospetti e dietrologie.

Speravo di aver indotto, con il mio racconto telematico e con il sacrificio di aver dovuto svelare parti della mia vita che mai sarebbero dovute essere raccontate, l’amministrazione e i responsabili di quel “luogo elettronico” (che tanto mi ha danneggiato) ad oscurare quei riferimenti. Gli automatismi elettronici che con la massima leggerezza hanno fatto danno senza quasi sapere quanto e a chi lo stavano facendo, evidentemente, funzionano solo “in entrata”. Oggi, con questo post, chiedo formalmente loro di rimuovere qualunque riferimento alla mia persona e alle mie attività professionali, ancora oggi,presenti nel loro sito elettronico. I racconti autobiografici che ho loro indirizzato non sono, evidentemente, serviti a nulla. Ho sperato che la narrazione che mai avrei dovuto fare e che ho fatto a rischio di vendette – a posteriori – che mai si devono escludere, fosse sufficiente ad attenuare i danni arrecatimi. Niente da fare. Mi dicono che “quelle informazioni” continuano a fare danni a me e alle persone a me care, impedendomi una naturale sia pur semplice esistenza relazionale e di mera ricerca di un sostentamento economico/professionale. Alcuni cybernauti, comunque, dimostrano sempre di più i loro limiti: tra tre milioni di parole sottoscritte, con nome e cognome, 1450 post pieni di dettagli autobiografici e, qualche riga “anonima”, scelgono sempre di credere all’anonimo che, quel giorno, mi descrisse come un mostro. Forse, così è la vita e, prima di farmi giustizia da solo, ne devo prendere atto.

Oreste Grani