Perché nel compiere atti illeciti, associandosi a delinquere, c’è qualcuno, in Italia, che ancora si fida di Luigi Bisignani?
Nei primi giorni del ’94 (per l’esattezza il 7 gennaio) al processo Cusani si scopre che da 3 società del gruppo Montedison sono spariti 500 miliardi (calma, di vecchie lire!) e Arturo Ferruzzi, figlio di Serafino, fondatore dell’Azienda Ferruzzi, esce in lacrime dall’aula dopo l’interrogatorio. Quello stesso giorno a Milano si costituisce Luigi Bisignani, ex responsabile delle relazioni esterne proprio del Gruppo Ferruzzi. Gente che entra, gente che esce, gente che piange. Sembra una piece teatrale, una commedia degli equivoci a porte girevoli ma è semplicemente l’ultimo atto della tragedia dell’Italia ancora rappresentazione in corso. Prima che cali il sipario che cosa ancora deve succedere?
P.S. A 48 ore dall’arresto del 7 gennaio del ’94 (concordato anche quello, come sarà sempre, in futuro, solito fare) Sergio Cusani rivela che un alto prelato dello IOR, aveva avallato la “pulizia” di 92 miliardi della maxitangente Enimont. Ancora mi chiedo perché, per i venti anni successivi a quell’episodio, in tanti (tutti sempre scoperti nelle loro trame illecite e, prima o poi, arrestati) si sono fidati di un tipo che, nella malavita, verrebbe definito una trombetta, un infame, un infiltrato doppiogiochista, “uno che se la canta”?