Questi o quelli per me pari sono

Scozia cartina definitiva di Scozia

Che vincano i sì o i no in Scozia, il dado dello sfarinamento dell’Europa dell’Euro, comunque, è tratto e la pochezza dei tanti Cameron (sarebbe stata la stessa cosa se ci fosse stato Blair) è svelata. Come sapete, in altro post, abbiamo già detto la nostra sulla nullità dei vari Sarkozy/Holland. Un giorno, stanchi di scrivere di “Attanasio cavallo Vanesio – Matteo Renzi”, passeremo alla Spagna e al cambio della guardia fra regnanti. Nel frattempo, comunque, in attesa di un chiarimento republican/monarchico, prendiamo atto che la Provvidenza (cattolicissima) spagnola si è chiamata in cielo il banchiere Emilio Botin.

Dicevamo che, tra poche ore, in Scozia, potrebbero vincere, sia il no che, il sì. In che mondo cadrà questa ulteriore variante o spinta di tessera di un domino senza apparente fine? Materia su cui ormai è difficile improvvisarsi. Non ci si doveva arrivare a questo casino. Tra i tanti possibili, riporto un contributo di Alessandro Colombo preso dal suo libro “La disunità del mondo. Dopo il secolo globale“. Feltrinelli. Milano 2010.

La fine del Novecento […] ha operato in maniera specularmente opposta sul terreno economico-commerciale e su quello diplomatico-strategico. Mentre, sul primo, i legami tra i diversi spazi geografici sono cresciuti (almeno sino ad oggi) sia in quantità che in qualità, sul secondo il sistema internazionale è già molto meno unitario di quanto non fosse all’epoca della contrapposizione politica ed ideologica della guerra fredda. Non esistono più vicende politiche ed ideologiche autenticamente comuni a tutte le regioni, tanto che la stessa cosiddetta «guerra al terrore” ha finito per arenarsi sulle rovine della propria fantasia di globalità. Non c’è più (almeno sino ad oggi) il rischio di una «guerra mondiale» fra grandi potenze. Non c’è niente, soprattutto, che trattenga gli attori (stati, popoli, singoli individui) dal percepire ciò che resta delle vicende globali solo attraverso le loro ricadute nei rispettivi contesti locali. Persino quando un evento (una grande crisi economica e finanziaria, una pandemia ecc.) riesce ancora a produrre conseguenze ovunque, essa non produce ovunque le stesse conseguenze: in un luogo può innestare una crisi sociale, in un altro il collasso di singoli stati o intere sub regioni, in altre ancora una spirale di conflitti o guerre regionali. Alla debole somiglianza che caratterizzava anche in passato i diversi contesti regionali si aggiunge, complicandola,la scomparsa della loro possibile convergenza in una dinamica globale comune, almeno nel senso che le prospettive di pace e di guerra di ciascuna regione sono sempre più nettamente separate dalle prospettive di altre.

Mogherini

Sì o no, in Scozia, quindi, cambierà poco o niente perché, a prescindere, il Grande Turbamento è in essere. In Europa, cambierà veramente poco rispetto al ritorno al passato remoto che, ormai, si delinea: senza un esercito comune, senza una lingua comune, senza una vera sovranità monetaria (l’euro è solo apparentemente nelle nostre disponibilità), con un alcolista alla guida della burocrazia “comunitaria”, una signora/funzionaria (la nostra Mogherini) che detta la politica estera del Continente perché non dovremmo essere, in quanto europei, ciò che siamo, cioè niente? Vigiliamo almeno che i fondi europei (l’ultima cassa comune possibile) non vengano dirottati dai soliti lobbysti annidati a Bruxelles di cui, alla fine, non conosciamo mai il “vero padrone”. “Persone misteriose” come direbbe un gentile ma silente (quando mi risponde, cortesemente, alla lettera di chiarimenti che le ho inviato?) esponente del M5S di Terni, Thomas De Luca.

Oreste Grani/Leo Rugens