Tanti anni fa (almeno 16) tentammo di far ragionare il nostro Ministero dell’Interno sul fatto che “gli africani sarebbero venuti anche a nuoto”. Inutilmente!

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ERA IL 20 AGOSTO DEL 2014 QUANDO POSTAVO LE RIFLESSIONI E I  NUMERI CHE TROVATE NEL PEZZO A SEGUIRE.

MI SEMBRA CHE GLI 11 MESI SIANO TRASCORSI SENZA CHE NULLA SIA CAMBIATO IN MEGLIO.

ANCHE IN KENYA LA SITUAZIONE E FORTEMENTE PEGGIORATA E LO SANNO I SERVIZI SEGRETI AMERICANI CHE HANNO DOVUTO ORGANIZZARE, IN QUESTE ORE, TRA GRANDI RISCHI LA VISITA DEL PRESIDENTE OBAMA.

L’ENI E IL SUO QUASI “AFRICANO” DESCALZI SONO STATI PRESI CON L’ENNESIMO SORCIO IN BOCCA IN NIGERIA.

SE VOLETE, PROVATE AD ILLUDERVI,  CHE IN ITALIA C’E’ LA RIPRESA A PRESCINDERE DAL RESTO DEL MONDO A CUI APPARTENIAMO: CIOE’ IL QUARTO A GIUDICARE DA QUELLO CHE OGNI GIORNO VEDO – CON I MIEI OCCHI – NELLA METRO B DI ROMA CAPITALE.

CONTENTI VOI…..

ORESTE GRANI/LEO RUGENS

La malattia da virus Ebola (MVE) è un’infezione altamente trasmissibile per contatto diretto con sangue o altri fluidi corporei di persone o animali infetti, deceduti o viventi o (questo vi deve far riflettere) per contatto con oggetti contaminati da fluidi corporei infetti. Animali ed oggetti quindi! Difficile da tenere sotto controllo una “bestia” di questa natura, così duttile e “scaltra” nella sua  capacità di riprodursi. Casi in cui ci sia stata la trasmissione per via aerea non è stata documentata. Cioè, non è esclusa, dico io, assumendomene la responsabilità “allarmistica”. Casi di malattia da Virus Ebola sono confermati ormai a centinaia e crescono in numero esponenziale in gran parte (Guinea, Liberia, Nigeria, Sierra Leone) dell’Africa Occidentale. I sintomi, se ancora non lo sapeste, sono: febbre, debolezza, mal di gola, dolori muscolari diffusi, vomito diarrea, eruzione cutanea e sanguinamento. Non esiste un vaccino, dichiara la Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della salute. Finalmente però, negli valichi di frontiera italiani compaiono le prime indicazioni di comportamento per la profilassi, per chi si reca e per chi proviene da quelle regioni. Nei giorni scorsi ci siamo permessi di evidenziare le complessità insite in un’ipotesi pandemica denominata Ebola e lo strano intreccio affaristico che da troppo tempo si genera intorno a questo tipo di infezioni.

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Certamente le condizioni di vita di milioni di esseri umani nati in Africa devono divenire preoccupazione prioritaria in un mondo sempre più interconnesso e solo il rispetto dei diritti di tutti consentirà di prevenire tanto orrore. Le guerre senza via d’uscita se non lo sterminio del nemico; l’assenza di qualunque condizione igienica di base; la scarsezza dell’acqua; la sotto nutrizione per la maggioranza degli abitanti; l’uso sistematico dello stupro durante le fasi che seguono l’azione militare e la conquista di territori sono i migliori alleati del “mostro” Ebola. La pandemia si è radicata in una realtà dove l’aumento della popolazione nonostante le stragi belliche continue e le condizioni igieniche che abbiamo accennato, di sostanzia, negli ultimi trent’anni, in variazioni, per Lagos del 1311%; per Luanda del 400%; per Kinshasa del 269%; Kartoum del 900%; Il Cairo dove Ebola non è ancora ufficialmente arrivato ha una crescita del 145%. Sempre negli ultimi 30 anni. Lagos nel 1950 ospitava (si fa per dire!) 288.000 abitanti: oggi, si ritiene(!) che ci vivano 20 milioni di esseri umani. L’Africa è costellata da luoghi di aggregazione di fatto costituiti da assembramenti di casupole costruite con materiali di recupero, lamiere ondulate, cartone, legno, ferro, taniche di plastica. La costante di questi luoghi è l’assenza di acqua corrente.

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Un’era fa, nel documento conclusivo del G8 dell’Aquila (ricordate quella “cosa politica internazionale” fatta, in Italia, in pieno berlusconismo, dopo il terremoto?), i Capi di governo partecipanti individuarono l’Africa come il continente maggiormente carente d’interventi immediati e stabilirono di…”rispettare e consolidare gli impegni assunti nel 2005 al vertice di Gleneagles”. Tali impegni consistevano nel raddoppiare gli aiuti all’Africa, rafforzare la lotta contro l’AIDS e intraprendere iniziative per rendere più solide le istituzioni africane sul piano politico e finanziario, per alleviare l’impatto della crisi economica globale che ovviamente colpisce per prime e maggiormente le fasce più povere della popolazione mondiale con il rischio di compromettere il lavoro fatto nel campo della salute e della lotta alla fame e alla povertà. La tela di Penelope, per capirsi.

kinshasa

A termine dell’incontro (storico!), i paesi del G8 e i Paesi africani approvarono un testo comune denominato “G8-Africa” sul tema dell’acqua, in cui si affermava la determinazione a costruire una partnership più forte per migliorare l’accesso all’acqua e ai servizi igienici di base, per sostenere e favorire la buona governance e contrastare i fenomeni di corruzione nei Paesi Africani. Come stia andando da quelle parti è sotto gli occhi e le orecchie di tutti a prescindere dalla disinformazione/informazione che regna regina. Cito solo i 60 miliardi di dollari che in quella occasione furono dichiarati per combattere le pandemie. Cosa è Ebola se non una pandemia? Cosa è l’acqua per tutti se non la profilassi base per contrastare l’Ebola? Scrive il giovane autore Uzodinma Iweala: “Caro Occidente smetti di salvare l’Africa. L’Africa non vuole essere salvata. Vuole un vero e proprio partenariato”. Dopo il vertice (storico!) dell’Aquila, ad esempio, il Governo italiano (scusate il lapsus, volevo dire, i tre/quattro governi italiani con i tre /quattro ministri degli esteri) che cosa ha realmente fatto se non andare per mare a “raccattare” disperati che non possono non provare a sfuggire alla morte o ad una vita miserevole? Manca qualunque “piano strategico” oppure, ce lo mostrassero. Nessuno si permette di dire che le nostre forze armate/dell’ordine non stiano facendo il loro dovere. È il contrario.

luanda

Diciamo solo che tutto quanto si sta facendo serve a poco o a nulla se, come ci permettemmo di documentare, oltre 16 anni addietro, affermando, tra l’altro, “verranno anche a nuoto“, non si agisce con capacità di visione strategica e sinergica. A mettere pezze o a far girare soldi utili solo “a fare soldi” non si risolverà nulla se non aumentare la pressione di milioni di esseri umani disperati. Nessuno volle spendere “soldi intelligenti” all’ora: l’intera cifra richiesta all’Ugigos (vero, dott. Ansoino Andreassi?) per mettere a punto la strategia “preventiva” era poco meno (600 milioni di vecchie lire!) di quanto (trecentomila euro!) oggi – al giorno – si spende per tenere in mare le nostre unità operative. Quella scelta miope, “tirchia”, folle e autolesionista la stiamo ancora pagando e questo ve lo dice chi con J.N., Antonio de Martini, fu l’estensore del piano “apprezzato ma rifiutato” dal nostro Ministero dell’Interno. Tanto per raccontarvi “un’altra balla sentita riferire al bar”, e non un episodio di vita vissuta.

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Oreste Grani/Leo Rugens