Il potere sta in fondo alla canna del gas?
Nel disegno della mappa mondiale di Mosca, c’è un elemento di forte disturbo rappresentato dall’«Europa americana», cioè le ex repubbliche sovietiche europee e gli ex satelliti del Patto di Varsavia, che ostentano oggi una ortodossia atlantica a tutta prova e rappresentano una «interruzione» dello spazio europeo immaginato da Mosca. Proprio per aggirare questi paesi, la Russia ha ideato i due grandi gasdotti North Stream e South Stream. Ma il progetto di aggiramento non si limita a questo. In occasione del suo incontro con Bush del 4 aprile 2008, Putin fu di una chiarezza solare: «Capisci, George? L’Ucraina non è nemmeno uno stato! Che cos’è l’Ucraina? Parte del suo territorio è l’Europa orientale. Ma l’altra parte, quella più importante, gliel’abbiamo regalata noi».
Il piano russo prevede il recupero delle regioni sud orientali dell’Ucraina, lo scorporo della sua parte centrale riunita intorno a Kiev, per farne una repubblica federata nell’Unione russa, e di lasciare un residuo di Ucraina indipendente costituito da sei o sette regioni che già facevano parte dell’Impero austro-ungarico. Un passo in questa direzione è venuto con l’elezione di Viktor Janukovyc, capo della fazione filo-russa, anche se ciò non ha modificato la posizione di Mosca in materia di politica energetica. Detto ciò, allo stato attuale il progetto di smembramento-assorbimento dell’Ucraina non appare essere praticabile e passa attraverso una scomposizione del sistema politico ucraino, appoggiato dalla silente presenza dell’esercito russo. Ma, ovviamente, il precipitare di una crisi degli equilibri politici mondiali potrebbe accelerare considerevolmente il processo.
Così si espresse il prof. Aldo Giannuli in 2012: la grande crisi, alla fine del 2010 alle pagg. 294-295, confermando che un Piano russo – come Leo Rugens sostiene: Il piano della Russia per invadere l’Europa – esiste eccome; non potrebbe essere altrimenti in uno Stato Intelligente.
A settembre del 2014 sappiamo che la Crimea, vitale per gli interessi strategici russi è stata annessa, mentre regge una fragile tregua sul confine tra i due paesi. Gli USA parrebbe vogliano tenere duro, mentre la UE, o meglio la Germania in testa, pattina tra interessi economici (le famose forniture di gas oltre ad accordi garantiti da personaggi quali Schroeder e Prodi), intanto gli Ucraini vengono accusati di filonazismo o peggio.
I nostri calcoli ci dicono che, vedere Putin affrontare la questione Ucraina con al fianco un anziano e affaticato e malato Nazarbayev (il presidente a vita del Kazakhstan), a Mosca tira una brutta aria e che le preoccupazioni siano fortissime, qualora si indebolisse anche il fronte kazako.
Un discorso a parte meritano quanti, in Occidente, tifano per Putin, adducendo il ricatto della fornitura del gas quale arma fine di mondo che alla fin fine piegherebbe gli europei intransigenti e proni alla politica USA, memori di quanto sentenziò un grande saggio: “Il potere sta in fondo alla canna del gas”.
Tuttavia senza il denaro europeo scambiato con il gas, l’inverno risulterebbe molto amaro anche per i russi, a giudicare dall’impennate dei prezzi a Mosca, della recente svalutazione del rublo nonché dei rischi che Putin correrebbe qualora perdesse la guerra.
Insomma, ciascuno avrà fatto i suoi calcoli, ma a rimetterci, ancora una volta, sarà la pace.
Dionisia
P.S. La storia dell’accerchiamento della Russia è una bella favoletta che giustifica l’atteggiamento aggressivo russo dai tempi di Stalin in qua (e forse prima).